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14/02/2018

idee

Più della metà delle società quotate non prepara un piano di successione dei propri CdA

Paro (Spencer Stuart): in Italia è ancora bassa la percentuale di donne con incarichi esecutivi. In aumento, seppur minimo, i Presidenti Indipendenti. Diminuisce il compenso totale medio degli AD

Ben il 58% delle società italiane non prepara un piano di successione strutturato del CEO. E' quanto emerge dal Board Index Spencer Stuart 2017, giunto alla ventiduesima edizione, che analizza le caratteristiche e il funzionamento dei Consigli di Amministrazione delle prime 100 società quotate in Italia.
Il fenomeno è da ricondurre all'assetto proprietario. Nel nostro Paese non si è ancora sviluppata un'adeguata consapevolezza dei Consiglieri su questo tema, benché i regolatori mostrino una marcata attenzione al valore dei piani di successione, per mitigare il rischio prospettico della mancanza di continuità d'azione manageriale ed evitare possibili ricadute, anche reputazionali, sulla società.
"La Corporate Governance suscita un interesse crescente nel dibattito pubblico nazionale", ha dichiarato l'A.D. di Spencer Stuart Luigi Paro, commentando i dati del Rapporto. "Se da una parte è necessario dare continuità di azione di CdA nel tempo, dall'altra la selezione deve portare alla nomina di Consiglieri qualificati e sempre più competenti (si pensi ai temi correlati alla trasformazione digitale e ai rischi connessi).

La possibilità per i CdA uscenti di presentare in Assemblea la propria lista e la non contemporanea scadenza del mandato del Consiglio (c.d. staggered board) hanno dimostrato di favorire il raggiungimento contestuale di entrambi gli obiettivi del rinnovamento e della continuità d'azione dell'organo amministrativo".
Per ciò che concerne i compensi totali dei Presidenti, la media nel corso del 2016 è risultata pari a 879.000 Euro (Francia 627.654 Euro, Germania 374.869 Euro, Spagna 316.946 Euro, Svizzera 1.913.819 Euro, UK 314.731 Euro, USA 346.683 Euro). Il solo compenso medio fisso è di 660.000 Euro. I Presidenti con incarichi esecutivi guadagnano in media quasi tre volte in più di quanti non hanno incarichi esecutivi.
E' interessante notare come nel corso del 2016, si sia registrato un calo dei compensi degli Amministratori Delegati: dal campione analizzato emerge una diminuzione nella remunerazione complessiva degli Amministratori Delegati di circa l'11% rispetto all'anno precedente. Per quanto riguarda i Consiglieri, il compenso totale medio è di 135.000 Euro all'anno, mentre il compenso medio fisso è di 72.000 Euro (53% del totale).


Il compenso medio totale di un Consigliere Non Esecutivo è di 92.000 Euro, quello di un Consigliere Esecutivo di 628.000 Euro.
Guardando ai paymix, per quanto riguarda l'Amministratore Delegato emerge che il peso di bonus e altri incentivi in media è pari a poco più di un terzo (36%): c'è ancora poco collegamento tra compenso e performance. I Consiglieri Indipendenti continuano a rappresentare la categoria meno remunerata rispetto ai Non Esecutivi e Non Indipendenti.
Il livello medio degli emolumenti dei Consiglieri Non Esecutivi in genere non è adeguato all'impegno richiesto in termini di preparazione e di partecipazione a impegni e responsabilità. Per quanto attiene la presenza all'interno dei Board di consiglieri indipendenti risulta che in Italia la media è di 5,9 (Francia 8,5, Spagna 4,8, Svizzera 8,9, UK 6,2, USA 9,2). In percentuale i Consiglieri Indipendenti in Italia sono il 51% (Francia 69,1%, Germania 60%, Spagna 44%, Svizzera 84%, Uk 61,4%, Usa 85%).
"Se si mette a confronto la fotografia dei board delle quotate in Italia con quella delle principali economie a livello internazionale", ricorda Paro "emerge che l'Italia è il Paese con il più basso numero di stranieri presenti nel Consiglio rispetto per esempio a Germania (31%) e Francia (37%).


