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12/04/2017

economia

Mercati emergenti: prospettive ancora positive ma aumentano i rischi di contraccolpi

Secondo un report di Raiffeisen CM, l'orizzonte è ancora favorevole per azioni e obbligazioni. Dal 2005 la Cina contribuisce per il 50% alla crescita complessiva del credito globale: potrà continuare?

A febbraio sono continuati i rialzi dei corsi sulla maggior parte dei mercati azionari dei paesi emergenti, anche se con una dinamica leggermente ridotta. L'indice MSCI EM ha guadagnato circa il 3%, quasi tanto quanto l'indice di riferimento dei mercati azionari sviluppati.
Le azioni russe sono state tra le poche a sforare verso il basso, contrariamente al trend globale positivo hanno ceduto nettamente a febbraio. Anche le obbligazioni degli Emerging Markets hanno avuto un andamento per lo più positivo. Sono nuovamente stati registrati notevoli afflussi di capitale nei mercati finanziari dei paesi emergenti, destinati soprattutto ai mercati obbligazionari.
Nel frattempo, i flussi in entrata degli ultimi tre mesi hanno più che compensato i forti deflussi di ottobre e novembre. Gli ulteriori sviluppi in questo campo saranno particolarmente decisivi per vedere se le azioni degli Emerging Markets potranno continuare l'outperformance dell'anno passato. I dati economici confermano sempre più il quadro di una ripresa congiunturale mondiale relativamente ampia.


Resta, tuttavia, ancora da vedere in quale misura è trainata da un'effettiva e persistente crescita della domanda da parte del consumatore o se è in prima linea una conseguenza dei massicci stimoli cinesi di circa dodici mesi fa.
Ad ogni modo, dal 2005 la Cina contribuisce per il 50% alla crescita complessiva del credito globale. In un'economia mondiale sostanzialmente globalizzata, le ripercussioni di tale situazione non si limitano solo alla Cina.
In secondo luogo, i dati congiunturali "soggettivi" (per esempio gli indicatori di sentiment) suggeriscono verosimilmente una ripresa più accentuata di quanto sarà poi evidenziato dai dati congiuntivi "oggettivi", reali. Ciò vale particolarmente per le aspettative congiunturali che molti associano alla nuova amministrazione USA.
L'impatto concreto di possibili tagli fiscali ed eventuali investimenti nelle infrastrutture potrebbe verificarsi sia più tardi sia in misura inferiore di quanto al momento anticipato dalla maggior parte degli operatori di mercato. Per ora, tuttavia, i segnali sembrano indicare abbastanza fermamente un rilancio della crescita.

Di conseguenza, i mercati obbligazionari USA hanno già scontato un ulteriore rialzo dei tassi d'interesse della banca centrale USA (Fed) a marzo. Questo non ha comunque pregiudicato il clima positivo sui mercati azionari.
Un imminente rialzo dei tassi da parte della Fed viene piuttosto considerato come ulteriore prova di una congiuntura solida e (ancora più importante): non significherebbe necessariamente un'accelerazione del percorso di rialzo dei tassi d'interesse da parte della banca centrale. Le speculazioni sui tassi dovrebbero aver contribuito al lieve rafforzamento del dollaro USA a febbraio.
Indipendetemente da ciò, anche le altre condizioni economiche globali sembrano, tuttavia, continuare a indicare una valuta USA tendenzialmente più forte. Contemporaneamente, il dollaro è intanto già abbastanza caro da un punto di vista fondamentale. Eventuali ulteriori rialzi dei corsi dovrebbero, dunque, essere limitati per ora. Complessivamente, le prospettive per le azioni e le obbligazioni degli Emerging Markets continuano a rimanere positive. Dopo i forti rialzi dei corsi è, però, aumentato il rischio di correzioni degli stessi in particolare per le azioni.


Ciò vale sia per i mercati sviluppati sia per i Paesi emergenti.

