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Editoriale
L'Italia non è la Turchia
Sui media si trova frequentemente chi accosta la situazione economica italiana a quella della Turchia, o peggio dell'Argentina. Al di là delle competenze o buonafede di chi ne parla, accostare la crisi dei due Paesi all'Italia è profondamente sbagliato. La Turchia (come l'Argentina) vede la situazione precipitare sperimentando la tipica crisi di un Paese emergente che si è finanziato in valuta estera, principalmente euro o dollari. In questo modo ha potuto dar vita ad un prodigioso programma di investimenti pubblici per dotare la propria economia di tutte le moderne infrastrutture (strade, porti, aeroporti, ferrovie, ospedali, scuole, ecc.), rivolgendosi ad imprese straniere per la realizzazione, pagate - appunto - in valuta estera. Questo ha portato ad una fortissima esposizione (pubblica e privata) verso le banche spagnole, francesi, tedesche e italiane. Guardando alle partite correnti, a differenza dell'Italia però Ankara non può contare sul surplus della bilancia dei pagamenti e il debito è cresciuto a dismisura. Il rafforzamento del Dollaro, con conseguente svalutazione della Lira turca, ha poi fatto il resto. Il debito italiano è in euro, una moneta che lo stato non controlla, ma può essere considerato in valuta domestica. Peraltro, la maggior fonte di export della Turchia è l'oro, mentre il tessuto produttivo è costituito principalmente di fabbriche assemblatrici di materiale proveniente dall'estero, quindi non certo produzioni ad alto valore aggiunto, come quelle provenienti dalle nostre PMI. A ben vedere il Paese sperimenta una crescita da far invidia alla Cina (+7,4% l'ultimo dato), ma non è abbastanza da generare un surplus, e un'inflazione quasi al 18%. L'emergenza è quindi politica, come alcuni analisti rilevano ormai da mesi, mettendo in luce le scelte azzardate di Erdogan. Bastano solo queste poche considerazioni per evidenziare come Italia e Turchia non possono esser messe sullo stesso piano, neanche per ipotesi scolastica.
PS: sarebbe interessante che la Consob istituisse oltre che a quello per le azioni, un registro sulle transazioni delle obbligazioni di qualsiasi specie. E' presente nel regolamento EU n.236 del 14.3.2012. Sapremmo subito chi vorrebbe una nuova guerra dello spread.
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