Ci sembra rilevante segnalare che più della metà delle società analizzate in Italia non ha nemmeno uno straniero in Consiglio".
Focalizzando il numero medio degli incarichi per singolo Consigliere, l'Italia fa registrare una media pari a 3,4 incarichi per singolo Consigliere (Francia 2,1, Spagna 1,1, Svizzera 2,2, UK 2, Usa 2,1). Questo dato permette di capire se il ruolo di Consigliere tende a diventare un lavoro di "professione" o solo un impegno "accessorio".
In Italia, secondo il Board Index, solo 4 società su 100 hanno posto dei limiti di età alla nomina per le figure del Presidente (Retirement age), dell'AD e dei Consiglieri (Germania 83,3%, Francia 35%, Spagna 23%, Svizzera 55%, UK 0%, Usa 73%).
Dagli highligths del Rapporto di Spencer Stuart, si evidenzia anche che il 47% dei Consigli in Italia ha una dimensione media compresa tra i 9 e gli 11 membri (Germania 16,3, Francia 13,9, Spagna 11, Svizzera 10,6, Uk 10,2, Usa 10,8), il 26% (stabile) fra 12 e 14 membri, il 17% oltre 15 membri. Il trend del numero medio di Consiglieri risulta in diminuzione. Le donne tra i consiglieri esecutivi risultano essere solo il 10% (Francia 2,6%, Spagna 3,4%, Svizzera 0%, UK 8,9%).



Rimane ancora molto da fare per aumentare il numero di donne che ricoprono ruoli esecutivi. Rispetto al totale dei Consiglieri del campione, le donne sono il 31%, un incremento degno di nota dal 26,4% dell'anno scorso (Francia 42%, Germania 28,7%, Spagna 17%, Svizzera 22,2%, UK 25,5%, Usa 22,2%). Ogni Consigliere donna siede in media in 1,15 Consigli di Amministrazione. Se guardiamo ai Consiglieri di nuova nomina il 46% è rappresentato da donne (effetto Legge 120/2011). Prendendo in considerazione i soli Presidenti dei Consigli, si vede che è donna il 9%, dato interessante se confrontato con altri Paesi europei, dove tale percentuale è sensibilmente più bassa (Francia 2,5%, Germania 3,3%, Spagna 7%, Svizzera 4,8%, UK 4,7%, Usa 6%).
E' il 72% la percentuale di società che ha istituito un Comitato Nomine, mentre il 46% delle società non ha nemmeno un Consigliere eletto dalle minoranze, nonostante la presenza del voto di lista nel nostro ordinamento. Quest'anno, d'altra parte, si registra un leggero aumento nel numero di Consiglieri eletti da una lista di minoranza.
Il 51% dei Presidenti riveste un ruolo Esecutivo. Il 19% è anche Amministratore Delegato (Francia 52,5%, Spagna 66%, Svizzera 0%, UK 0,67%, Usa 49%).


D'altra parte, l'assenza di specifiche deleghe richiede che il Presidente faccia leva sulla autorevolezza e sulla capacità di influenza e non determina in alcun modo una diminutio del suo ruolo, che viene concentrato sulla "regia" del Consiglio e sull'efficace svolgimento del processo decisionale. Diversamente, in Italia solo il 10% dei Presidenti si qualifica Indipendente.
Mettendo a fuoco la composizione del Consiglio, si legge nel Board Index che il tasso di rotazione dei Consiglieri è pari al 18,1%. I Consiglieri Esecutivi ammontano al 21% del totale dei Consiglieri del Campione. La media dei Consiglieri Esecutivi in ogni Consiglio è di 2,5. I Consiglieri non esecutivi e non indipendenti è pari al 28% (3,3 per Consiglio di Amministrazione). I Consiglieri Indipendenti sono il 50%.
Il livello di "tenure" (anzianità di carica) in base al quale un Consigliere ha fatto parte dello stesso Consiglio di Amministrazione, è pari a 6,3 anni. Dal punto di vista delle caratteristiche dei Consiglieri, il Report di Spencer Stuart analizza quello del background professionale: manager il 49%, professionisti il 30%, imprenditori il 18%, categoria Altro il 3%. Le donne con background manageriale d'impresa si attestano quest'anno al 40% (uomini 53%).


Gli uomini professionisti sono il 24%, le donne il 42%. Le donne imprenditrici il 15%.
L'età media di tutti i Consiglieri in Italia è di 58,4 anni (Germania 61, Francia 58,8, Spagna 60,4, UK 56,7, Usa 62,6). Suddividendo l'età media per carica quella del Presidente Onorario è 82 anni, Presidente 64 anni, Amministratore Delegato 58 anni. L'età media del genere femminile si posiziona a 54 anni, quella degli uomini a 60. Il numero medio di riunioni nel 2016 è stato pari a 11,7 (Germania 6,7, Francia 9, Spagna 10,8, Svizzera 9, UK 7,8, Usa 8,2). La durata media minima è di un'ora e quella massima di 6 ore. (5h:56 min).
Sulla base delle informazioni disponibili emerge che il 28% delle società analizzate ha attivato almeno un piano di Stock Option per i Consiglieri.


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