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Editoriale
L'allarmismo infondato per il voto
Terrorismo finanziario. Questo è e non altro ciò che viene operato dai media ai danni della popolazione italiana. Dopo Confindustria (e il suo giornale) e istituzioni varie, è stato il turno del Financial Times, che ha pronosticato il default otto banche nazionali in caso di vittoria del NO al referendum. Che cosa unisca le due vicende, mistero. Ma intanto anche Juncker fornisce il suo appoggio (non richiesto e ben oltre il limite dell'ingerenza) al governo Renzi, con cui porta avanti da tempo una simpatica commediola sulla flessibilità dei parametri di Maastricht. E a livello dell'establishment europeo si evocano disastri e catastrofi in caso di bocciatura del referendum, con conseguente arrivo della Troika e l'Italia che finisce come la Grecia. Eppure The Economist (autorevole come il FT e che ha la famiglia Agnelli nel Board) si è schierato per il No, mentre moltissime case di investimento internazionali in queste settimane hanno ammesso in vari report di non temere grossi scossoni in caso di perdita del Sì. Anzi, business as usual. Sintomo che l'allarmismo è infondato. Come per la Brexit e per l'elezione di Trump, qualcuno gioca la carta della paura (oltre che dell'ignoranza), sperando che sia questa a forzare la mano a chi vota. Finora quest'anno gli è andata male.
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