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31/08/2016

economia

I 10 miti delle soluzioni Multi Asset

Hille (Deutsche AM): quello che c'è di vero e di falso nelle principali domande o timori che si pongono gli investitori su questa tipologia di investimenti

Quando si parla di soluzioni Multi Asset si assiste spesso a posizioni molto differenti tra loro, spesso divergenti. Vediamo di fare un po' di chiarezza attraverso degli esempi.
Timori e discussioni più frequenti tra chi è favorevole e chi è contrario:
1. Le soluzioni Multi-Asset equivalgono ai fondi bilanciati?
2. La diversificazione dei Multi-Asset non funziona più?
3. Sono presenti al momento giusto nelle classi di investimento con la performance migliore?
4. La performance è dettata dalla allocazione strategica, non dalla gestione tattica o dalla selezione dei singoli titoli?
5. Le soluzioni Multi-Asset non sono adatte agli investitori istituzionali?
6. Il risk-overlay costituisce una strategia di out-performance?
7. I gestori Multi-Asset-sono obbligati a investire in classi che non comprendono?
8. Le commissioni sono già esorbitanti e sono destinate a crescere ulteriormente?
9. E' solo la debolezza dei fondi azionari attivi a giustificare il successo die Multi-Asset?
10. I fondi Multi-Asset non sono altro che Hedge-Fund meno costosi?

Risposte

Mito n° 1: Le soluzioni Multi-Asset non sono altro che semplici fondi bilanciati, ma "confezionati" in modo più elegante?
Ver
o, ma solo in parte.

Esattamente come in altre categorie di fondi attivi se ne trovano molti che non si discostano mai dall'indice di riferimento, molti prodotti venduti con l'etichetta "Multi-Asset" sono in effetti molto simili ai buoni vecchi fondi bilanciati. Per esperienza posso affermare che circa un terzo di queste soluzioni sono composte da quote fisse in azioni e obbligazioni e di fatto seguono sempre e di pari passo i benchmark statici. Esistono tuttavia altrettanti prodotti, in cui l'asset allocation strategica viene gestita in modalità estremamente attiva. Di conseguenza si hanno prodotti posizionati ai primissimi posti della classifica in termini di performance e ciò serve a stimolare notevolmente i flussi d'investimento. Rimane poi circa un terzo di altri prodotti che a nostro avviso riesce a ottenere rendimenti di altissimo livello da budget di rischio predeterminati.

Mito n° 2: Con le soluzioni Multi-Asset gli investitori diversificano ampiamente i rischi; tuttavia è proprio questa diversificazione che non funziona più.
Falso
. Negli ultimi tempi si è registrato un aumento in termini di andamento parallelo e sincrono nelle diverse categorie di investimento, anche se le interazioni, ad esempio, tra obbligazioni e azioni sono state meno stabili rispetto ad alcuni anni fa.

Ciononostante continua a valere ancora lo stesso principio: il rischio connesso ad un portafoglio diversificato è sempre inferiore al rischio delle singole parti di tale portafoglio. Se 15 classi di asset e valute vengono combinate in un portafoglio Multi-Asset globale con un rischio medio (8% di volatilità), la somma dei singoli rischi si abbasserà di circa il 30%. Per trovare correlazioni negative, non è nemmeno necessario azzardarsi ad entrare in territori esotici. In effetti dall'inizio dell'anno l'indice azionario Euro Stoxx 50 Index ha perso ben -6,4%, mentre l'indice dei prestiti obbligazionari europei della categoria "Investment Grade" ha invece guadagnato 2,1%.

Mito n° 3: Il vero segreto nel Multi-Asset-Management consiste nell'essere presenti al momento giusto nelle classi d'investimento che hanno la performance migliore.
Vero
, in teoria. I giorni in cui la performance viene raggiunta non sono molti. Di fatto il Dax negli ultimi 20 anni ha guadagnato mediamente il 7%. Se si escludono i 5 o 15 giorni di negoziazione più neri, il rendimento - ad esempio nel periodo dal 1995 fino a fine 2015 - sale già al 9%, o al 12% all'anno.


