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01/07/2015

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Italia agli ultimi posti in Europa per i ritardi gravi nei pagamenti commerciali

Preti (CRIBIS D&B): la Danimarca è il Paese più virtuoso, con il 90% di imprese puntuali. In Grecia la situazione più critica: oltre metà delle imprese paga con oltre 30 giorni medi di ritardo. Italia terzultima nel ranking dei ritardi gravi

La Danimarca è il Paese più virtuoso d'Europa nei pagamenti commerciali, con una percentuale di imprese puntuali nel regolare i conti con i propri fornitori pari al 90,3%, seguita dalla Germania con il 74,8%. Performance negative invece di Irlanda, Regno Unito e Portogallo, dove i buoni pagatori sono inferiori al 30%. Ma, analizzando in particolare i ritardi gravi, si evidenzia come le situazioni più critiche siano quelle di Grecia e Portogallo, dove più di un quinto delle imprese paga con un ritardo medio superiore ai 30 giorni dai termini concordati.
In questo scenario, l'Italia si colloca in una posizione intermedia rispetto agli altri Paesi europei, grazie ad una percentuale di pagatori puntuali del 37,6%, presentando però un allarme sulla situazione dei ritardi oltre i 30 giorni medi, ben il 15,7%, per cui si colloca nelle ultime posizioni del ranking europeo.
E' quanto emerge dal Studio Pagamenti 2015 realizzato da CRIBIS D&B che ha analizzato a fine 2014 i comportamenti di pagamento di ventisei Paesi nel mondo, di cui diciassette europei.

Una ricerca che evidenzia comportamenti di pagamento molto eterogenei nelle diverse aree, sulla base di dinamiche e reazioni differenti alle difficoltà congiunturali affrontate dai diversi Paesi.

L'Europa

Analizzando la classifica continentale dei pagamenti puntuali, la Danimarca si distingue nettamente come best performer europeo con una percentuale di imprese regolari nei pagamenti commerciali pari al 90,3%, seguita sul podio da Germania (74,8%) e Ungheria (52,3%). La classifica vede poi Turchia, Olanda, Spagna, Polonia, Slovenia, Belgio, Repubblica Ceca e Francia, con percentuali di pagamento puntuale superiori alla media europea (37,6%).
L'Italia appare in linea con la media continentale, con il 37,6% di buoni pagatori, seguita da Finlandia, Grecia ed Irlanda che presentano maggiori difficoltà nel rispettare i termini concordati. Le performance peggiori sono del Regno Unito, con solo il 24,1% di imprese puntuali, e del Portogallo, con il 17,4%.
Un'analisi più completa della situazione attuale dei pagamenti commerciali a livello europeo viene però dal focus sui ritardi oltre i 30 giorni medi, che presenta un quadro altrettanto eterogeneo.

In questo caso, è la Grecia a mostrare la situazione più critica con quasi metà delle imprese (45,6%) che paga con un ritardo oltre i 30 giorni medi. Grave anche la situazione del Portogallo, dove i ritardi oltre i 30 giorni sono pari al 23,7%.
Con il 15,7% di pagamenti oltre i 30 giorni medi, dai termini concordati l'Italia si colloca in terzultima posizione nella classifica europea dei ritardi gravi. Una situazione frutto del trend evidenziato dal nostro Paese negli ultimi anni: di fronte al perdurare della crisi economica, dal 2010 sono costantemente levitati i ritardi gravi delle imprese fino all'inizio dell'anno in corso, quando si è registrata finalmente una frenata dell'impennata di cattivi pagatori.

La situazione extraeuropea

Lo Studio Pagamenti 2015 ha analizzato anche la situazione dei pagamenti commerciali in nove Paesi extra europeo (Stati Uniti, Canada, Messico, Cina, Hong Kong, Taiwan, Filippine, Australia e Nuova Zelanda). Le performance migliori sono quelle di Taiwan, con il 75,8% di imprese puntuali, e Messico, con il 56,6%. Segue il Nord America che mostra il 54,2% di buoni pagatori negli Stati Uniti ed il 44,3% in Canada.

In posizione intermedia, Cina e Hong Kong con valori intorno al 30%. In coda si trovano Australia, Nuova Zelanda e Filippine: solo l' 11,7% delle imprese neozelandesi ed il 2,8% di quelle australiane rispetta i termini di pagamento concordati, ma il risultato peggiore è delle Filippine, con solo l'1,9% di imprese puntuali.
Una conferma viene dai pagamenti con ritardi superiori ai 90 giorni medi, per cui proprie le Filippine si distinguono con il 50,2% di imprese che presenta ritardi gravi. In Australia le imprese che pagano oltre i 30 giorni medi sono il 38% del totale.

"I dati di pagamento, in particolare, i ritardi oltre i 30 giorni, identificano bene la situazione economica e sociale dei diversi paesi. Abbiamo realtà solide come la Germania o la Danimarca con ritardi gravi molto contenuti e realtà ancora in forte crisi come Portogallo e Grecia che mostrano ritardi gravi molto elevati. In Italia, la crescita dei ritardi gravi che aveva caratterizzato gli scorsi anni si è fermata, ma non dobbiamo aspettarci che torni ai livelli pre-crisi", ha commentato Marco Preti, Amministratore Delegato CRIBIS D&B.


"Durante la crisi si è assistito a un sostanziale polarizzazione delle aziende: quelle che hanno migliorato i loro processi interni, investito e sono ora in grado di sfruttare le opportunità; dall'altro quelle che non sono riuscite a superare le difficoltà e ora sono in una situazione grave. Al centro di questo processo c'è sicuramente la gestione dei pagamenti e del credito commerciale. Da un lato sicuramente, le aziende operano oggi in un ambiente molto più complesso e rischioso rispetto al passato: fallimenti più frequenti, maggiore voltatilità dell'affidabilità delle controparti, forte rischio di ritardi e insoluti anche dai clienti storici più fidelizzati. Dall'altro, le aziende hanno imparato a gestire meglio il credito commerciale, rendendolo un elemento centrale della gestione della clientela. Grazie alle nostre migliaia di clienti come CRIBIS D&B siamo un osservatorio privilegiato e possiamo afferamre che le aziende che hanno raggiunto i migliori risultati sono quelle che hanno affrontato il problema dei ritardi e degli insoluti con un approccio più evoluto e sofisticato, addottando ad esempio un più attento monitoraggio della clientela e differenziando le strategie in funzione della tipologia di clientela.


In altre parole, le imprese che hanno investito nella gestione del credito commerciale, in procedure, strumenti e persone, possono ora affrontare la ripresa con maggiore sicurezza e fiducia".
 


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