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10/01/2018

economia

Sembra che stia ritormando la normalità

Tank (Neuberger Berman): l'aumento dell'inflazione, previsto per l'anno prossimo, e il ritorno delle spese in conto capitale potrebbero finalmente dare un tocco di "normalità" a questa ripresa

Con sentite scuse a Bing Crosby, a Meredith Wilson e alla loro celeberrima canzone natalizia, ma a guardare questa insolita fase di espansione dell'economia sembra che stia arrivando il? "Normale".
Mentre le banche centrali cavalcavano l'onda della crisi finanziaria spingendo i tassi di interesse sotto zero e stampando moneta, sul dibattito economico si schieravano due opposte fazioni.
Da un lato, i "monetaristi" pronosticavano un'esplosione dell'inflazione causata dal deprezzamento delle valute. Dall'altro, i "keynesiani" sostenevano che la crisi era stata così profonda e la risposta in termini di politica fiscale così esigua, che disinflazione e appiattimento delle curve dei rendimenti erano inevitabili, a prescindere dalle misure adottate dalle banche centrali per l'economia.

Una ripresa anormale

La storia degli ultimi dieci anni dà indubbiamente ragione ai keynesiani che per definire la situazione hanno usato i termini "stagnazione secolare" o "nuova normalità".

Il PIL si è ripreso lentamente e in modo non uniforme. Gli asset rischiosi hanno continuato lentamente ma costantemente a guadagnare. L'inflazione, invece, è rimasta ostinatamente bassa e la fiducia delle imprese non si è ripresa abbastanza da sostenere gli investimenti.
Innegabilmente, una delle caratteristiche insolite di questa ripresa è stata la sua irregolarità nel tempo e nelle diverse regioni geografiche. Quest'anno un importante sviluppo è stato rappresentato dalla fine di quella irregolarità nella ripresa, e dalla manifestazione di una crescita globale sincronizzata per la prima volta dalla crisi finanziaria. Per tutte le 45 le economie monitorate dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) si prevede una crescita fino alla fine del 2019. Ma l'inflazione core, soprattutto negli Stati Uniti, è di fatto calata nel corso dell'estate e le spese in conto capitale si muovono appena.
Con l'inizio del 2018, però, ravvisiamo per la prima volta dopo molto tempo maggiori probabilità di un ritorno di questi due elementi di ripresa "alla vecchia maniera".

Primi segnali di un ritorno dell'inflazione

Di recente, la Germania ha diffuso il dato di un Indice dei Prezzi al Cosumo (IPC) primario a/a dell'1,8%.

Si tratta del valore più alto dall'inizio del 2017. Poco dopo, negli Stati Uniti, l'indice della spesa per consumi individuali (PCE) ha toccato un tasso annualizzato trimestrale dell'1,9%, a un soffio dall'obiettivo della Federal Reserve.
L'output gap degli Stati Uniti si è ridotto. L'indice dei prezzi alla produzione cinese è salito rapidamente dal 2016: poiché molti prodotti finiti acquistati dai consumatori statunitensi provengono dal settore manifatturiero cinese, ci aspettiamo che l'IPC presto salirà anche negli Stati Uniti.
Inoltre, sempre negli Stati Uniti, i settori con le retribuzioni più basse, che sono quelli dove è stata creata la maggior parte dei nuovi posti di lavoro, ha registrato gli aumenti salariali più consistenti quest'anno. Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, e Haruhiko Kuroda, governatore della Banca del Giappone hanno entrambi esortato i sindacati ad aumentare le richieste di aumenti salariali per spingere l'inflazione.

"Spiriti animali"

Quando si parla di spesa in conto capitale, è difficile immaginare gli "spiriti animali" ai vertici delle multinazionali con le mani in mano, mentre vedono l'espansione in tutti i territori in cui operano, il costo del capitale a minimi storici e i propri bilanci gonfi di liquidità.


A un certo punto, la mancanza di fiducia lascerà il posto al timore di perdere opportunità.
Quel punto potrebbe essere la riforma fiscale statunitense, attualmente in fase di riconciliazione dopo essere stata approvata dal Senato una settimana fa.
I dettagli dovranno naturalmente superare tale processo, ma il testo di legge finale quasi sicuramente consentirà alle società di rimpatriare gli utili che, attualmente, rimangono inutilizzati all'estero. Parte di quegli utili verrà probabilmente utilizzata per il riacquisto di azioni, per pagare dividendi e per nuove assunzioni e parte verrà semplicemente rimpatriata come saggia pianificazione fiscale di lungo termine. Una parte però sarà giocoforza destinata alla spesa in conto capitale.
Soprattutto, la proposta di legge pone l'accento sull'importanza di incoraggiare la spesa in conto capitale consentendo di iscrivere immediatamente come spese i beni con vita inferiore ai 20 anni. Per le imprese si tratta di un grande incentivo ad investire adesso.
I motivi di un calo delle cosiddette capex potrebbero essere strutturali. I colossi della tecnologia della new economy possono crescere senza capitale e alcuni economisti osservano che la spesa per idee di business è intrinsecamente più rischiosa della spesa per beni fisici.


Nondimeno, le aziende della old economy restano importanti e, unitamente all'aumento dell'inflazione, riteniamo che i loro investimenti finora repressi abbiano buone probabilità di generare una ripresa "vecchia maniera" durante il 2018.

Brad Tank, Chief Investment Officer ? Fixed Income Neuberger Berman


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