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14/12/2016

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Bruno (InfoJobs): le HR sono lo sceneggiatore del cambiamento aziendale

In un mondo che cambia bisogna sapersi reinventare, rivedere la propria posizione lavorativa e saper fare cose diverse. E' possibile solo se si è proattivi, autonomi e in grado di lavorare in team

La direzione Risorse Umane in un'azienda ha visto il suo ruolo cambiare nel tempo. Oggi è la vera protagonista del cambiamento aziendale e deve far sua una nuova filosofia basata sull'ascolto. I dipendenti chiedono sempre di più formazione per le soft skills, welfare aziendale e smart working, vere chiavi per attrarre talenti e mantenere le figure valide, e valutano l'azienda basandosi sui suoi valori e sulla sua reputazione. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Bruno, General Manager di InfoJobs.

Perchè vi definite dei pionieri?

InfoJobs è una piattaforma digitale di recruiting online presente in Italia da quasi 12 anni. Siamo quindi stati tra i pionieri del digitale applicato al recruiting. Questa posizione ci ha aiutato molto a seguire le costanti evoluzioni che ci sono state nel mercato del lavoro in Italia. Abbiamo la fortuna di essere in contatto con una platea molto alta sia di aziende che pubblicano offerte di lavoro, sia di candidati che applicano queste offerte. Abbiamo circa 6,5 milioni di profili registrati e circa 3mila aziende ogni mese pubblicano annunci su InfoJobs, per un totale di circa 45mila offerte di lavoro.

Questo se da un lato è molto interessante da un punto di vista di business, dall'altro ci aiuta molto a capire quali sono le tendenze. Possiamo dire di avere un grosso feeling con la nostra audience, il che ci permette di interrogarla periodicamente. Andiamo cioè a vedere quelli che sono i trend del momento, i topics più interessanti e a chiedere agli utenti quali siano i loro pensieri.

Parliamo dalla vostra survey: quali sono state le principali evidenze emerse?

Abbiamo intervistato un panel molto ampio di 260 aziende e 26mila candidati. Abbiamo rivolto loro domande parallele, che vertevano su due argomenti fondamentali: da un lato il cambiamento, e dall'altro i valori, la reputazione aziendale e le soft skills. Per quanto riguarda il cambiamento la cosa che è emersa con molto clamore è il fatto che questo non sia qualcosa di astratto ma invece di molto concreto ed è già in atto. Sette imprese su 10 in Italia hanno detto che il cambiamento è un fattore da cui sono già passati, attraverso processi di trasformazione aziendale. E addirittura 9 aziende su 10 vedono il cambiamento non come qualcosa di negativo ma come un qualcosa di positivo.

Vedono cioè positivamente tutte quelle aziende che sono aperte a un processo di cambiamento. E' una cosa che noi osserviamo da tempo, anche perché facciamo parte dell'economia digitale: in un mondo che va a velocità vorticosa non si può pensare di fare sempre le stesse cose, ma bisogna reinventarsi costantemente. E' probabile che le aziende che non hanno affrontato il cambiamento non siano più in grado di risponderci semplicemente perché non esistono più. E' quindi normale che le aziende che vogliono realmente sopravvivere debbano essere brave e pronte a reagire al cambiamento.
Partiamo dalle soft skills: si tratta di quelle competenze trasversali che non sono specifiche o inerenti ad una determinata professione o mansione, ma che sono applicabili a mansioni diverse. Sono quelle su cui bisogna investire e noi su questo insistiamo da tempo. Perché, tornando al cambiamento, in un mondo che cambia bisogna sapersi reinventare, rivedere la propria posizione lavorativa e saper fare cose diverse. E' possibile solo se si è proattivi, autonomi e in grado di lavorare in team; tutte cose che in passato erano meno richieste, ma che oggi vengono ricercate dalle aziende poiché sono differenzianti.