India

Come da attese, nel trimestre passato l'economia indiana ha fatto registrare un netto rallentamento della crescita in seguito alla riforma monetaria del premier Modi. Nonostante il governo di Delhi preveda un impatto negativo relativamente modesto e di brevissima durata, altri indicatori suggeriscono che gli effetti collaterali del ritiro del contante possano essere maggiori e possano durare più a lungo. Solo i dati congiunturali dei prossimi mesi potranno fornire chiarimenti. In generale, i dati ufficiali sulla crescita indiana sono comunque da considerare con cautela, così come i dati cinesi. Oggi questo vale più che mai, perché dall'insediamento del governo Modi i dati sull'economia sono diventati molto più che in passato una parte costante della retorica politica.
Il budget per l'anno finanziario 2017/2018 presentato a febbraio ribadisce il percorso di risanamento finanziario e, riguardo alle spese, ha definito delle priorità sia per l'agricoltura sia per il sistema sociale. Quest'ultimo dovrebbe essere una mossa dovuta, in particolare, alle diverse elezioni imminenti in importanti Stati dell'Unione Indiana, oltre al fatto che nel 2019 il governo BJP del premier Modi deve ricandidarsi alle elezioni parlamentari.


I risultati delle elezioni in India sono in genere molto difficili da prevedere.
A causa del panorama molto frammentato degli elettori e dei partiti, nonché del sistema elettorale maggioritario, anche piccoli cambiamenti percentuali possono causare enormi cambiamenti nel numero di seggi conquistati. Generalmente sembra, tuttavia, che la riforma del contante non comporterà grandi perdite di voti da parte del partito di governo nelle prossime elezioni regionali, nonostante i suoi effetti secondari in parte molto gravi.
Forse ne potrà addirittura beneficiare, qualora riuscisse a trasmettere con successo l'immagine della lotta contro la dilagante corruzione. Come previsto, la banca centrale ha mantenuto costante i tassi guida a febbraio; ha però sorpreso i mercati con una modifica dell'orientamento della sua politica monetaria. Invece della politica monetaria espansiva adottata finora, adesso si parla di un atteggiamento neutrale. In questo modo ha smorzato significativamente le speranze di un ulteriore taglio dei tassi d'interesse nel prossimo futuro. Indipendentemente da ciò, sul mercato azionario indiano è proseguito l'aumento dei corsi e a febbraio si è registrato un guadagno di quasi il 4%.




Turchia

Nell'ultimo periodo, l'economia turca ha fatto di nuovo registrare alcuni dati più positivi e la lira si è leggermente ripresa dopo le forti perdite dei mesi scorsi. Specialmente nel settore turistico, la situazione sembra di nuovo sensibilmente migliorare, in primo luogo grazie alla revoca delle sanzioni russe. Allo stesso tempo, nell'ultimo periodo è di nuovo calato il disavanzo del conto corrente e gli investimenti diretti esteri hanno registrato il livello più alto da oltre un anno. La banca centrale ha mantenuto invariato il tasso guida ufficiale. I tassi d'interesse reali, attraverso i quali si fornisce liquidità alle banche commerciali, a febbraio sono stati significativamente più alti rispetto a gennaio.
A livello di politica interna ed esterna le tensioni si sono ulteriormente inasprite. I comizi elettorali dei leader politici turchi in programma in diversi paesi dell'UE, che vogliono promuovere la prevista modifica della costituzione tra i turchi residenti all'estero, hanno incontrato forte resistenza nell'UE stessa. Il presidente Erdogan, a sua volta, ha sfruttato tutto ciò per alimentare con un'aspra retorica sentimenti turco-nazionalistici.


Sul piano della politica interna, le rappresaglie continuano immutate. Dal tentato golpe di luglio sono stati licenziati o incarcerati oltre 140.000 funzionari, giudici, poliziotti, insegnanti, giornalisti. Lo Stato d'emergenza continua. Va da sé che in queste circostanze si può difficilmente parlare di un referendum giusto, democratico.
In linea con il trend globale, a febbraio il mercato azionario di Istanbul ha guadagnato leggermente. L'indice ISE-100 pertanto è appena al di sotto dei suoi massimi di sempre.


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