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30/11/2016

economia

La crescita dei dividendi negli Stati Uniti rallenta sui minimi dopo la crisi

Crooke (Henderson GI): è possibile che la crescita sottostante l'Europa quest'anno superi il Nord America, ma non è bastata a compensare l'imprevista debolezza in altri Paesi come Cina, Australia e Regno Unito

Nel terzo trimestre, i dividendi globali sono scesi a 281,7 miliardi di dollari, in calo del 4,0% rispetto all'anno precedente, secondo l'Henderson Global Dividend Index. È stata la peggiore performance dal secondo trimestre del 2015. Questa flessione è attribuibile a tre fattori principali. Primo, il calo dei dividendi straordinari soprattutto negli Stati Uniti.
Secondo, il terzo trimestre è il picco stagionale in regioni che in questo momento presentano una crescita dei dividendi più lenta, come i mercati emergenti, l'Australia e il Regno Unito. Infine, la crescita dei dividendi negli Stati Uniti ha rallentato. Essendo il paese che contribuisce di più ai dividendi, un suo rallentamento produce un impatto rilevante. Su base sottostante, ovvero rettificato per i tassi di cambio, per i dividendi straordinari e altri fattori, il totale globale è sceso dello 0,3%. Vediamo i dati di sintesi.
- I dividendi globali sono scesi del 4,0% nel terzo trimestre attestandosi a 281,7 miliardi di dollari, la peggiore performance dal II trimestre 2015.


- Il calo dei dividendi straordinari negli Stati Uniti ha prodotto un impatto rilevante sul dato complessivo, ma anche la crescita sottostante è rallentata.
- Fattori stagionali nelle aree più deboli, come Cina, Australia e Regno Unito.
- I dividendi su base sottostante (ovvero rettificati per i dividendi straordinari, le oscillazioni dei tassi di cambio e altri fattori) sono scesi dello 0,3%.
- I dividendi totali su scala globale per il 2016 prevedibilmente saranno di 1.160 miliardi di dollari.

Gli Stati Uniti rappresentano il 40% dei dividendi globali, pertanto le tendenze di questo paese producono un impatto rilevante. Le distribuzioni sono scese del 7,0% a quota 100,4 miliardi di dollari nel 3° trimestre, principalmente perché non si sono ripetuti i dividendi straordinari molto alti del 3° trimestre dello scorso anno. Comunque, la crescita sottostante è stata del 3,0% soltanto, il tasso di crescita più basso negli Stati Uniti dalla crisi finanziaria, che conferma una decelerazione iniziata circa un anno fa. Il rallentamento è collegato a un calo della crescita degli utili negli USA dovuto in parte al dollaro forte, e riflette anche l'aumento dell'indebitamento delle imprese americane che di conseguenza sono più prudenti con i flussi di cassa.


La debolezza del 3° trimestre riflette inoltre i picchi stagionali nelle aree in cui la crescita del dividendo è più debole, ovvero Australia, Cina e altri mercati emergenti, e Regno Unito. Le società australiane pagano la maggior parte dei dividendi nella regione Asia-Pacifico (Giappone escluso), e oltre il 40% del totale annuale del paese viene distribuito nel 3° trimestre. È stata la performance peggiore della regione, con un calo del totale (18,2 miliardi di dollari) del 6,9% in termini complessivi, nonostante il rafforzamento della valuta.
Il calo dei dividendi sottostanti in Australia del 10,2% dipende da BHP Billiton, conglomerata del settore minerario, che ha tagliato il dividendo di oltre 2 miliardi di dollari nel 3° trimestre, seguita a ruota dalla concorrente più piccola Rio Tinto. Le società finanziarie sono i principali erogatori di dividendi in Australia, con il 60% del totale annuale. I dividendi bancari finora hanno resistito nonostante i timori di un boom del credito nel paese e la possibilità di nuovi controlli sul capitale obbligatorio. ANZ ha rappresentato un'eccezione, il nuovo CEO ha tagliato leggermente il dividendo per proteggere i capital ratios.


