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10/01/2018

economia

Il prossimo anno sarà segnato da un percorso più accidentato?

Nel 2017 le sorprese sono state poche e il quadro macroeconomico si è mantenuto relativamente stabile. Questa situazione continuerà anche l'anno prossimo, oppure il 2018 potrebbe segnare un ritorno della volatilità?

Il contesto macroeconomico si è mantenuto stabile tutto l'anno, grazie alla solida crescita sincronizzata e alla persistente mancanza di pressioni inflazionistiche. Gli ultimi dati non segnalano probabili cambiamenti dello status quo entro la fine dell'anno. I dati di novembre sull'occupazione non agricola statunitense (NFP) hanno confermato il vigore del mercato del lavoro, dove la creazione di posti ha superato le previsioni ma la crescita delle retribuzioni ha deluso le aspettative, segnando soltanto un aumento dello 0,2% su base mensile, mentre le rilevazioni dei mesi precedenti sono state riviste al ribasso. In Europa dati economici e indagini di mercato continuano a presentare un quadro di crescita molto vivace, con l'indice PMI composito (Indice dei Responsabili degli acquisti del settore manifatturiero) in rialzo a 57,5 punti malgrado l'inflazione sempre stagnante. Riteniamo però che il costo della vita stia per aumentare, in particolare su base ciclica negli Stati Uniti, dove la media degli indicatori dell'inflazione inizia a segnalare un'accelerazione.



Valutazioni quantitative

I rendimenti dei titoli di Stato dei Mercati Sviluppati hanno esibito un andamento laterale per tutto il 2017 a fronte della stabilità del contesto macroeconomico. Il tasso sui Bund tedeschi a 10 anni ha oscillato all'interno di un intervallo di 44 punti base (pb) da inizio anno, mentre nello stesso periodo quello del Treasury decennale ha ceduto solo 4 pb. Persino nel Regno Unito, dove la situazione politica e i negoziati sulla Brexit hanno creato notevole incertezza, i rendimenti dei Gilt a 10 anni hanno accusato una variazione di soli 2 pb dai livelli di inizio anno, passando dall'1,24% all'1,22% (tutti i dati sono aggiornati al 12 dicembre).

Fattori tecnici

Nel 2017 le Banche Centrali hanno continuato a fornire un importante supporto tecnico ai mercati finanziari. Mentre per la prima volta dalla crisi finanziaria la Federal Reserve ha iniziato a ridimensionare il suo bilancio, la Banca Centrale Europea (BCE) e la Banca del Giappone (BoJ) hanno proseguito i programmi di acquisti di attivi (sebbene a ritmo più lento).

Prevediamo però un cambiamento di dinamiche nel 2018, quando la BCE inizierà a tagliare del 50% gli acquisti mensili e la Banca del Giappone continuerà a concentrarsi sul controllo della curva dei rendimenti riducendo il programma di acquisti. I bilanci delle Banche Centrali dovrebbero quindi passare dall'espansione alla contrazione verso il terzo trimestre del prossimo anno, sollevando il problema di prevedere gli impatti del minor supporto delle Banche Centrali sui prezzi degli attivi. Se i flussi patrimoniali netti positivi delle Banche Centrali hanno fatto salire i prezzi degli attivi finanziari, ne consegue che flussi negativi produrranno un'inversione di tendenza?

Cosa significa per gli investitori obbligazionari?

Anche se il 2017 è stato un anno privo di grosse sorprese, il 2018 potrebbe portare qualche turbolenza. Ad esempio, riteniamo che l'inflazione stia per accelerare il passo e il mercato sottovaluti la probabilità di aumenti dei tassi da parte delle Banche Centrali, che quest'anno hanno dimostrato la capacità di comunicare chiaramente le proprie intenzioni di politica monetaria ai mercati per prepararli, contribuendo così alla loro stabilità.


Ci aspettiamo che continueranno a fare lo stesso anche nel 2018, ma si tratta di un difficile esercizio di equilibrismo ed è possibile che il progressivo ritiro delle misure monetarie ultra-espansive porti a un aumento della volatilità.
Nel frattempo continuiamo a privilegiare gli attivi di rischio, in particolare i settori che dovrebbero beneficiare della costante sete di rendimenti, tra cui i titoli di capitale subordinati delle banche europee e le obbligazioni High Yield globali.

Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management


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