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27/06/2018

economia

Fate pure un passo in più, ma controllate le vie d'uscita

Blanqué e Mortier (Amundi AM): in questo periodo di transizione, la gestione della liquidità rimarrà fondamentale per consentire un rapido adeguamento e una rotazione dei portafogli, nonché per la conservazione del capitale

Un tiro alla fune tra forze ribassiste e rialziste sta impedendo chiari andamenti direzionali sui mercati: le azioni si muovono all'interno di un ampio intervallo, al di sotto dei massimi registrati da inizio dell'anno a oggi; in generale, siamo entrati in una fase di minori rendimenti. La sensibilità alle notizie è e continuerà a essere molto forte mentre i mercati stanno cercando di adeguarsi alle nuove condizioni finanziarie ed economiche. Come dovranno muoversi gli investitori in questa nuova fase?
Innanzitutto, dovrebbero essere consapevoli dello scenario di medio periodo che si annuncia sempre più complesso (rischio di recessione, rischio di errori politici) e puntare su tre importanti temi a breve termine.
L'outlook economico è ancora promettente, ma ci sembra che il picco dell'accelerazione economica sia ormai alle nostre spalle. I prezzi più alti del petrolio e i discorsi protezionistici depongono a favore di questa ipotesi in cui non sono previsti forti sovvertimenti, perché secondo il nostro scenario centrale il prezzo del petrolio si stabilizzerà attorno ai livelli attuali e non ci sarà una vera e propria guerra commerciale.

La crescita del PIL mondiale dovrebbe aggirarsi attorno al 4% nel 2018 ed essere leggermente al di sotto del 4% nel 2019, ma ancora al di sopra del suo potenziale nelle principali economie. Inoltre, la narrazione di una crescita globale sincronizzata sta perdendo slancio, con gli USA, sostenuti dagli stimoli fiscali, che fanno ancora da locomotiva tra i Paesi sviluppati (e probabilmente accelereranno) grazie al prolungamento del ciclo.
In secondo luogo, le banche centrali continueranno a prendere le distanze dalle loro politiche monetarie eccezionalmente accomodanti anche se in modo graduale e lentamente, perché a questo punto l'inflazione non è ritenuta una grave minaccia.
Nella zona Euro, l'inflazione è ben lungi dall'essere un problema, e l'attuale decelerazione dell'economia, anche se minimizzata dalla BCE e probabilmente di breve durata, potrebbe rallentare ulteriormente il ritmo di acquisti mensili dei titoli di stato sul mercato della Banca Centrale Europea (anche se ha annunciato il tapering). Negli Stati Uniti, la traiettoria della normalizzazione sembra più chiara e la Fed pare essere disposta ad accettare un modesto superamento dell'obiettivo d'inflazione, in attesa che finalmente si verifichi l'aumento dei salari vista la situazione di piena occupazione.


In terzo luogo, potremmo assistere a delle fasi di rafforzamento del dollaro USA, ma dovrebbe trattarsi di un fenomeno passeggero come conseguenza delle divergenze temporanee tra la normalizzazione delle politiche delle Banche Centrali e una migliore percezione del rischio, mentre le forze a lungo termine (aumento del deficit e del debito USA, diversificazione delle riserve internazionali delle BC) dovrebbero agire a favore di un indebolimento del biglietto verde. Questo apprezzamento del dollaro non dovrebbe essere visto come una grossa minaccia per i Mercati emergenti.
Le condizioni attuali sono più ardue (dollaro USA più forte, rialzo dei tassi USA), ma visto che questi aggiustamenti sono assorbiti dai differenziali di rendimento più alti (spread) e dalle valute più deboli potrebbero riemergere delle opportunità nei Mercati Emergenti, con una maggiore selettività e una focalizzazione su alcuni fattori specifici (ovvero petrolio, ciclo elettorale e vulnerabilità esterna).
In questo contesto gli investitori, da un punto di vista tattico, dovrebbero continuare a fare, a livello tattico, degli sforzi in più, puntando sugli aggiustamenti in atto (crescita robusta ma che si sta stabilizzando, bassa inflazione, Banche Centrali ancora accomodanti e non allineate temporalmente) attraverso la ricerca del valore relativo, la selezione bottom-up e la diversificazione delle strategie/stili.



Nelle prossime settimane la volatilità potrebbe essere vista come un'opportunità per riprendere in esame le classi di attivi che hanno più sofferto. Gli investitori dovrebbero essere pronti a invertire progressivamente la rotta (riguardo all'esposizione al rischio), mentre le acque potrebbero essere agitate da una possibile correzione reale e/o finanziaria a medio termine, guidata da forze endogene/esogene.
In questo periodo di transizione, la gestione della liquidità rimarrà fondamentale per consentire un rapido adeguamento e una rotazione dei portafogli, nonché per la conservazione del capitale.

Pascal Blanqué, Group Chief investment officer e Vincent Mortier, Deputy Group Chief investment officer, presso Amundi AM


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