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25/04/2018

economia

Mantenere la rotta nonostante il rumore incombente

Blanqué e Mortier (Amundi): le opportunità d'investimento andranno ricercate adottando soprattutto strategie relative value

I mercati finanziari, pur beneficiando ancora di una prospettiva di crescita globale sincronizzata (che probabilmente sta raggiungendo il picco), stanno diventando nervosi, affaticati dalla fase più matura del ciclo in cui stanno emergendo nuove fonti di volatilità.
Per il futuro sarà cruciale capire in che modo avverrà l'uscita delle banche centrali dalle politiche non convenzionali, visto che iniziano a intensificarsi i discorsi sulle politiche protezionistiche e che si sta entrando in una fase di "rallentamento dell'accelerazione dell'economia", con una crescita ancora superiore al potenziale nella maggior parte dei mercati sviluppati, ma che dovrebbe frenare nel 2019.
Il presidente Trump ha firmato di recente un decreto che impone dei dazi: la sua intenzione è quella di aumentare la competitività dei produttori USA, evitare che il deficit commerciale USA cresca ancora e, in ultima analisi, rafforzare il supporto alla sua politica nazionalistica. In questa fase non ci aspettiamo una guerra commerciale vera e propria nonostante la recente escalation con la Cina.

Tuttavia, questi episodi rappresentano una nuova fonte di volatilità proprio in un momento in cui la liquidità sta diminuendo ed è previsto un inasprimento delle condizioni finanziarie.
Le conseguenze delle minacce protezionistiche potrebbero essere di vasta portata se le contese dovessero diffondersi ulteriormente: il timore che aumentino le ritorsioni e che venga coinvolto un maggior numero di settori potrebbe influire negativamente sul clima di fiducia e sulle decisioni d'investimento.
Ciò potrebbe finire col mettere a repentaglio lo scenario di crescita favorevole, aggravando ancora di più i dubbi delle banche centrali sulla condotta da adottare: attendere ancora prima di procedere allo smantellamento degli stimoli fiscali (soprattutto Banca Centrale Europea e Banca del Giappone) oppure reagire in modo più aggressivo (Fed) alle spinte inflazionistiche dal lato dell'offerta, che potrebbero essere esacerbate da un mercato del lavoro già saturo.
Il rapporto di febbraio sul mercato del lavoro americano evidenzia che la manodopera in eccesso sul mercato del lavoro sta diminuendo. Il rapporto mostra anche un settore manifatturiero in ottima salute per quanto riguarda la creazione dei posti di lavoro.

Di conseguenza, è probabile che la Fed prosegua il rialzo dei tassi nel tentativo di raffreddare le pressioni cicliche sui prezzi.
Tuttavia, per quanto riguarda l'inflazione, non vediamo per ora alcun cambiamento strutturale, perché la risposta dei salari a un mercato del lavoro più saturo sembra essere ancora molto limitata.
Visto il contesto, siamo dell'idea che le opportunità d'investimento andranno ricercate adottando soprattutto strategie relative value visto lo sganciamento (diverse posizioni in materia di politiche monetarie) tra la Fed da un lato e la Banca Centrale e la Banca del Giappone dall'altra, le diverse fasi del ciclo economico nei diversi paesi e la sensibilità ai fattori esterni.
Nell'ambito delle obbligazioni continuiamo a osservare pressioni rialziste sui tassi anche se con diverse velocità di aggiustamento. A livello di strategia d'investimento, consigliamo di ampliare le fonti di diversificazione in diverse direzioni, adottando un approccio globale e più diversificato sul mercato del credito.
Sul fronte azionario, gli utili dovrebbero continuare a essere il vero motore dei rendimenti.


L'outlook qui appare ancora positivo. Tuttavia, a medio termine, è fondamentale valutare la portata di una revisione rialzista strutturale dell'andamento degli utili per valutare il potenziale di ulteriori rialzi e, dall'altro lato, il rischio di un ciclo di "espansione e frenata" (scenario "boom and bust") come negli anni Novanta.
In Europa, prevediamo che gli utili cresceranno attorno al 6% (con una percentuale più alta per i settori ciclici). Negli Stati Uniti, vediamo al lavoro delle forze che potrebbero portare potenzialmente a utili più alti per azione, comprese le conseguenze delle politiche fiscali del presidente Trump (ad esempio la ripresa delle spese per le infrastrutture e delle spese in conto capitale). Tuttavia, per poterla definire una revisione strutturale dovremmo anche assistere a un'accelerazione della crescita della produttività e su questo punto preferiamo per il momento non pronunciarci.
Pertanto, ci attendiamo un prolungamento dell'attuale ciclo degli utili, che ora ci pare più ciclico che strutturale. Per quanto riguarda le azioni, vista la volatilità in aumento, i titoli difensivi potrebbero ritornare in auge, ma è probabile che sia troppo presto per assistere a una rotazione massiccia verso i settori difensivi.



Nel complesso, crediamo che sia fondamentale mantenere un approccio attivo agli investimenti, con una forte focalizzazione sia sulla selezione titoli, sia sull'allocazione settoriale. Visto che sussistono ancora evidenti rischi di una nuova correzione di mercato (nuovi picchi di volatilità, per ora mancanza di rotazione degli stili/dei settori e valutazioni non particolarmente interessanti), le strategie di copertura continuano ad avere un ruolo cruciale.

Pascal Blanqué (Group Chief Investment Officer), e Vincent Mortier (Deputy Group Chief Investment Officer) presso Amundi Asset Management


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