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06/01/2016

economia

Primo rialzo dei Fed funds dal 2006. E adesso?

Drut (Amundi): la grande domanda è se il FOMC sarà in grado di continuare il tigthening durante il 2016, viste le numerose insidie sul suo cammino

Dopo che non si assisteva ad un rialzo dei fed funds da parte del FOMC dal 29 giugno 2006 (all'epoca Janet Yellen aveva votato a favore di questo tightening), mercoledì è stata presa la decisione di un loro aumento allo 0,50%. Questa decisione, che segue sette anni di tassi di interesse pari a zero, è stata ampiamente anticipata dai mercati. Vi è ovviamente un significato storico di questa decisione, ma Janet Yellen insiste sul fatto che per il momento si è trattato solo di un aumento di 25 punti base. Nella sua dichiarazione inoltre ha sottolineato, per ben due volte, che l'inasprimento della politica dei fed funds sarà "graduale".
Una delle cose più sorprendenti è la decisione del FOMC di continuare con il reinvestimento dei titoli (obbligazioni del Tesoro e MBS) detenuti dalla Fed e in scadenza, "fino a quando il processo di normalizzazione dei fed fund non sarà a buon punto". Da ricordare che 232 miliardi di USD di obbligazioni governative nel bilancio della Fed e in scadenza nel 2016 ( 206 miliardi di USD nel 2017), rappresenteranno il 40% delle emissioni nette per quell'anno e influenzeranno i tassi di interesse.


I membri del FOMC hanno abbassato le loro previsioni sui fed fund (i "dots"), più o meno allo stesso ritmo delle precedenti (se consideriamo le previsioni medie, la previsione mediana rimane invariata per il 2016). Tali stime indicano che i membri del FOMC dovrebbero aumentare i tassi d'interesse per quattro volte durante il 2016, il che potrebbe essere considerato in contrasto con la "gradualità" menzionata nella dichiarazione della Yellen. Inoltre, vi è ancora una differenza significativa tra i "dots" e le anticipazioni di mercato.
Essendo reso noto il primo step, la grande domanda è se il FOMC sarà in grado di continuare il tigthening durante il 2016. Ci saranno numerose insidie sul suo cammino. Molti dei partner degli Stati Uniti si trovano in un contesto economico ancora mediocre o in deterioramento: come ad esempio, la Cina (che sta gradualmente rallentando), la zona euro e il Giappone (impantanati nei loro problemi di crescita debole e inflazione) e il Canada (che sempre più sta subendo il crollo dei prezzi del petrolio). Il rafforzamento del dollaro sarà un fattore chiave per la continuazione del ciclo di inasprimento dei fed funds (i governatori Stanley Fischer e Lael Brainard hanno recentemente dichiarato che i ripetuti rinvii dell'iniziale rialzo dei tassi sono stati causati dal rafforzamento del dollaro statunitense).

Non è un caso che la Cina abbia permesso il deprezzamento nelle ultime settimane del renminbi contro il dollaro (che rappresenta il 21% del paniere di valute monitorato dalla Fed) fino a raggiungere il minimo dagli ultimi 4 anni. Il rafforzamento del dollaro sarebbe dannoso per il settore manifatturiero degli Stati Uniti che è già in una fase critica (l'indice ISM manifatturiero è oramai al di sotto di 50).
Infine, vi è anche una notevole incertezza sull'inflazione. Janet Yellen ha sostenuto che il calo dei prezzi delle materie prime avrebbe solo un impatto temporaneo sull'inflazione. Tuttavia, il prezzo del petrolio continua a crollare e l'inflazione sottostante, misurata dall'indicatore core PCE, non mostra ancora segnali di accelerazione, nonostante i notevoli progressi osservati nel mercato del lavoro.
In questo contesto di (incerto) tightening dei fed funds è probabile che continui a crescere la parte a breve della curva dei rendimenti US, ma siamo ancora del parere che ci siano scarse probabilità di un aumento dei tassi a lungo termine.

Bastien Drut, Strategy and Economic Research in Amundi

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