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Editoriale
Se la disoccupazione non cala
Talvolta i numeri possono essere impietosi e mostrare una realtà diversa dallo storytelling dei media.
Secondo l'Istat, in Italia nel 2015 ad aprile i disoccupati erano 3.079.000 mentre un anno dopo sono 2.986.000. Una differenza che pare significativa (-3%) ma che si dimostra poca cosa, tenendo conto che molti precari sono semplicemente stati regolarizzati grazie ai bonus fiscali del Jobs act, ora terminati. E infatti la tendenza del tasso è al rialzo e siamo all'11,7% rispetto al 10,2 della UE19.
Il tasso di occupazione è salito, e ora siamo al 56,9% (+1,0%), un dato però ancora lontano dalla media degli altri Paesi, come Germania o Francia.
La disoccupazione giovanile (36,9%) ci vede nelle ultime posizioni dell'eurozona, appena davanti a Grecia, Spagna e Croazia.
Segnali che indicano come la crisi sia molto lontana dal vedere una soluzione.
E che il lavoro rimanga uno dei punti chiave di maggior tensione sociale lo testimonia lo scontro feroce in atto in Francia, dove la Loi de travail approvata a colpi di fiducia da Hollande ha scatenato violente proteste. Tutto il contrario di quando fu approvato il Jobs act in Italia, una legge molto simile e che in comune ha il ridimensionamento delle tutele dei lavoratori e del welfare, e una compressione dei salari.
Là si manifesta per le strade, qui si festeggiava con i selfie. Forse perchè è stata raccontata in maniera diversa dai media?
La continua ricerca della compressione salariale non è la soluzione al problema della disoccupazione. E questo vale per tutti.
Meno soldi in tasca alle famiglie porta unicamente alla deflazione, che, infatti, prosegue imperterrita nell'eurozona nonostante gli inutili sforzi di Draghi.
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