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11/11/2015

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Le macroregioni del nord Italia protagoniste dell'export verso l'Eurasia 

Fallico (Banca Intesa Russia): ora è il momento di riprendere fiducia e coraggio perché ci sono segmenti enormi di collaborazione. Meccanica, moda e sistema casa. Novatek, Gazprom e Rosneft stanno discutendo contratti con le nostre aziende per 10-12mld di euro

È di 30 miliardi di euro il valore degli scambi 2014 (in calo del 18%) tra Italia e i Paesi dell'Unione Economica Eurasiatica (UEEA) - Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia, Kirghizistan. Una cifra importante destinata ad aumentare, anche in virtù della complementarietà tra domanda e offerta delle due aree.
Secondo la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, che in occasione del Forum Eurasiatico di Verona ha pubblicato in collaborazione con l'Associazione Conoscere Eurasia un'analisi sui trend e le potenzialità commerciali delle aree interessate, sono le macroregioni del Nord le grandi protagoniste dell'export verso i Paesi UEEA, Russia in primis.
Nord-Est e Nord-Ovest, che nel 2014 hanno totalizzato 8,6 miliardi di euro, coprono infatti i 4/5 del flusso di beni verso i Paesi UEEA, con Lombardia, Emilia Romagna e Veneto che, da sole, rappresentano il 66% dell'export verso l'Eurasia (7,2 miliardi di euro). Questo mercato è particolarmente importante anche per Marche e Abruzzo, la cui quota delle esportazioni nei Paesi UEEA è pari rispettivamente al 5,2% e al 3,6%, una parte considerevole se si pensa che, in media, il peso di quest'area commerciale sulle esportazioni delle Regioni italiane è pari al 2,7%.


A fare da motore in questa geografia dell'interscambio, i distretti industriali a elevata specializzazione produttiva nelle industrie della meccanica, della moda e del sistema casa, settori di forte domanda soprattutto nel mercato russo. Secondo quanto rilevato dalla Direzione Studi Intesa Sanpaolo, i beni della meccanica rappresentano la prima voce di export nel Nord-Est e Nord-Ovest (1/3 del totale) e la seconda al Centro (21,1%), dove invece primeggia il settore della moda (34,9%), trainato dalla filiera della pelle. È il caso dei distretti di Fermo o di Firenze, che prima della battuta d'arresto (solo il calzaturiero di Fermo ha perso 110 milioni di euro tra gennaio 2014 e giugno 2015) in pochi anni avevano raddoppiato le vendite nell'UEEA. L'unica macro-ripartizione in cui non prevalgono i settori tipicamente distrettuali è il Mezzogiorno, la cui prima voce del commercio in uscita verso l'UEEA è occupata dall'automotive, con una quota di mercato del 21%. Anche quest'area tuttavia esporta nell'UEEA produzioni distrettuali, in particolare beni del sistema moda (18,1%).
In parallelo con i dati italiani, nel 2014 le esportazioni delle macro-regioni nell'UEEA hanno vissuto una stagione difficile (il calo ha riguardato 110 distretti industriali del Paese su 143) che si è acuita nei primi sei mesi del 2015.

Lo scorso anno il Nord ha registrato complessivamente una contrazione che si avvicina ai 10 punti percentuali, mentre il Centro ha perso il 14,5% delle sue vendite nell'area e il Mezzogiorno, penalizzato dal settore auto, il 17,5%. Ancora più duro il I Semestre 2015 (con una contrazione delle esportazioni del Nord e del Centro oltre il 25% e del Sud oltre il 45%). Negli ultimi 18 mesi - da gennaio 2014 a giugno 2015 - l'interscambio italiano ha segnato 10mld di euro in meno (quasi 3 miliardi per calo dell'export). Tra i risultati positivi spicca la performance della farmaceutica nel Nord-Est e nel Mezzogiorno, della componentistica e termo-elettromeccanica friulana, dei dolci di Alba e Cuneo, della meccanica strumentale del bresciano, delle macchine utensili di Piacenza, dell'oreficeria di Valenza, della maglieria e dell'abbigliamento di Perugia, delle macchine tessili di Biella e dell'olio di Lucca. Al Forum Eurasiatico di Verona, organizzato da Conoscere Eurasia e Forum Economico internazionale di San Pietroburgo con Intesa Sanpaolo, Gazbrombank, Vhs, Region - Group of Companies e Banca Intesa Russia, circa 600 imprese in gran parte provenienti dai distretti italiani hanno provato per due giorni a superare la crisi geopolitica concentrandosi su come aumentare gli scambi con un'area che conta il 4% del Pil mondiale e 178mln di abitanti.




La parola ai protagonisti del Forum

"Il trattato Eurasiatico va bene, fa progressi, si sta allargando però non può creare un'area commerciale paragonabile alla grande alleanza frutto dell'accordo atlantico/pacifico". Lo ha affermato il presidente della Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli, Romano Prodi. "Quelli dell'Unione Eurasiatica sono Paesi abbastanza omogenei tra loro, fanno buoni risultati ma non possono produrre quello scatto in avanti di cui la Russia ha bisogno. La grande trasformazione dell'economia russa ha perciò bisogno di un rapporto stretto con l'Europa, è una questione vitale, per questo penso che la scelta europea sia conveniente per noi e per loro. Come ho sempre detto Europa e Russia sono vodka e caviale, ma solo il rasserenamento della situazione ucraina può sanare i rapporti che si sono avvelenati in questo periodo: l'Ucraina deve essere ponte e non campo di battaglia".

