Editoriale
Sommersi dal sommerso

Hanno avuto particolarmente risalto sui media i dati sull'economia sommersa italiana rilevati da un rapporto elaborato dall'Ufficio Valutazione Impatto del Senato, secondo cui "l'evasione fiscale degli italiani ammonta a 132 miliardi di euro. Questa somma dei redditi Irpef nascosti all'Erario porterebbe a una perdita di gettito superiore a 38 miliardi l'anno". Ed è partito compatto e imponente il coro polifonico che, come in ogni simile occasione, non perde occasione per denigrare il nostro Paese e chi lavora da autonomo o affitta case. Italia quindi Paese dell'evasione fiscale.
I numeri raccontano un'altra storia. Intanto, meglio guardare a quelli di Eurostat e Istat, che quantomeno sono omogenei, ufficiali e coordinati. E allora si scopre che la realtà è un po' diversa da come viene dipinta. Un esempio facile: in termini di "frode Carosello", la Francia batte tutti con quasi il 40% sul totale dell'evasione dell'IVA statale (l'Italia è al 23%, la Germania al 21%). Ma se andiamo sui dati dell'economia sommersa più in generale scopriamo che l'evasione italiana in percentuale sul PIL è molto simile a quella della Germania (12.6% vs 12,2%, nel 2015, ultimi dati disponibili). Quindi? Se poi teniamo conto che nel termine "economia sommersa", oltre che PRESUMERE quanto sia l'evasione generale, c'è anche una forte componente di prostituzione e spaccio di stupefacenti, è facile capire che la stima dell'Istat è totalmente aleatoria (fatevene in'idea: https://goo.gl/QzxzTp). Però è calcolata nel nostro PIL, concorre a determinare il parametro debito/PIL, e fornisce l'alibi perfetto per aumentare la tassazione, i controlli arbitrari (adesso possono confiscare beni a privati solo su un sospetto di evasione), e portarci verso la sparizione del contante. Peraltro, più grande sarà il sommerso maggiore è la possibilità per il governo di fare deficit, legandosi ancora di più le mani ai sacri parametri di Maastricht. Quelli che valgono solo per noi.  

Claudio Gandolfo

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