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02/05/2018

economia

Stati Uniti e Cina: tante parole pochi fatti?

Pradère (RAM AI): anche se entrambe le parti sembrano intenzionate a far passare la linea dura, numerosi membri delle amministrazioni hanno sottolineato che resta ancora tempo per una trattativa

A marzo, i mercati finanziari hanno registrato oscillazioni moderate, ma tipiche, di avversione al rischio. Le azioni hanno ceduto terreno, perdendo il 3-4% circa negli Stati Uniti, in Europa e nei Paesi Emergenti. Anche le obbligazioni high yield hanno accusato una lieve sottoperformance, mentre le controparti high grade hanno evidenziato risultati eterogenei, con un ampliamento degli spread creditizi generalmente limitato in entrambe le aree. Con l'intensificarsi delle notizie su una possibile guerra commerciale, i titoli di Stato hanno beneficiato di un calo dei tassi, generando una performance positiva.
Nel corso del mese, è apparso chiaro che la Cina è il principale bersaglio del Presidente USA, il quale ha invece accettato di rinunciare ai dazi sull'acciaio per partner commerciali significativi, come Canada ed Europa. Si tratta comunque di una concessione temporanea e per alcuni Paesi l'attuazione è tuttora prevista. Nel caso della Cina, Trump ha reiterato le sue intenzioni ostili con una serie di annunci, ampliando ogni volta la gamma di prodotti interessati, e le autorità cinesi hanno risposto minacciando di imporre dazi sui prodotti statunitensi per un importo equivalente.


Anche se entrambe le parti sembrano intenzionate a far passare la linea dura, numerosi membri dell'amministrazione statunitense e di quella cinese hanno sottolineato che resta ancora tempo per una trattativa, lasciando presagire che si tratta di una guerra combattuta più a parole che con i fatti. Ciononostante, questo comportamento genera incertezza, il che non giova agli asset rischiosi. D'altra parte, i dati economici sono rimasti positivi, limitando così l'effetto di contagio e permettendo ad alcuni segmenti di archiviare una buona performance, tra cui i titoli di Stato periferici dell'Eurozona, nonostante il risultato delle elezioni in Italia. È di fondamentale importanza anche il fatto che l'aumento dei salari negli Stati Uniti ha rallentato il passo rispetto alla rilevazione di gennaio, riducendo il rischio di un maggiore interventismo della Federal Reserve.

Gilles Pradère, gestore della strategia RAM Global Bond Total Return, RAM Active Investments
 


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