Un'altra cosa importante sono i valori e la reputazione aziendale. Sempre meno le persone sono interessate nella loro vita professionale ad un discorso meramente retributivo o di carriera. Hanno bisogno di altro. Sono sempre meno le barriere tra vita privata e vita professionale. Se mi affaccio ad una nuova professione, non dico che debba diventare una famiglia per me, ma un ambiente in cui posso vivere bene. E' importante in questa logica che le aziende siano in grado di raccontarmi bene cosa c'è per me nel contesto in cui vado a candidarmi come professionista, a parte la retribuzione e il contenuto del lavoro, cosa mi può dare l'azienda. Quindi in un mondo sempre più digitale è importante che le aziende investano in comunicazione, si sappiano raccontare e far conoscere i propri valori.

Cambiamento aziendale: a chi tocca il ruolo di promoter?

InfoJobs si rivolge ad una platea che si occupa di Risorse Umane, e una cosa interessante è che in un simile contesto di cambiamento la funzione HR, proprio perché è la più vicina alle persone, diventa un motore importante.


Non perché decide il cambiamento, la cui decisione viene presa dal management, ma perché la direzione HR ha tutti quegli strumenti che possono renderlo efficace. Ciò significa innanzitutto stabilire quali sono i nuovi i nuovi comportamenti, i nuovi valori che si vogliono mettere in pista e qual è l'azienda che si vuole al termine del processo di cambiamento. Una volta definito tutto questo, la funzione HR è, secondo una nostra definizione, lo sceneggiatore del cambiamento, visto che assegna i ruoli e che decide il chi fa cosa. E' quella che può realmente trasformare il cambiamento da una situazione astratta o decisa in tavoli strategici, in qualcosa di realmente vissuto, metabolizzato all'interno dell'azienda e quindi tradotto poi in comportamenti condivisi.

E come il management affronta il cambiamento, a partire dall'HR? 

Almeno a livello teorico, il management sembra più pronto rispetto alla realtà che riscontriamo tutti i giorni. Sembra anche abbia abbastanza chiaro ciò che devono fare. Un elemento interessante che dà da riflettere, riguarda una domanda che nella survey abbiamo fatto in merito ai tool più importanti nel cambiamento.


Qui abbiamo rilevato una discrepanza tra quello che ha risposto l'azienda e quello che hanno detto i candidati. Tante volte i responsabili di un'azienda pensano che in un processo di cambiamento sia importante creare momenti di aggregazione, fare team building, o tutto quanto possa essere un'attività extra lavorativa. Certo sono cose interessanti, ma ciò su cui i manager si concentrano poco è l'ascolto delle persone che lavorano in azienda. Infatti l'ascolto è stata una delle cose maggiormente richieste dai candidati. E' normale che se una persona deve operare su se stesso un processo di cambiamento, un manager debba conoscere quali siano le sue aspirazioni e cerchi di raccontare cosa c'è nel cambiamento per la persona specifica. Altrimenti sarà sempre difficile far "digerire" alla persona il cambiamento stesso.

Dal lato dipendenti, quali sono le richieste e le aspettative?

Come detto prima, la più rilevante è quella di essere ascoltati. Un'altra tematica molto importante, relativa ai valori delle aziende, è una richiesta di una maggior attenzione al benessere dei dipendenti.


E qui entrano in ballo il welfare aziendale da un lato e lo smart working dall'altro, tematiche che sono state molto discusse quest'anno. E sempre di più è importante anche per l'azienda capire. Poiché è ancora difficile per l'imprenditore comprendere quanto sia importante, quanto possa cambiare il paradigma e portare dei risultati l'adottare una politica efficace e condivisa di welfare aziendale oppure di smart working. Così come spostare il focus da quella che è la produzione in termini di orario lavorativo e di quantità di lavoro, ai risultati. I dipendenti devono essere sempre meno "dipendenti" e sempre più responsabili di quello che fanno.

Come vede l'andamento del mercato del lavoro dopo il Jobs Act?

Noi abbiamo raccontato già negli anni passati, in periodo non sospetti e pre-Jobs Act, come il mercato del lavoro si stesse muovendo. Alcune dinamiche c'erano già da tempo ma avevano soltanto difficoltà ad esser colte. Sicuramente il Jobs Act nell'immediato ha dato una forte spinta e un grosso impulso, perché ha dato quel coraggio - più che degli strumenti pratici - di cui le aziende avevano bisogno per ricominciare a muoversi.


