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Editoriale
Politiche anticicliche cercasi
La lieve ripresa dell'inflazione a marzo è stata artificiosamente sostenuta da robusti aumenti di tabacchi, +2,2% (pur se non conteggiati nel "paniere") e dei trasporti, +2,5%. L'Istat la considera anche merito dell'ampia riduzione della flessione degli Alimentari non lavorati (-0,4% da -3,2%), che comunque risulta negativa, espressione di consumi che non crescono. E qui c'è il nodo irrisolto della situazione italiana.
Da quando Monti ha dichiarato in una celebre intervista alla CNN che "We're actually destroying domestic demand through fiscal consolidation" (in realtà stiamo distruggendo la domanda interna attraverso il consolidamento fiscale) cioè attraverso le tasse, non ci siamo più ripresi. E infatti per quanto possiamo crescere, con immensa fatica, con gli zerovirgola, lo facciamo molto meno della media europea. Con meno soldi disponibili è difficile rilanciare i consumi e far politiche contro la disoccupazione. Specialmente se frena anche l'export (-0,6% a marzo, con trend negativo).
In questo momento non c'è un nuovo governo frutto delle elezioni e chi è in carica mantiene lo status quo. Un qualcosa di non più sostenibile a lungo, visto che a settembre si chiuderà il QE di Draghi. E da Monti in poi il nostro debito pubblico è sempre cresciuto rendendo di fatto inutili, inefficaci e sbagliate tutte le misure di austerity intraprese.
Quale che sia il nuovo esecutivo, occorrerà cambiare ricetta se vogliamo anche solo invertire la rotta di una strada che conduce dritta al baratro. Servono robuste politiche anticicliche.
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