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21/12/2016

economia

Reflazione: l'ultimo tassello che mancava

Secondo il team di Anima, gli esiti elettorali in UK, USA e Italia, il passaggio dalle politiche monetarie a quelle fiscali e il rialzo dei tassi, sono alcuni pezzi di un puzzle che si stava componendo da tempo

Tassi in risalita, politiche fiscali, Brexit, elezioni negli Usa e referendum in Italia. Sono solo alcuni dei pezzi del puzzle dei mercati finanziari, con l'aumento dell'inflazione che rappresenta il tassello che va completare un quadro che si stava già delineando da tempo. Il motivo principale per cui i tassi stanno salendo è, appunto, il miglioramento delle aspettative di inflazione che si colloca unitamente ad altri due elementi: un quadro macro solido nel suo complesso, con gli Stati Uniti che stanno accelerando nell'ultimo trimestre e un'area euro, come ha detto lo stesso governatore della Bce, Mario Draghi, nella quale la crescita resta debole, ma prosegue. Inoltre, il meeting dell'Opec di Vienna ha dato un chiaro segnale sulla possibilità di apprezzamento del petrolio rispetto ai livelli attuali (Grafico 1), trovando un accordo sul taglio della produzione dell'oro nero. Infine, le politiche monetarie che sono meno espansive rispetto al passato e che si ritrovano al fianco, o addirittura sostituite, dalle politiche fiscali, che stanno andando nella direzione opposta.

Trump, in questo senso, va a rafforzare il fenomeno in corso, accelerando sul piano delle politiche espansive e, quindi, intensificando il movimento sui tassi.
Se ci si sofferma sul tema della possibile riforma fiscale, nonostante non se ne sia fatto cenno nel programma dei primi 100 giorni di governo, l'elemento rilevante è che esista una comunione di intenti tra il neo presidente e il suo partito sulla necessità di tagliare le aliquote sulla tassazione dei redditi di persone fisiche e imprese. Tale misura, insieme al probabile incremento della spesa pubblica infrastrutturale, costituisce in prospettiva un importante elemento di stimolo per l'economia. In base al programma di Trump, l'entità dei provvedimenti sarebbe tale da determinare un significativo aumento del deficit e del rapporto debito pubblico/PIL. È tuttavia lecito aspettarsi che, grazie anche al filtro esercitato dal Congresso, ci sia un ridimensionamento rispetto alle dichiarazioni elettorali. Il punto del programma di Trump che preoccupa maggiormente per le possibili implicazioni negative sulla crescita economica riguarda le politiche commerciali.

La possibile introduzione di misure protezionistiche preoccupa gli investitori per le implicazioni negative sul commercio e quindi sulla crescita globale. Resta da capire quali potrebbero essere i provvedimenti di Trump, anche se, come detto in precedenza, è prevedibile un approccio più cauto rispetto agli intenti elettorali. Non dimentichiamo, inoltre, che il rialzo dei tassi a cui stiamo assistendo, se confrontato con il trend degli ultimi decenni, è comunque ancora piuttosto modesto. Questo è uno dei motivi per cui ci aspettiamo che il fenomeno prosegua, che ci possa essere un ulteriore aumento dei rendimenti obbligazionari mondiali, anche se non sarà un processo lineare e non senza pause di riflessioni. Per quanto riguarda l'altro evento appena lasciato alle spalle, ovvero il referendum in Italia, conclusosi con la vittoria del "No", bisogna sottolineare come i mercati fossero già preparati a questo tipo di esito. Anche lo spread tra titoli di Stato italiano e tedeschi non ha subito movimenti rilevanti (Grafico 2), mentre resta volatilità sui mercati azionari, a causa di una maggiore incertezza politica che pesa sul sentiment del mercato in un contesto, quello del nostro Paese, di bassa crescita e di problemi legati al settore finanziario.


Spostando l'attenzione sul quadro macro globale, si può notare come nell'ultimo periodo ci siano stati segnali incoraggianti: gli indici di fiducia nel settore manifatturiero e dei servizi, che a livello globale restano in territorio espansivo e in aumento negli ultimi mesi. Questo scenario di solidità, unito alla crescente importanza di politiche fiscali espansive, delinea uno scenario di inflazione che vede alcune evidenze di normalizzazione in diverse aree a livello globale, specialmente negli Stati Uniti, e un concomitante miglioramento delle aspettative d'inflazione quotate sul mercato (intorno al 2,5% per gli Usa e 1,6% per l'area euro). Quali conseguenze ha questo cambiamento? Prima di tutto, c'è da sottolineare come ormai il mercato prezzi con una probabilità dell'80% un rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve a metà dicembre. Per quanto riguarda il 2017 la Fed ha comunicato come possibili due rialzi, ma è chiaro che questo scenario sia suscettibile di modifica, anche con un aumento dei rialzi, nel momento in cui la solidità del quadro macro abbinata alle politiche reflazionistiche di Trump possa portare a un aumento dell'inflazione.


Per quanto riguarda le altre banche centrali, esse rimangono in modalità espansiva, anche se il focus si sta sempre più spostando dalle politiche monetarie a quelle fiscali e al graduale processo di normalizzazione dell'inflazione. Alla luce di questo quadro, quindi, la view di Anima è di privilegiare moderatamente la classe azionaria. La volatilità data dall'incertezza riguardo le prossime mosse delle banche centrali può essere considerata come opportunità di ingresso, o di aumento dell'esposizione, all'interno del mondo azionario.
 


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