Al contrario, la performance si abbassa in modo significativo, se si sono mancati i migliori 5 o 15 giorni di negoziazione. In questo caso gli incrementi registrati saranno solo del 4,5%, se non addirittura dell'1,5%.
Ma esattamente come è impossibile che un campione di decathlon eccella in tutte le discipline, non esiste nemmeno un gestore che riesca ad individuare sempre e correttamente il momento giusto e più opportuno per entrare o uscire dalle diverse asset class. Pertanto, invece di fare un "timing" quotidiano del mercato, i risultati ottenuti risulteranno migliori, se il gestore ricercherà modelli di più lungo termine nell'ambito di una serie particolarmente ampia di classi d'investimento.

Mito n° 4: Nelle soluzioni Multi-Asset "la parte del leone" della performance è fatta dalla allocazione strategica; la gestione tattica o la selezione dei singoli titoli è invece un'attività che non dà molto valore.
Vero,
in linea di principio. Ma nel frattempo si è visto che, per raddoppiare il proprio patrimonio con titoli del governo tedesco a 10 anni, un investitore impiegherebbe ben 350 anni. Ciononostante molti investitori non possono o non vogliono accettare di avere nel proprio portafoglio una quota azionaria più grande.


In questo contesto ciascun punto base in più conta moltissimo ai fini del rendimento. E i Gestori Multi-Asset validi riescono, mediante un'asset allocation tattica e flessibile come pure selezionando i singoli strumenti, ad ottenere tra i 75 e i 150 punti base all'anno.

Mito n° 5: Le soluzioni Multi-Asset non sono per nulla adatte agli investitori istituzionali. Ha molto più senso che loro l'asset allocation se la facciano per conto proprio.
Calma!
Chi in passato non è stato del tutto maldestro, è riuscito ad ottenere, anche solo mediante una asset allocation strategica, il rendimento richiesto, senza praticare una asset allocation tattica o una copertura del rischio configurata in modo specifico per il singolo portafoglio (risk-overlay). Con la più semplice delle allocazioni (60% in obbligazioni e 40% in azioni) un investitore statunitense è riuscito negli ultimi 15 anni a totalizzare un bel 4,2% all'anno. Ma nel frattempo la politica monetaria delle banche centrali ha cambiato il mondo. Qualora nell'attuale contesto un investitore istituzionale necessiti ad esempio di un prodotto Total Return, che gli assicuri una redditività finanziaria annuale del 3% con perdite che non superino il 5% all'anno, dovrà per forza praticare una asset-risk allocation estremamente flessibile e impiegare derivati; dovrà tuttavia essere preparato ad entrare nell'area delle asset class quali le obbligazioni statunitensi ad alto rendimento affrontando adeguatamente tematiche quali la volatilità.


Ma non molti dei grandi investitori istituzionali dispongono dell'infrastruttura necessaria o del risk-overlay richiesti in tal senso.

Mito n° 6: Se non si registrano perdite, le stesse non devono nemmeno essere recuperate. Pertanto il risk-overlay costituisce una strategia di out-performance.
Falso.
Perché il risk-overlay è molto simile a un'assicurazione, che in generale costa del denaro. Quindi, per tale motivo gli investitori dovrebbero rinunciarvi? Ovviamente no. Quello che conta veramente è essere in grado di dimensionare correttamente i risk budget. Questi non dovrebbero essere troppo bassi per tutelare solo la "comfort zone" di un investitore, bensì essere di entità tale da riuscire a proteggerlo efficacemente quando le perdite si fanno veramente pesanti. Se la "comfort zone" risulta già essere assicurata, il risk-overlay diventa una strategia costosa. Perché anche se si esce quando i mercati scendono, nel momento in cui i mercati riprendono a salire è decisamente troppo tardi per rientrare. Ciò può costare anche da 100 a 200 punti all'anno. Nei portafogli, in cui il rendimento atteso spesso non supera il 3% o il 4% all'anno, questo è decisamente penalizzante.




