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14/06/2017

idee

La mediazione spinge la domanda di giustizia alternativa

Secondo un sondaggio internazionale l'obiettivo fondamentale dopo l'inizio di un contenzioso, prima di portare avanti un'azione giudiziaria, è soddisfare i propri interessi. A Firenze il forum mondiale della Global Pound su questi temi

Quando si arriva alla fase patologica di un rapporto contrattuale prende sempre più corpo l'ipotesi di adire iter alternativi al processo ordinario. In questo, il nostro Paese non sfigura rispetto ai partner europei se è vero che ricorrendo ad una mediazione l'iter si chiude in soli 86 giorni, con il pieno soddisfacimento delle parti nel 50% dei casi.
Di questo e, più in generale, di come sia vissuta la mediazione si discuterà il 9 giugno prossimo a Firenze, in occasione dell'unica tappa italiana del Global Pound Conferences Series 2016-2017, evento promosso dall'International Mediation Institute. Nell'evento di Firenze saranno presentati e discussi i risultati del sondaggio condotto in 8 città del mondo nel 2016, cui hanno preso parte oltre 700 professionisti tra avvocati (24%), general counsel (13%), giudici (20%), membri di organismi di mediazione (27%), accademici e decisori politici (16%).
Dai risultati del sondaggio emerge che per il 70% dei partecipanti l'obiettivo fondamentale dopo l'inizio di un contenzioso, prima ancora di portare avanti un'azione giudiziaria, è soddisfare i propri interessi.

Un approccio condiviso da parti in causa (67%), giudici (74%) e avvocati (81%). Soltanto docenti e studiosi di diritto pensano che una causa tradizionale sia la migliore delle soluzioni (70%).
Inoltre, il 67% delle parti desidera determinare le scelte della controversia, pur con l'assistenza dei propri legali, piuttosto che affidarsi completamente a loro (che resta la miglior scelta per il 54%). Un punto sul quale la percezione degli avvocati è diversa: infatti, il 77% è convinto che i clienti preferiscano non essere coinvolti.
Non solo quindi processi tradizionali: soprattutto quando si litiga su contratti bancari, proprietà, affitti e condominio, la giustizia alternativa è entrata nelle abitudini degli italiani. Sono sempre di più le imprese e i cittadini convinti che risolvere un contenzioso con la mediazione al posto della causa civile sia un metodo rapido ed efficiente. In Italia, nell'ultimo anno, sono state oltre 22mila le domande di mediazione presentate agli sportelli delle Camere di Commercio. Di queste 418 solo a Firenze.
Inoltre, nel 54% delle trattative effettivamente avviate al Servizio di Conciliazione della Camera di Commercio di Firenze viene trovata una soluzione soddisfacente per le parti in 86 giorni.


Nella scelta di avviare un procedimento di mediazione, stando ai risultati del sondaggio, il 63% delle aziende dichiara di seguire i suggerimenti che sono avanzati dai propri consulenti legali, mentre il 65% vuole che i consulenti legali agiscano e aggirino tempestivamente le parti sulle scelte compiute e l'andamento della procedura.
Per il 52% degli interpellati, la scelta di avviare un procedimento di mediazione ha l'obiettivo di giungere ad una soluzione soddisfacente riducendo sia i tempi sia i costi rispetto alle azioni ordinarie. Per il 48% riuscire a mantenere un discreto controllo di come stia andando la procedura di mediazione (rispetto al giudizio ordinario e arbitrato che sono invece avvertiti come più distanti); e per il 38% permettere di avere una migliore conoscenza della vertenza e delle possibili soluzioni che si possono intraprendere.
Fondamentali, si ricordava, il ruolo dei consulenti legali esterni: per il 64% degli interpellati sono quelli che permettono di capire a fondo la situazione e conseguentemente adottare le decisioni più efficaci per il raggiungendo dei propri obiettivi, e i general counsel per il 60%.



Guardando all'implementazione del ricorso alla mediazione, per il 65% degli interpellati il maggior ostacolo è legato alla necessità di ottenere il massimo ritorno economico da una controversia, seguita dalla scarsa conoscenza di questo meccanismo, dei suoi vantaggi e di come gestirlo (53%). Da non sottovalutare che per il 35% resta comunque alta un'alea di incertezza sull'esito della mediazione.
"Questa indagine conferma come la struttura del nostro diritto non è del tutto in sintonia con le emergenti necessità di giustizia e risoluzione delle controversie e che vengono dall'economia globale", spiega Michael McIlwrath (nella foto), Responsabile del contenzioso della GE Oil&Gas, e relatore al prossimo incontro di Firenze. "L'Italia, con la sua nuova disciplina sulla mediazione e sistemi di Adr ha compiuto un deciso passo avanti, ponendosi al livello dei paesi più avanzati. Resta da fare uno sforzo ulteriore, ovvero accrescere la cultura della mediazione presso le PMI".
In questa direzione il sondaggio parla chiaro: per il 69% degli interpellati i governi e i ministeri della giustizia devono farsi promotori di questo sforzo conoscitivo della mediazione, seguiti per il 53% dalle Camere di Commercio e dagli organismi di mediazione, dal 33% degli avvocati esterni e dal 14% dai legali d'impresa.



