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Editoriale
Se la BAT colpisce anche l'Italia
Da subito dopo l'elezione di Trump il tema che probabilmente ha avuto maggior eco è stato quello del protezionismo. Lo stesso presidente si era già mosso in modo molto forte ancor prima di entrare ufficialmente in carica. E molte imprese, soprattutto quelle automobilistiche, hanno promesso investimenti e assunzioni sul suolo USA. C'è chi naturalmente ha preso questa volontà di ridare vigore all'economia americana come un attacco diretto, l'immarcescibile Germania, che ha risposto piccata.
In realtà la questione riguarderebbe anche l'Italia. Per esempio, la minaccia di imposizione di dazi alle merci provenienti da fuori dai confini, segnatamente le automobili, minaccia di mettere in crisi anche chi produce la componentistica che queste montano a bordo. E la nostra catena di subfornitura ormai lavora quasi a pieno regime con le aziende tedesche e francesi. L'Italia è pur sempre un Paese esportatore, lavoriamo bene sia a livello di prodotto finito specie nel campo agroalimentare, sia a livello di semilavorati. E in America il made in Italy è apprezzato soprattutto per Food, Fashion e Forniture. Cosa accadrà alle nostre eccellenze?
Non è dato sapere se la Border Adjustment Tax (BAT) colpirà ogni genere di merce o solamente alcuni settori. Certo è che per le nostre aziende potrebbe sorgere qualche problema. Ma in caso di uscita dall'euro, molte cose potrebbero cambiare.
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