Mito n° 7: per poter offrire prodotti appealing, al giorno d'oggi i Gestori Multi-Asset-sono obbligati a investire in classi di investimento che loro stessi non conoscono o non comprendono.
Falso. Persino nell'attuale contesto di mercato basta inserire in portafoglio un 85% di asset class tradizionali, per raggiungere sicuramente gli obiettivi di rendimento e diversificazione. Ovviamente il resto dovrà essere ottenuto mediante asset quali immobili, infrastrutture (strumenti di debito e diritti di partecipazione) oppure con crediti garantiti. Un Multi-Asset-Manager dovrebbe pertanto conoscere perfettamente l'ambiente o essere in grado di acquistare a fronte di una precisa selezione.

Mito n° 8: Le soluzioni Multi-Asset rientrano tra i pochi prodotti con i quali il settore dei fondi riesce ancora a fare soldi. Per tale motivo le commissioni sono già esorbitanti e destinate a crescere ulteriormente.
È troppo presto per dirlo. Questo perché le soluzioni Multi-Asset risultano essere costose solo quando la performance non quadra alla luce dei costi. La suddetta affermazione potrebbe rivelarsi veritiera solo nel caso in cui si fosse richiesto un consolidamento dei prodotti lungo un intero ciclo del mercato dei capitali.


Inoltre, non siamo dell'avviso che le commissioni siano destinate a salire ulteriormente. Anche perché attualmente sul mercato ci sono diverse soluzioni Multi-Asset sviluppate sulla base di strumenti passivi. E così come nel caso degli ETF per i Single-Funds attivi, questi prodotti diventeranno un benchmark per la performance dei fondi Multi-Asset attivi.

Mito n° 9: Secondo Standard & Poor's, quattro su cinque dei fondi azionari a gestione attiva offerti in Europa negli ultimi cinque anni non sono riusciti a fare meglio del rispettivo benchmark. È solo la debolezza di questi prodotti e non la forza dei fondi Multi-Asset a giustificare il motivo del successo di questi ultimi anni.
Falso. Il successo dei Fondi Multi-Asset si basa sulla loro capacità di massimizzare il rendimento nell'ambito di un profilo di rischio predeterminato. La chiave di volta è un portafoglio caratterizzato da un comportamento asimmetrico che, in presenza di un aumento dei prezzi, segue il grosso della tendenza al rialzo, mentre nel caso di cedimenti, subisce solo una parte delle perdite. Un profilo di rischio di questo tipo non lo si riuscirebbe a ottenere neanche mediante la combinazione statica dei migliori singoli fondi attivi.


Nel 2015 le materie prime, ad esempio, hanno perso in media -24,7%. In termini di andamento, il massimo registrato è stato di +1,1%, il minimo è stato di -26,5%. L'indice MSCI World Index nel suo picco massimo è cresciuto di 7,2 %, mentre il minimo si è attestato a 7,5% e alla fine il rendimento sull'intero anno è stato pari a -0,9%. Per contro, prodotti Multi-Asset di buona qualità evitano agli investitori di essere colpiti dai mal di pancia legati a queste corse in otto volante.

Mito n° 10: I fondi Multi-Asset non sono altro che Hedge-Funds meno costosi.
Vero, almeno per quanto concerne gli ultimi cinque anni. La performance di un Hedge-Fund medio deriva pertanto per una grande parte dall'andamento globale di mercato delle classi di asset presenti in portafoglio. Risultato: i prodotti Multi-Asset negli ultimi cinque anni hanno superato anno dopo anno la performance degli indici di Hedge-Funds ampiamente diversificati, misurata in termini di rendimento assoluto e corretto per il rischio. Ovviamente esistono anche strategie di Hedge-Funds con un buon rapporto costi-benefici. Tuttavia, i Fondi Multi-Asset di ottima qualità costituiscono spesso l'alternativa meno costosa e più trasparente.




Christian Hille, Head of Multi Asset EMEA, Deutsche Asset Management


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