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13/01/2016

economia

Che anno sara' il 2016 per gli investitori

Secondo Longo e Diodovich (IG), i mercati saranno ancora dominati dalla forte volatilità. Molti sono i rischi al ribasso in grado di influenzare il sentiment degli investitori

Si è ormai chiuso il 2015, un anno che ha riservato molte sorprese. L'anno è iniziato con il ritorno al centro della scena dei mercati della crisi greca ed è terminato con la decisione della Federal Reserve di alzare il costo del denaro, dopo 7 anni di tassi d'interesse fermi a zero. In mezzo ci sono stati: il lancio del Quantitative Easing della Bce, i timori sul rallentamento della Cina e il continuo calo dei prezzi del greggio.
Ma gli investitori hanno già l'attenzione rivolta agli eventi che potrebbero influenzare i mercati il prossimo anno. Tra gli altri spiccano:
- le manovre di politica monetaria delle Banche centrali, Fed e Bce in particolare;
- le elezioni presidenziali statunitensi;
- il rallentamento della crescita in Cina;
- la crisi delle economie dei Paesi Emergenti;
- il crollo delle quotazioni del greggio;
- le tensioni geopolitiche;
- il referendum sul BREXIT.
La politica monetaria delle principali Banche centrali continuerà a rimanere al centro dell'attenzione degli investitori.

Mentre la Federal Reserve sarà impegnata ad alzare i tassi d'interesse (almeno 4 rialzi nel corso dell'anno), dalla Bce sono attese ulteriori misure espansive, che dovrebbero riguardare un'estensione degli acquisti mensili a 75/80 miliardi di euro, dai 60 attuali. Anche la Bank of Japan potrebbe rivedere decidere di espandere il ritmo di acquisti mensili a causa di un maggiore impatto derivante dal rallentamento della Cina.
Proprio il rallentamento della Cina e la crisi di altre economie Emergenti potrebbe rappresentare uno dei maggiori downside risk della crescita globale. Lo spauracchio di una crisi simile a quella di fine anni '90 rimane ancora contenuto. Il deflusso di investimenti diretti potrebbe essere limitato rispetto al passato, grazie al miglioramento strutturale di queste economie.
Gli appuntamenti elettorali faranno da cornice ai mercati nel corso dell'anno. L'appuntamento clou saranno le elezioni statunitensi, in agenda a novembre. Probabilmente i mercati potrebbero iniziare a scontare qualche effetto già subito dopo le primarie.
In Europa, l'attenzione rimarrà rivolta al possibile referendum sull'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea (cosiddetto BREXIT).

Nonostante il rischio sia limitato al momento, un eventuale vittoria dei "SI" potrebbe avere ripercussioni anche fuori i confini europei. Da rilevare, anche le elezioni politiche in Russia, che potrebbero essere rilevanti per gli equilibri nell'Est Europa e in Medio Oriente.

INDICI AZIONARI
Sui mercati azionari, crediamo che gli indici europei possano evidenziare performance migliori rispetto a quelli statunitensi grazie alle divergenti politiche monetarie delle rispettive Banche centrali. L'accelerazione della ripresa dell'area euro e le attese di nuove misure espansive della Bce dovrebbero attirare l'attenzione degli investitori globali.

DAX
L'indice tedesco potrebbe tornare a vedere nel breve periodo i massimi storici toccati lo scorso anno, a quota 12.400 punti. Riteniamo che il Dax possa avere la forza per allungare in direzione degli obiettivi ipotizzabili a 13 mila punti.

FTSEMIB
Più brillante dovrebbe essere la performance degli indici azionari della "periferia", come il FTSEMIB e l'IBEX, ancora lontani dai massimi pre-crisi.

Riteniamo che il principale indice italiano, il migliore a livello mondiale nel 2015, possa continuare ad essere la prima scelta degli operatori anche nel 2016. Abbiamo fissato il nostro target a 12 mesi per l'indice italiano a 26.000 punti.

S&P500
Nonostante la politica monetaria restrittiva della Fed riteniamo che gli indici di Wall Street possano aggiornare i massimi storici. Crediamo che l'effetto negativo derivante dal dollaro forte possa essere compensato dal rafforzamento della crescita in Europa. Valutiamo che l'S&P500, il principale indice azionario del mondo, possa salire verso quota 2.200 punti.

NIKKEI
L'atteggiamento ultra accomodante della Bank of Japan (BoJ) dovrebbe premiare anche il Nikkei. Non escludiamo, al momento, che la BoJ possa decidere di introdurre nuove misure espansive, soprattutto nel caso in cui l'economia cinese dovesse continuare a evidenziare segnali di rallentamento. Abbiamo fissato il target a 12 mesi per l'indice nipponico a 23.000 punti.

FOREX

EUR/USD
Il cambio euro/dollaro statunitense ha evidenziato un forte aumento di volatilità dopo le ultime riunioni della Banca Centrale Europea e della Federal Reserve.


