Editoriale - The German Job
Se a livello internazionale Italian Job è sinonimo di truffa, come possiamo definire il German Job?
Il caso #dieselgate della Volkswagen di questi giorni non è altro che l'ennesimo esempio della ''disinvoltura'' con cui le aziende tedesche - in qualsiasi settore, compreso quello finanziario - si muovono sui mercati. Basta andare su un qualsiasi motore di ricerca per trovare una lunga lista di imprese e banche germaniche coinvolte in faccende di corruzione o comportamenti illeciti a livello internazionale.
Truccare i dati, alterare i mercati e aggirare le regole, trovare scorciatoie non ortodosse, agire con prepotenza e arroganza, sembra che siano più vizi tedeschi che di altri Paesi. Lo dicono i numeri. Lo stesso stato impedisce ai suoi partner europei di mettere in pratica azioni che esso stesso ha già applicato. Per non parlare delle aggressive politiche sul costo interno del lavoro o dei parametri comunitari abbondantemente sforati in tema di export. Regole che devono valere per tutti, tranne che per la Germania.
Eppure Berlino riesce a dare di sè l'immagine di un Paese integerrimo, inflessibile e incorruttibile. Sempre pronto a dar lezioni di integrità agli altri. Loro sono casti e puri, ma con disinvoltura.
Niente di più lontano dalla realtà.
Claudio Gandolfo
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