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Editoriale
Banche: l'elefante tedesco e la zanzara italiana
Tutti i mercati si dicono preoccupati per lo stato di salute di MPS, che certamente non sta bene, ma non rappresenta certo il principale problema bancario all'interno della zona euro. Diciamo le cose come stanno, la banca senese è sicuramente in grossi guai (ha una redditività nebulosa e sofferenze notevoli, i famigerati NPL), ma è nulla rispetto ad altre banche francesi e soprattutto tedesche.
Per esempio, Deutsche Bank ha appena ricevuto una sanzione dal governo USA per i giochetti sui subprime pari a 14 mld a fronte di una capitalizzazione dell'istituto tedesco di poco superiore. Un problemino di dimensioni di gran lunga superiori a quelle della banca italiana. Possiede un volume di subprime pari a varie volte il PIL europeo, ma va tutto bene. Peraltro, il suo titolo in borsa è in caduta libera da tempo e l'andamento grafico ricorda fin troppo quello della Lehman Brothers. Ma è la banca italiana su cui si focalizzano i media internazionali, con un assordante silenzio sulla banca tedesca. Per loro il problema sistemico è la zanzara italiana e non l'elefante tedesco, seppure anche l'FMI abbia detto il contrario. Anche i sassi sanno bene che, in caso di necessità, la Berlino degli Scheauble dei Weidmann fanno carta straccia degli accordi europei (come accade per le Sparkasse in questi giorni), facendo intervenire energicamente lo stato. Proprio quello che a noi da Bruxelles viene negato con una evidente vigilanza asimmetrica. Non si ferma quindi la distruzione del nostro sistema creditizio, già iniziata con Venetobanca e Banca Popolare di Vicenza, proseguita con MPS e che rischia di coinvolgere persino Unicredit. Prima di lasciare che il nostro sistema bancario e di risparmio finisca preda della finanza straniera, non sarebbe il caso di far qualcosa? Almeno fino a quando saremo ancora uno stato sovrano.
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