Concretamente, il 38% degli interpellati suggerisce di rendere più vincolante e premiante il tentativo di mediazione prima dell'avvio di una causa ordinaria, mentre per il 35% occorrerebbe prevedere una dichiarazione motivata per la quale si è tentato e non si è raggiunto un accordo prima di adire al giudice. A Milano boom di mediazioni

Nel corso del 2016 la camera arbitrale di Milano ha concluso 780 procedimenti di mediazione, un dato che la colloca di diritto ai vertici in Italia. Il valore medio dei procedimenti di mediazione conclusisi nel 2016 è stato di oltre 350mila euro, in crescita rispetto ai 270mila del 2015. La durata media è stata di 78 giorni. Nel 21% dei casi si è raggiunto un accordo, nel 9% non è stato raggiunto. Questi alcuni dati del pianeta mediazione della Camera arbitrale di Milano, ente che fa capo alla Camera di Commercio, che saranno presentati e discussi nel corso di un incontro promosso nel capoluogo lombardo il 12 giugno prossimo.
"In base alla nostra esperienza, l'istituto della mediazione sta molto bene. La percentuale di accordi è in crescita e la soddisfazione delle parti è sempre elevatissima. E' uno strumento sempre più eclettico, in grado di gestire controversie molto diverse.


Ci si rivolge al mediatore per situazioni complesse e di valore economico davvero importante. Cito, ma solo perché le parti lo hanno pubblicamente dichiarato, il felice caso dell'accordo tra Fondazione Fiera di Milano e AC Milan per la vicenda del nuovo stadio.
Certamente non tutti gli organismi di mediazione e non tutti i mediatori offrono lo stesso standard di qualità e lì ci sono margini di miglioramento. Ma è uno strumento relativamente recente e ha bisogno di tempo per consolidarsi ancora", spiega Stefano Azzali, Segretario Generale della Camera Arbitrale di Milano.
Per funzionare la mediazione necessita di reciproca fiducia e impegno per la ricerca di un accordo che soddisfi entrambe le parti. Quando le parti compaiono per la prima volta, nel 2016 nel 37,1% dei casi hanno trovato un accordo (in progressiva crescita 27,2% nel 2014, 31,9 nel 2015). Dopo il primo incontro, l'accordo è stato raggiunto nel 67,9% dei casi. L'esito dei procedimenti di mediazione demandati dal giudice (il 9,8% del totale) si è chiuso con un accordo (25%), mancato accordo (22%), mancata comparazione di una delle parti (20%) e mancato avvio (33%).


Nel caso di procedimenti di mediazione internazionali (2,8%), l'accordo è stato raggiunto nel 19% dei casi, il mancato accordo 9%, mancato avvio nel 10% e mancata comparizione di una delle parti nel 62%.
Le materie in cui maggiore è il ricorso alla mediazione sono state nel 2016 i contratti bancari (18%), condominio (13%), locazione (11%), contratti assicurativi (8,5%). Da segnalare le mediazioni per responsabilità medica e sanitaria (5%), successioni 83%) e diffamazione a mezzo stampa (2% circa).
Quali sono le riserve che ancora oggi riscontrate nell'adire questa soluzione delle controversie? Secondo la Camera arbitrale di Milano, ci sono alcuni miti duri a morire. Alcuni avvocati e alcune parti sono ancora legati all'idea che i problemi possano essere risolti solo dalla sentenza del giudice. Inoltre, chi non conosce la mediazione, sottovaluta l'efficacia dell'apporto del mediatore. Altri ancora, vedono la mediazione come adatta principalmente alla gestione di controversie di poco valore. Tutte false credenze smentite dall'esperienza pratica e dai dati.
Quali interventi occorrerebbe adottare per spingerne ulteriormente l'utilizzo? Secondo Azzali occorre "confermare l'obbligo per le parti di ricorrere alla mediazione prima di andare in giudizio, garantire l'effettività degli incentivi fiscali (il credito di imposta ad oggi non è ancora riconosciuto) e dare maggiori garanzie di qualità intervenendo con sanzioni, dove necessario".


Federico Unnia


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