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Editoriale
I numeri del declino da fermare
Come al solito i numeri spiegano le cose meglio di tanti discorsi. L'Istat ha comunicato che "a dicembre nella media del 2017 la retribuzione oraria media è cresciuta dello 0,6% rispetto all'anno precedente". Meno dell'inflazione annuale (+1%). L'ultima rilevazione della produzione industriale ha evidenziato una differenza mensile pari a zero, e con ordinativi a solo un misero +0,3%. Senza parlare della situazione del lavoro con oltre il 90% dei nuovi contratti che sono solo, purtroppo, a termine. E oltre alla precarietà figlia del Jobs Act si aggiunge anche un tasso di disoccupazione tra i più alti d'Europa. Mesti risultati per quella che erano una delle prime 7 potenze industriali al mondo. E quindi, nonostante gli storytelling dei media mainstream che magnificano le azioni governative, non c'è da stupirsi se sempre la solita Istat ci comunica che la fiducia dei delle imprese crolla di oltre tre punti a gennaio (da 108,7 a 105,6), con un calo, contenuto ad un solo punto, per quella dei consumatori (da 116,5 a 115,5). Le elezioni sono alle porte e, dopo la composizione delle liste, i partiti hanno iniziato la vera e propria campagna, che in questa tornata promette dichiarazioni scagliate a palle incatenate contro il nemico. Speriamo che chiunque avrà la responsabilità di governare abbia la volontà e le giuste ricette per far ripartire il Paese.
In questo numero
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Settimanale economico finanziario
Direttore Responsabile:
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Direttore Editoriale:
Claudio C. Gandolfo
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