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18/05/2016

economia

Konichiwa Japon!

Beffy (Exane BNP Paribas): arrivano due lezioni dai giapponesi. Un sistema bancario europeo sano deve ridurre i crediti inesigibili, e l'assenza di coordinazione tra le differenti politiche economiche ha un impatto deflazionista per l'Europa

Dopo aver giustamente evidenziato l'interesse di acquistare asset rischiosi due mesi fa, il nostro indicatore tattico globale che misura l'avversione al rischio (OGRI) invia attualmente dei segnali più contrastanti. In una fase di mercato in cui la correlazione tra le differenti asset class è in calo, i fondamentali diventano più importanti nel breve periodo. Per quanto riguarda l'economia mondiale, il nostro indicatore sul commercio internazionale (ELIT) è rimasto stabile ad aprile, consolidando il rialzo dello scorso mese. Continuiamo ad aspettarci una ripresa dell'attività manifatturiera globale supportata da Stati Uniti e Cina, sebbene i leading indicators si siano indeboliti in Europa e in Giappone durante questo mese.
Lunedì scorso abbiamo, inoltre, organizzato una conferenza a Parigi sull'Abenomics e sul confronto tra l'Europa e il Giappone. La prossima settimana incontrerò dei funzionari giapponesi a Tokyo per discutere delle differenze e delle similitudini tra l'Europa e il Giappone. Questo confronto non data ieri e vi sono delle nette differenze tra le due economie.

Tuttavia credo che l'esperienza giapponese possa aiutarci a comprendere alcuni temi attualmente delicati per l'economia europea.
Il primo problema è la fragilità del sistema bancario europeo. Un contesto con bassa crescita nominale rallenta la riduzione dei crediti inesigibili presenti nello stato patrimoniale delle banche in un momento in cui i margini d'interesse netti sono sotto pressione a causa dei bassi tassi d'interesse. Questa situazione si trasforma in un problema di grande portata quando le banche sono il fulcro del finanziamento dell'economia, come è il caso in Giappone ed Europa dove il loro bilancio rappresenta più del 300% del PIL (vs 100% negli Stati Uniti). I nostri analisti che seguono il settore bancario (Alicia Chung e Guillaume Tiberghien) hanno anche evidenziato in uno dei loro studi recenti che uno scenario alla giapponese con tassi bassi per un lungo periodo di tempo potrebbe compromettere la valorizzazione delle banche.
In un contesto di tal tipo, l'assenza di reazione sul fronte dell'inflazione, attesa a seguito delle misure adottate dalla BCE nell'ultimo anno suscita timori.

La BCE è stata l'istituzione europea maggiormente credibile, e se gli investitori cominciano a mettere in dubbio l'efficacia dei suoi interventi, è difficile credere che troveranno un maggiore appoggio nelle politiche fiscali o nelle riforme strutturali in Europa. In particolare, riteniamo che un rilancio fiscale coordinato e credibile finanziato dalla Banca Centrale attraverso un QE o attraverso altre misure più dirette sia la chiave per permettere agli investitori di avere fiducia nei confronti delle istituzioni economiche europee in occasione della prossima crisi economica. Purtroppo, le regole europee in materia di bilancio sono estremamente complesse. E vi è anche una mancanza di fiducia tra Paesi che non parlano la stessa lingua su diversi argomenti come le riforme strutturali e l'adeguato livello di deficit di bilancio, e che non si trovano di fronte agli stessi vincoli.
Da un punto di vista più fondamentale va evidenziato che l'assenza di coordinamento è maggiore in Europa che in Giappone. A differenza del Giappone, i responsabili politici europei hanno compreso rapidamente la gravità della situazione economica dato che l'ultima crisi finanziaria è stata una sorta di campanello d'allarme.


Ma il caso italiano mostra che l'Europa ha preferito, in alcuni casi, la strategia giapponese che consiste nello sperare che la situazione si sistemi riducendo al minimo i problemi del sistema bancario. Appare particolarmente preoccupante il fatto che numerosi errori di politica economica possono essere attribuiti ad un'assenza di coordinamento tra le politiche monetarie, fiscali e strutturali in Giappone nel 1990 e all'inizio del 2000. L'Europa sembra ancora meno attrezzata su tale punto tenuto conto dell'assenza di un quadro istituzionale europeo, della frammentazione dei canali di decisione e della complessità delle organizzazioni europee.
Per concludere, il Giappone non è più in deflazione ma si trova ancora in un contesto di bassa inflazione e l'economia è attualmente in difficoltà. Nonostante i limiti della politica economica di Shinzo Abe, la sua politica ha il merito di aver mostrato una volontà ben precisa. Sebbene le riforme strutturali possano essere giudicate deludenti, il simbolo delle tre frecce lanciate allo stesso tempo ha una chiara valenza; tuttavia per venir fuori da un periodo di deflazione è necessaria una maggiore coordinazione tra la politica monetaria, fiscale e strutturale.


Un'altra condizione è un sistema bancario sano. Tenuto conto dell'esperienza giapponese, è possibile affermare che una crisi bancaria è davvero finita quando il ratio dei crediti inesigibili è basso, i margini di interesse netto sono a livelli "normali" e l'economia è meno banco-centrica. L'Europa non si trova ancora a tale stadio.

Pierre Olivier Beffy, Chief Economist di Exane BNP Paribas


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