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08/02/2017

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Occupazione: un 2017 altamente imprevedibile

Maltagliati (CornerJob): il mercato del lavoro è emotivamente sensibile alla mancanza di certezze sul futuro del Paese, che affievoliscono le aspettative. E le aziende non hanno capito il cambio di paradigma

Il mercato del lavoro, contrariamente ai segnali positivi riscontrati nel terzo trimestre 2016, nell'ultimo trimestre ha vissuto un periodo di "congiunture astrali dissonanti". E anche il 2017 non si apre sotto i migliori auspici.
"Il mercato del lavoro", commenta Mauro Maltagliati, Co-Fondatore e CEO Italia di CornerJob, "è emotivamente sensibile. L'offerta risente infatti non tanto della situazione attuale, ma soprattutto delle aspettative rispetto al futuro. E il futuro è altamente imprevedibile".
Che cosa è cambiato rispetto ai, seppur timidi, segnali di ottimismo rilevati durante l'estate? "Tutto", risponde Maltagliati. "Già si parla di fallimento del Jobs Act. Io credo sia prematuro un giudizio di merito. Però non si può non guardare la realtà. È chiaro che l'efficacia di certe manovre sia quantificabile non certo nel breve periodo. Però ormai sono passati due anni e le evidenze sono davvero troppo timide. Inoltre, ed è la domanda che non mi faccio solo io, ma che anche le aziende e i candidati si stanno facendo, è quanto tempo si debba ancora aspettare.

Non si parte infatti da una situazione "a bocce ferme". Anche lasciandosi alle spalle le cicatrici di una crisi decennale, l'Italia si ritrova, ancora una volta, in una situazione di sostanziale stallo. Il governo è caduto e ha lasciato il passo a un nuovo governo 'di continuità', in attesa di nuove elezioni. E' quindi abbastanza improbabile che vengano intraprese nuove manovre 'strutturali' a sostegno del mercato del lavoro. E, infine, non possiamo non identificare, nelle recenti proposte di referendum (sul famigerato articolo 18, sui voucher ecc.), ulteriori elementi di destabilizzazione. Non saprei dire quanto necessari. Ma di una cosa sono certo. Di tutto c'è bisogno, tranne che di nuovi scossoni".
Un 2017 all'insegna del pessimismo quindi?
"Sostanzialmente sì, ma non sarà il pessimismo cosmico della crisi decennale. Fortunatamente, e le nostre rilevazioni lo dimostrano, soprattutto sulle fasce giovani, il 'sentiment' è diverso. Le aspettative sono focalizzate sul progetto di vita individuale, più che sulle variabili macroeconomiche. E quindi, per farla breve, provano e riprovano.

Non solo: il fenomeno sempre crescente delle startup dimostra che quello che non c'è, lo si inventa. Seppur più cautamente, anche gli over 50 sono su posizioni abbastanza analoghe. Molti hanno vissuto la perdita del lavoro, la mobilità e, grazie alla riforma Fornero, l'atterraggio nel paradiso pensionistico si è allontanato e non di poco. E quindi, superata la zona 'choc', anche loro stanno riprogettando una rinascita professionale".
Conclude Giovanni Dell'Orto: "sono d'accordo con Maltagliati nella misura in cui prevedere le evoluzioni del mercato del lavoro nell'immediato futuro è materia da veggenti, più che da analisti. Allo stesso tempo però vorrei aggiungere che, se le ultime vicende politico-istituzionali sicuramente non aprono orizzonti chiari, riscontro una certa rigidità, dal punto di vista delle aziende, verso un necessario cambio di paradigma. Ed è qui, secondo me, il nocciolo del problema. La 'rottura del contratto sociale' tra datore di lavoro e lavoratore non è ancora stata pienamente elaborata dalle aziende, che pensano di tenere ancora il 'coltello dalla parte del manico'.


Non è così. La selezione del posto di lavoro non è più un processo unilaterale e verticale. I millennials lo stanno dimostrando: anche il candidato ha voce in capitolo ed è completamente libero di scegliere la soluzione che gli assomiglia di più. E se non la trova risponde: no, grazie. Ma gli HR manager, questo no, purtroppo fanno ancora tanta, tantissima fatica a digerirlo. E di fronte a ciò non c'è Jobs Act che tenga".
 


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