I dividendi nei mercati emergenti sono scesi per il terzo trimestre consecutivo. I dividendi complessivi sono scesi del 7,1% a 42,9 miliardi, quelli sottostanti del 7,7%.
In Cina, di gran lunga il principale pagatore nei mercati emergenti, i dividendi sono sotto pressione. Il 2016 registrerà il secondo calo annuale consecutivo per la Cina. Le società cinesi stanno riducendo i payout ratios, soprattutto nel settore bancario, che sta cercando di proteggere la situazione patrimoniale, vulnerabile nei confronti delle sofferenze. Per esempio, China Construction Bank, il principale pagatore al mondo nel terzo trimestre, quest'anno ha tagliato il dividendo di 1,8 miliardi di dollari a 10,0 miliardi di dollari. Complessivamente le banche rappresentano oltre l'80% dei dividendi cinesi e questo spiega perché il totale in Cina è sceso del 4,5% a 24,6 miliardi di dollari, con un calo su base sottostante del 10,8%.
Gli investitori globali nel mercato azionario britannico hanno registrato un calo del 13,9% su base annua nel 3° trimestre a 26,3 miliardi di dollari, dovuto principalmente alla svalutazione della sterlina dopo il voto sulla Brexit.



I dividendi sottostanti nel Regno Unito sono scesi del 2,9% a causa dei profondi tagli operati dalle grandi società minerarie quotate nel Regno Unito, come Glencore, e da parte di Rolls Royce.
Il 3° trimestre non è una stagione rilevante per i dividendi in Giappone ed Europa. In Giappone continua il rapido aumento dei dividendi complessivi grazie alla forza dello yen, ma la crescita sottostante è lenta a causa degli utili aziendali sotto tono. Per l'Europa sarà un anno positivo. La Spagna si distingue nel 3° trimestre, e i dividendi nel paese sono più contenuti rispetto ai vicini europei, pertanto questo fattore maschera la forza in altre aree della regione. Henderson ha rivisto leggermente al ribasso le stime per l'intero anno, prevediamo una crescita complessiva dello 0,9% su base annua che equivale a una crescita sottostante dell'1,0%. I dividendi globali si attesteranno probabilmente sui 1.160 miliardi di dollari.
Secondo Alex Crooke, Responsabile Global Equity Income di Henderson Global Investors, "la crescita dei dividendi globali è stata debole quest'anno. La tendenza più significativa è la riduzione della crescita dei dividendi negli Stati Uniti, oggi sui minimi dal lancio dell'indice nel 2009.


Non ci sembra un importante fattore di preoccupazione, dato che la crescita dei dividendi negli USA è tornata su ritmi più sostenibili dopo un paio d'anni di espansione a doppia cifra. Gli Stati Uniti sono stati il motore dei dividendi globali negli ultimi due anni, pertanto il rallentamento nel paese spiega la decelerazione della crescita dei dividendi su scala globale. Con una buona performance in Europa, è possibile che la crescita sottostante della regione quest'anno superi il Nord America, ma non è bastata a compensare l'imprevista debolezza in altre regioni come Cina, Australia e Regno Unito. La nostra ricerca mostra che il reddito degli investitori in alcune regioni del mondo dipende da pochi settori, o da un gruppo ristretto di società. Inoltre, i tassi di cambio sono stati molto volatili ultimamente. Di conseguenza, un approccio globale al reddito riduce questo rischio e amplia le opportunità disponibili, consentendo agli investitori di avvicinarsi a titoli con prospettive di crescita dei dividendi interessanti che altrimenti non sarebbero disponibili sui mercati locali".
I rendimenti passati non sono garanzia dei risultati futuri. Gli investimenti internazionali comportano rischi specifici e una maggiore volatilità rispetto a quelli effettuati solamente nel Regno Unito.


Tali rischi comprendono oscillazioni dei tassi di cambio, instabilità economica o finanziaria, mancanza di informazioni finanziarie puntuali o affidabili e sviluppi normativi o politici sfavorevoli.


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