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Editoriale
Ma quanti sono i disoccupati in Italia?
Entriamo in campagna elettorale e comincia la festa delle medaglie sul petto. Spicca tra queste quella del milione di posti di lavoro creati dal Jobs Act. Per anni Berlusconi fu dileggiato per una promessa simile. Quasi nessuno fa però notare al governo, che sventola questa medaglia come un vessillo, due fattori. Il primo è che il 90% di questi contratti sono a termine, il che vuol dire che si è creato lavoro a dir poco precario e di scarsa qualità (spesso sottopagato). La seconda è che in un anno il tasso di disoccupazione è calato solo di un punto all'11%, relegandoci al terzultimo posto della classifica europea subito davanti alla Spagna (16,7%) e Grecia (20,5). Stessa posizione dell'infausta classifica per la disoccupazione giovanile, attestatasi a novembre all'ignobile 32,7%.
A rendere ancora più opinabile e alieno il dato sulla reale disoccupazione citiamo cosa intende l'Istat per soggetti occupati. "Comprendono le persone di 15 anni e più che nella settimana di riferimento: hanno svolto almeno un'ora di lavoro in una qualsiasi attività che preveda un corrispettivo monetario o in natura; hanno svolto almeno un'ora di lavoro non retribuito nella ditta di un familiare nella quale collaborano abitualmente; sono assenti dal lavoro (ad esempio, per ferie o malattia)". Cioè chi lavora un'ora alla settimana ha un impiego stabile? Anche se pagato in natura? Siamo seri, per favore. La disoccupazione reale nel nostro Paese è molto, ma molto maggiore delle stime ufficiali. E non saranno misure come il Jobs Act a migliorare la situazione. Se poi ci aggiungiamo gli inattivi (oltre 13 milioni di persone), la questione è molto più seria di come la descrivono.
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