"Abbiamo in previsione investimenti nel mondo per 22-23mld di euro l'anno, nel biennio 2017-2018. I settori maggiormente interessati saranno quelli della meccanica e dell'industria petrolchimica", ha commentato il presidente del Management Board di Rosneft, Igor Sechin.



Al Forum Eurasiatico Pirelli, Rosneft e Synthos hanno siglato un Memorandum of understanding relativo ai positivi risultati dello studio di fattibilità iniziato in aprile e alla futura cooperazione nello sviluppo di un progetto per la costruzione di un impianto di gomma sintetica in Nakhodka. Pirelli diventerebbe così il cliente chiave per la gomma sintetica, come indicato nell'intesa siglata con Rosneft nel 2014. Per Sechin, "in futuro saremo grado di fornire i mercati asiatici e della Cina di pneumatici, grazie a una piattaforma tecnologica e produttiva all'avanguardia realizzata per supportare lo sviluppo dei cluster automotive e petrolchimico nell'estremo oriente russo. In particolare - ha proseguito Sechin - l'accordo che abbiamo firmato con due riconosciuti leader a livello mondiale nella tecnologia di fascia alta per la gomma sintetica e produzione di pneumatici, ci permetterà non solo di costruire impianti più avanzati nell'ambito della gomma sintetica - come parte del nostro progetto Fepco in Nakhodka - ma anche, in futuro, di essere in grado di fornire i mercati dell'area".

"Il IV Forum Eurasiatico si è aperto all'insegna di un nuovo dialogo politico e una innovativa visione delle relazioni economiche, da costruire attraverso uno sguardo condiviso e una prospettiva di lungo termine", ha affermato il presidente del Consiglio di Gestione di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros Pietro.


"La complementarietà delle nostre economie è un fatto storico, l'unione delle loro differenze può portare ricchezza e uno sviluppo per le risorse naturali paragonabile a quello degli Stati Uniti. Gli istituti finanziari e i governi devono continuare a collaborare per garantire le condizioni necessarie alla continuità degli investimenti nel medio-lungo termine. Le economie eurasiatiche sono salite ma hanno bisogno di forti investimenti, soprattutto nelle infrastrutture. Settore, quest'ultimo, dove l'Italia può dare un fondamentale contributo".

"Vogliamo ridurre le barriere per incrementare gli scambi commerciali, ma non solo: il Governo russo sta lavorando su misure supplementari per favorire gli investimenti esteri. E l'Italia, con 400 aziende presenti nel nostro Paese che producono volumi pari a oltre 3,3mld di dollari, per noi è importante", ha ribadito il ministro per il Commercio e l'industria della Federazione Russa, Denis Manturov. "L'high tech è il settore più promettente per le cooperazioni industriali italo-russe, con produzioni importanti come i super jet e gli elicotteri. Proprio per suggerisco di dedicare il prossimo Forum Eurasiatico alla cooperazione industriale, con l'obiettivo comune dello sviluppo tecnologico".




"La situazione con la Russia è difficile, certo, ma questo è uno dei convegni che serve a tenere vivo il dialogo e a preparare una fase nuova che tutta l'Europa si augura. Questa flessione dell'interscambio tra Europa e Russia è una cosa che fa soffrire l'Ue, che già lamenta una difficoltà nel rilanciare la ripresa". A dirlo, il presidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli. "Occorre - ha proseguito il manager - ritrovare le ragioni di unione tra Russia ed Europa non solo sul piano economico ma anche spirituale e culturale, e da questo punto di vista la cultura russa è indispensabile per noi". Un'unitarietà che secondo Bazoli va ricercata anche all'interno dell'Europa stessa: "Bisogna certamente ritrovare un comun denominatore di ordine economico in Europa, ma io insisto nel dire che siccome molte volte le discussioni economiche portano a delle divergenze ci dev'essere un'anima di ordine politico e ideale che porta a superarle, così da ritrovare un terreno comune".

"Al Forum non ho volutamente parlato di sanzioni perché per me rappresentano il passato. Ovviamente non è così, e non penso che saranno tolte a breve; ma fino a ieri le nostre imprese più che dalle sanzioni sono state condizionate dalla sfiducia nei rapporti con la Russia".


Questa la conclusione del presidente di Banca Intesa Russia e dell'Associazione Conoscere Eurasia, Antonio Fallico a chiusura del IV Forum Eurasiatico di Verona. "Ora è il momento di riprendere fiducia e coraggio perché ci sono segmenti enormi di collaborazione: Novatek, Gazprom e Rosneft in questo momento stanno discutendo contratti con le nostre aziende per 10-12mld di euro. In agenda sono ai primi posti i settori dell'aerospazio, la meccanica, la petrolchimica, la meccatronica e l'agroindustria, mentre la lista della spesa l'ha fatta il Ceo di Rosneft, Igor Sechin, dichiarando di voler spendere 22-23mld l'anno nei prossimi anni".

Per l'ambasciatore italiano a Mosca, Cesare Ragaglini, "in questi giorni abbiamo registrato una straordinaria domanda di dialogo e confronto ed è importante perché le sanzioni se da una parte sono un elemento irritante dall'altra possono essere una sfida. Ed è quella che stanno percorrendo le nostre imprese, che storicamente con il mercato russo hanno sempre avuto una visione strategica di lungo periodo".  


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