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15/02/2017

economia

Dall'economia globale segnali di miglioramento

Lafferty (Natixis AM): seppur modesta, una crescita più forte può contribuire a migliorare i fondamentali delle azioni e di tutte le obbligazioni corporate. Attenzione però ai rischi geopolitici

L'economia globale sta mostrando qualche segno di miglioramento. Negli Stati Uniti stimiamo che il PIL reale sia cresciuto da poco più dell'1% annualizzato nella prima metà del 2016 al di sopra del 2,5% nella seconda metà. Ciò prima che la triplice scommessa di Trump - spesa infrastrutturale, abbassamento delle aliquote fiscali e deregolamentazione - possa manifestare i suoi effetti. Tutti e tre questi fattori, in misura diversa, dovrebbero spingere la crescita reale negli Stati Uniti nel 2017.
Tuttavia, gli investitori non dovrebbero eccedere con l'ottimismo. Gran parte dei benefici di qualsiasi programma infrastrutturale saranno tangibili soltanto dopo il 2017. Inoltre, tali benefici potrebbero essere ridotti dalla pressione del Congresso sulla manovra fiscale, o potrebbero sortire soltanto effetti di breve termine, ove non siano pensati per migliorare la produttività di lungo termine. L'abbassamento delle aliquote fiscali per le persone fisiche dovrebbe determinare un aumento dei consumi, che potrebbe però essere limitato dall'intervento dei falchi del bilancio. L'abbassamento delle aliquote fiscali per le società e il rimpatrio agevolato di utili detenuti all'estero dovrebbero incoraggiare gli investimenti in conto capitale, ma questi tagli potrebbero essere parzialmente controbilanciati dall'annullamento di altre detrazioni di cui beneficiano le imprese.



Ripresa della produttività in Europa

Anche al di fuori degli Stati Uniti è in atto una ripresa, seppur lenta, della crescita. Gli indicatori di attività in tutta l'Europa continentale sono in miglioramento, mentre il Regno Unito non ha ancora (e sottolineiamo "ancora") avvertito sostanzialmente gli effetti economici negativi della Brexit. Dopo una fase di incertezza, la crescita sembra essersi stabilizzata in Cina nel breve termine, mentre i politici sono alle prese con il trade-off tra la riforma economica e l'eccessiva espansione del credito.

Migliori prospettive di crescita per la Cina e i mercati emergenti

A sua volta, la stabilizzazione cinese ha incrementato le prospettive di crescita dei mercati emergenti in generale, a cui si è aggiunta la normalizzazione dei prezzi delle commodity. Sebbene l'outlook generale per la crescita stia migliorando a livello globale, permangono limitazioni di fondo sul fronte dell'offerta, laddove si riscontrano economie oberate da un indebitamento eccessivo, dati sull'occupazione mediocri e produttività stagnante.

Ancor più importante, è probabile che la ripresa della crescita sarà accompagnata da una maggiore pressione inflazionistica, il che metterà le banche centrali ulteriormente in guardia. Un'inflazione troppo elevata potrebbe spingere in alto i tassi nominali verso la parte più lunga della curva dei rendimenti, mentre il segmento a breve non sarebbe più supportato da una politica monetaria accomodante. Il contesto macro è nel completo destinato a migliorare, seppure gli investitori debbano aspettarsi che il "Treno Trump" partirà molto lentamente.
Una crescita globale modestamente più forte dovrebbe contribuire a migliorare i fondamentali per gli asset di rischio come le azioni e le obbligazioni corporate di tutti i tipi. Tale miglioramento si tradurrà solo in parte in prezzi più alti, poiché le valutazioni sono ormai diventate problema in questi settori. Il debito sovrano di alta qualità/governativo rimarrà sotto pressione, sebbene riteniamo che i rendimenti obbligazionari aumenteranno solo in misura modesta. È possibile che si verifichi un ulteriore rafforzamento del dollaro statunitense, seppur inferiore rispetto all'attuale consensus, poiché il salto del 30% del dollaro a partire dalla metà del 2014 riflette già la nota divergenza tra le Banche Centrali.




Rischi geopolitici all'orizzonte

Se da un lato prevediamo un miglioramento dell'economia globale e rendimenti ragionevoli (o normali) per gli asset di rischio, sul fronte dei rischi geopolitici le attese sono differenti. La nuova e inesperta amministrazione Trump sarà sottoposta ad esame su più fronti, tra cui la Russia e la Cina. Le trattative sulla Brexit si preannunciano particolarmente dure mentre le elezioni in Francia e Germania metteranno alla prova la solidità della zona euro. La Siria e la Turchia sono ancora bloccate dalla crisi. Gli investitori dovrebbero riconoscere che la volatilità a breve termine può spesso avere la meglio sul miglioramento dei fondamentali. Tale incertezza latente costituisce un'opportunità per i veri investitori a lungo termine, ma è probabilmente causa di agitazione per coloro che sono più avversi al rischio.

Dave Lafferty, CFA, Chief Market Strategist di Natixis Global Asset Management


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