Però c'è anche un altro fatto: le aziende ad un certo punto devono comunque muoversi, indipendentemente che le riforme ci siano o no. In un mondo che sta cambiando costantemente ad un certo momento la forza per muoversi la devono trovare anche dall'interno. Quindi, le riforme sono importanti perché facilitano, ma è altrettanto importante che la classe italiana trovi un nuovo impulso e si svegli.

Quali sono le skills più richieste, soprattutto a livello manageriale?

InfoJobs si rivolge a un target generale su tutto il mondo del lavoro in Italia. Detto questo, oggi il manager deve avere una capacità molto ampia di guardare al proprio personale, avere una visione a 360 gradi e riuscire ad ascoltare le persone che lavorano nell'azienda. E' una capacità importante poichè la generazione che c'è oggi è molto diversa da quella che c'era 20 anni fa. Se si continua a seguire vecchie logiche, magari chiedendo sempre e solo produzione, senza chiedere altro, allora probabilmente non si è manager vincenti.

A livello di trend, quali posizioni pensate che emergeranno come richieste nel 2017?

InfoJobs è un'azienda tecnologica e digitale, quindi siamo immersi in questo mondo e lo vediamo molto da vicino.


Le professioni digitali, i settori che hanno a che vedere con la tecnologia - ICT in primo luogo, ma anche TLC e telefonia - sono trainanti e continueranno ad esserlo. Sono comparti su cui vi sono attualmente problemi di matching tra domanda e offerta, poiché le posizioni richieste sono tante, molto qualificate, e spesso le aziende hanno difficoltà a incontrare le professionalità che cercano. E' quindi importante che anche il sistema formativo investa nella formazione di questo tipo di professionalità che peraltro sempre più saranno quelle del futuro. Ma non solo. Anche per le professionalità più tradizionali e ordinarie le soft skills - intese come la capacità di comprendere le tecnologie digitali e di sapersi muovere in una società digitale - sono sempre più importanti e richieste.
Dopo la tecnologia il comparto più importante in un contesto di business sono le vendite, dove però anche qui è sempre più richiesta la capacità proattiva e quella di vendere anche in maniera consulenziale.

Quali sono, secondo la vostra esperienza, le più efficaci modalità di attrazione dei talenti?

Le aziende devono puntare molto sulla comunicazione di loro stesse, sulla comunicazione dei propri valori, ma anche sul raccontare bene che cosa cercano.


Ormai il divario la domanda e offerta è ampio, e se si vogliono attrarre le professionalità giuste, il talento che serve all'azienda in un determinato momento, occorre spiegare molto bene che tipo di persona si cerca. Molte volte noi facciamo anche opera di evangelizzazione e di formazione nei confronti delle aziende che pubblicano su InfoJobs, per spiegare loro che un annuncio standard non va più bene, poiché non è differenziante. E' possibile che un'azienda cerchi una persona di un certo tipo e un'altra di una tipologia diversa, pur a parità di mansione. E' quindi importante capire. Anzi, far capire: innanzitutto che cosa fa l'azienda, poi la tipologia di ambiente lavorativo in cui si inserirà il candidato, e quindi la mansione specifica ricercata.
Dal lato candidato il problema è speculare. Occorre investire nel proprio personal brand. Questo è ormai a 360 gradi, quindi non riguarda solamente il CV, ma anche come ci si presenta, a partire dal proprio profilo social o qualunque altro aspetto digital, poiché ormai le aziende guardano anche a questo.

Il talento è innato o si può far crescere?

Il talento non è qualcosa di innato ma si può sviluppare.


E anche questo è un messaggio importante per le aziende: non si deve pensare che il talento si cerca solo all'esterno, ma ci sono molte possibilità di sviluppare talenti già presenti all'interno. Quindi è importante la formazione. E anche qui l'HR ha una funzione fondamentale per lo sviluppo delle skill che servono, che tante volte sono presenti in azienda ma non ce ne si rende conto. Tutti abbiamo un potenziale. In molte aziende c'è una scarsa conoscenza delle potenzialità dei propri dipendenti: persone che non rendono in un determinato contesto, diventano dei fuoriclasse in un altro contesto. Talento è quello che ti serve, in quel momento, in quel contesto.  


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