Riteniamo che le divergenti politiche monetarie delle rispettive Banche centrali (ultra-accomodante l'Istituto di Francoforte, gradualmente restrittiva la Banca centrale USA) possano portare la coppia valutaria a scendere ulteriormente nel 2016. Ci aspettiamo il raggiungimento della parità nel secondo trimestre. Non escludiamo un riposizionamento sotto la parità entro la fine dell'anno, con obiettivo di 12 mesi a 0,95, anche se l'accelerazione della ripresa della zona euro potrebbe frenare ulteriori sostenere la moneta unica. (Vedi grafico 1)

USD/JPY
Il cambio dollaro statunitense/yen giapponese, dopo la forte rivalutazione evidenziata nel 2013 e nel 2014, ha mostrato un 2015 in leggero rialzo. Le nostre aspettative per il 2016 sono fissate per una lieve crescita della coppia USD/JPY verso gli obiettivi ipotizzabili a 135. Riteniamo infatti che il dollaro rimarrà forte per le politiche meno accomodanti della FED mentre lo yen sarà debole per il prolungamento di misure espansive della Bank of Japan guidata da Haruhiko Kuroda. Difficilmente, infatti, l'Abenomics riuscirà il prossimo anno a stabilizzare l'economia nipponica riportando l'inflazione verso l'obiettivo del 2%, obbligando la BoJ a promuovere ulteriori stimoli monetari.




USD/CNH
Il cambio dollaro statunitense/yuan cinese ha mostrato un costante rialzo. La People's Bank of China ha scelto di indebolire la propria valuta per dare sostegno alle proprie esportazioni e rivitalizzare la crescita economica. Per il 2016 ci aspettiamo un renminbi debole e un cambio USD/CNH in leggero rialzo.
Target a 12 mesi a 6,75.

USD/RUB
Il cambio dollaro statunitense/rublo russo, negli ultimi 18 mesi, ha evidenziato forte volatilità a causa delle manovre delle banche centrali e, soprattutto, della sensibilità della valuta di Mosca all'andamento delle quotazioni del greggio.
Crediamo che nel primo trimestre si possa assistere a ulteriori rialzi della coppia valutaria USD/RUB ma ci aspettiamo un recupero del rublo soprattutto nel secondo semestre (grazie alla probabile salita dei prezzi degli energetici).
Target 12 mesi USDRUB a 57.

COMMODITY
Tra le commodity, ci aspettiamo che il comparto rimanga sotto pressione per tutta la prima parte dell'anno in scia ai timori sul rallentamento della crescita delle economie dei Paesi Emergenti.




PETROLIO
L'andamento delle quotazioni del greggio ha dominato la scena degli ultimi mesi sui mercati finanziari. In 18 mesi l'oro nero ha evidenziato una performance negativa pari al 70%. Il Brent Crude è passato da 115 a 37 dollari al barile. A deprimere le quotazioni del greggio è stata la situazione di "oversupply" (eccesso di offerta) legata, in particolare, a:
1) produzione statunitense di shale oil;
2) diminuzione della domanda globale di greggio.
La spaccatura all'interno del cartello OPEC sul mancato accordo sui target di produzione ha poi dato la spinta per una ulteriore accelerazione ribassista dei prezzi. Ci aspettiamo per il primo e il secondo trimestre 2016 un greggio su livelli molto bassi per poi recuperare parte del terreno perso negli ultimi mesi grazie a un eventuale revisione dei target di produzione dell'OPEC, in agenda il prossimo meeting 2 giugno a Vienna.
Target a 12 mesi: Brent Crude 65 dollari al barile; WTI Light Crude 62 dollari al barile. (Vedi grafico 2)

ORO
Sull'oro le nostre aspettative continuano a rimanere particolarmente deboli.


Il metallo prezioso dovrebbe continuare a risentire della debolezza dell'economia cinese, primo importatore al mondo di metallo giallo, del rafforzamento del biglietto verde e delle basse aspettative inflattive. Solo un ritorno delle tensioni sui mercati potrebbe riaccendere l'interesse sul metallo prezioso da parte degli investitori, anche se con effetti limitati rispetto al passato.
Target a 12 mesi: 1000 dollari/oncia.

In generale, ci aspettiamo che il 2016 sia ancora dominato dalla forte volatilità sui mercati. Molti sono i rischi al ribasso in grado di influenzare il sentiment degli investitori. Crediamo che gli indici azionari europei, soprattutto, quelli "periferici" possano evidenziare delle performance migliori rispetto a quelli statunitensi.
Sui mercati valutari manteniamo le nostre aspettative su un dollaro forte a causa del graduale rialzo del costo del denaro negli Stati Uniti da parte della FED (tassi d'interesse USA a fine 2016 all'1,25%). Riteniamo, invece, che la moneta unica possa rimanere debole nel corso del prossimo anno sulla probabile introduzione di nuove misure non convenzionali da parte della BCE.



Anche per il 2016 pensiamo che l'andamento delle quotazioni del greggio rimanga sotto i riflettori degli investitori internazionali. Ci aspettiamo per i prossimi tre mesi che i prezzi del greggio possano aggiornare nuovi minimi per poi risalire e recuperare parte del terreno perso, soprattutto, nel secondo semestre.

Filippo A. Diodovich e Vincenzo Longo, Market Strategist presso IG

 


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