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19/07/2017

idee

Business angel: 52 società hanno erogato 24,4 milioni di euro nel 2016

Anselmo (IBAN): il mercato in Italia ha ormai raggiunto un livello di maturità, probabilmente anche a causa delle poche exit. Un investimento su 4 effettuato da donne

Senza business angel è molto difficile che le startup diventino aziende a tutti gli effetti, passando dalla fase iniziale a uno status più stabile e produttivo. Per fortuna, gli investimenti angel sono risultati in aumento nel 2016 per un totale di 24,4 milioni di euro suddivisi in 52 società emittenti, rispetto ai 20,9 del 2015. È quanto emerge dalla Survey IBAN 2016, la consueta analisi sul mercato italiano dell'angel investing condotta dal professor Vincenzo Capizzi dell'SDA Bocconi.
Dalla survey risulta in forte crescita la componente femminile rispetto agli anni precedenti: le donne business angel rappresentano il 23% sul totale del campione.
I settori che hanno beneficiato maggiormente dei finanziamenti sono ICT (App web, Mobile, Software), Sanità e apparecchiature medicali seguiti da Fintech e Media Entertainent. Censiti 52 investimenti, per un ammontare medio è di 479.000 euro. Il 78% dei finanziamenti è stato finalizzato all'acquisto di equity, mentre il 22% al finanziamento soci: secondo un trend sempre più diffuso, gli investitori tendono ad unirsi in cordate per aumentare l'apporto finanziario e ridurre il rischio (71%).


"Il mercato angel in Italia ha ormai raggiunto un livello di maturità, probabilmente anche a causa delle poche exit, assestatosi su volumi che viaggiano intorno ai 20/25 milioni di euro. I business angel, sempre più, si uniscono in syndacation e fanno da traino per investimenti venture ben più consistenti", ha dichiarato Paolo Anselmo, Presidente di IBAN. "Dalla ricerca emerge anche un segnale molto positivo, ovvero la presenza sempre più consistente di donne tra i business angel. A questo proposito, per individuare le azioni necessarie per coinvolgere un sempre maggior numero di donne l'Associazione IBAN, insieme ad altri sette partner attivi in Europa, sta gestendo un importante progetto WA4E - Women Angels for Europe's Entrepreneurs - coordinato da Business Angel Europe e sostenuto e finanziato dall'Unione Europea, di cui presenteremo i risultati nei prossimi mesi".

Caratteristiche degli investimenti dei Business Angels italiani

Il mercato italiano dell'informal venture capital ha fatto registrare operazioni per un totale di 24.414.000 di euro. La maggioranza degli investimenti ha finanziato imprese con sede nel Nord Italia, in uno stadio di sviluppo già abbastanza avanzato, ovvero fase di Startup nel 56% dei casi.

Nel 32% dei casi, invece, le imprese finanziate sono nello stadio di Seed; nel 12% nello stadio di Expansion. Oltre all'investimento in equity il business angel di riferimento (il champion) apporta soprattutto competenze strategiche e contatti per lo sviluppo dell'attività sociale. Il suo stato di coinvolgimento nelle imprese finanziate nel 70% dei casi è medio o alto.

Profilo business angel

Il profilo e le caratteristiche del business angel tipico non sono cambiate negli ultimi anni: tra i 30 e i 50 anni, uomo, vive nel Nord Italia ed è affiliato ad IBAN, ad uno dei suoi BAN territoriali, oppure a un Investor Club. La novità molto positiva di quest'anno risiede proprio nel fatto che è emerso che nel 2016 un'operazione su quattro (23%) è stata realizzata da un business angel donna. Generalmente ha un passato come manager, è laureato, e circa il 62% dei Business Angel attualmente si identifica come imprenditore. Ha un patrimonio mobiliare inferiore ai 2.000.000 di euro e investe meno del 10% del proprio patrimonio in operazioni di angel investment. Mediamente il patrimonio afferente alle startup è composto in partenza da massimo 2 aziende investite.




Come sceglie l'investimento

I fattori principali considerati al momento della valutazione del progetto imprenditoriale sono la potenziale crescita del mercato (63%), seguita dal management team (37%) e dalle caratteristiche del prodotto e/o servizio (26%).

Disinvestimenti

Nota dolente da sempre, Solo il 4% del campione ha dichiarato di aver effettuato almeno un disinvestimento nel 2016. In media, si verificano 4 anni dopo l'investimento.

 


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