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27/05/2015

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Lavoro: imprese ottimiste ma professionisti ancora in crisi

Soave (Hays): le aziende italiane ritrovano la fiducia mentre i professionisti continuano a mantenere un atteggiamento prudente. Per tutti insufficienti i temi al centro dell'agenda politico-economica del Paese come il Jobs Act e tassazione esagerata

Il mercato del lavoro e le sue dinamiche, gli andamenti retributivi e le figure più ricercate. E ancora l'uso dei social media nella selezione, il Jobs Act e le quote rosa. Sono questi i principali temi affrontati da Hays, società leader specializzata nella ricerca di profili di middle e top management, nella nuova edizione della Salary Guide, l'indagine sul mondo del recruitment che quest'anno ha coinvolto più di 1.000 professionisti e 270 aziende a livello nazionale.

IL MERCATO DEL LAVORO 2015

Dopo anni di incertezza e precarietà, il mercato del lavoro in Italia sembra risalire la china come dimostra l'ottimismo delle aziende intervistate. Il 47% del campione, infatti, ha pianificato nuovi ingressi per i prossimi mesi focalizzandosi soprattutto su profili tecnici e di middle management (70%), professionisti con una breve esperienza professionale (39%), tirocinanti e apprendisti (48,1%). Il 33,3% delle aziende ha, inoltre, incrementato il budget destinato alle attività di ricerca e selezione mentre il 46,5% ha riconfermato il livello d'investimento dello scorso anno.

E dall'altra parte della scrivania? Purtroppo, non si registrano le stesse fiduciose aspettative. Secondo il 51% dei professionisti, il mercato del lavoro sta ancora attraversando un periodo difficile per effetto della crisi economica, per il 16% del campione il mercato è in fase di stallo mentre solo il 15% dei professionisti intravede una possibilità di ripresa nei prossimi mesi.

LE PROBLEMATICHE ECONOMICHE

Pareri discordanti tra imprese e professionisti anche sui problemi che continuano ad affliggere il mercato del lavoro. L'82% delle aziende mette al primo posto l'elevato costo del lavoro, a cui seguono l'eccessiva rigidità della legislazione (58%), la sovrabbondante burocrazia (55%) e lo scarso dinamismo del mercato (43%). Secondo i professionisti intervistati pesano, invece, sull'attuale scenario economico la sproporzionata tassazione per le aziende intenzionate ad assumere (76%), il clima di sfiducia generale (53%), la recessione economica (41%) e la difficoltà di accedere al credito bancario (35%).

IL JOBS ACT, LA RIFORMA DELL'ART.

18 E IL TFR IN BUSTA PAGA

Professionisti e aziende, seppur con percentuali diverse, concordano invece sui temi al centro dell'attuale dibatto politico-economico. Secondo il 45% delle aziende il Jobs Act non sarà sufficiente a rilanciare l'occupazione senza un'adeguata riforma del sistema fiscale. La quasi totalità del campione (75,8%) si ritiene, invece, favorevole alla riforma dell'articolo 18 per dare nuovo slancio al mercato occupazionale in Italia. Sulla questione dell'inserimento in busta paga del Tfr, il 45,2% delle imprese è contrario perché mette a rischio la propria liquidità. Anche il 42% dei professionisti italiani, ritiene che il Jobs Act non sia sufficiente per dare respiro all'economia senza una adeguata revisione fiscale. Per quanto riguarda, invece, l'articolo 18 è da modificare per il 44% dei lavoratori, mentre 6 professionisti su 10 si dichiarano contrari all'anticipo del Tfr in busta paga, perché danneggia la liquidità delle imprese già messa a dura prova dalla crisi economica.

SELEZIONE E SOCIAL MEDIA

Se il passaparola resta la via più veloce per individuare nuove opportunità di impiego per il 69% del campione, cresce il peso dei social media nella dinamica d'incontro tra domanda e offerta di lavoro.


Il 56% dei professionisti, ritiene i social media una vetrina ideale per mostrare, agli occhi dei recruiter, il proprio profilo e la propria expertise. Del resto, oltre la metà delle aziende (57,1%) afferma di eseguire, in fase di selezione, uno screening dei profili social del candidato, per avere una visione più completa del professionista (95,2%) e per individuare possibili incongruenze nelle esperienze di lavoro dichiarate (21,2%). Tra i social media più utilizzati per scopi professionali, LinkedIn si aggiudica il primo posto (100%), seguito da Facebook (32%) e Twitter (17%).

IL PROFILO DEL CANDIDATO IDEALE

Tra le competenze che un candidato deve possedere, grande attenzione è riservata alle cosiddette "soft skill". Tra le più apprezzate dalle aziende italiane emergono la forte motivazione (71%), la capacità di adattarsi (65,7%), la versatilità (49,5%) e lo spirito di sacrificio (42,9%). Tra le "hard skill", il 78,1% delle aziende mette al primo posto le conoscenze linguistiche del potenziale collaboratore. Oltre all'inglese, considerato la conditio sine qua non dalla totalità del campione (100%), stanno acquisendo sempre più importanza il tedesco (20,7%), il francese (17,5%) e lo spagnolo (14,3%).


E proprio per sbaragliare la concorrenza, i professionisti italiani stanno investendo sulle competenze linguistiche: per risultare più appetibili sul mercato del lavoro, infatti, il 55% degli intervistati ha deciso di dedicarsi all'apprendimento di una terza lingua come il tedesco (32%), il francese (29%), lo spagnolo (25,4%) e il cinese (14,3%).

POLITICHE RETRIBUTIVE E BENEFIT

Nonostante la turbolenza di questi ultimi anni, il 66,4% delle aziende non ha diminuito (o congelato) lo stipendio base dei propri dipendenti nel corso del 2014, tanto che 4 professionisti su 10 (38,7%) hanno addirittura visto aumentare la propria retribuzione. Grande importanza nelle dinamiche della selezione viene ricoperta dai benefit, economici e non, ritenuti dall'81% delle aziende un importantissimo strumento per il reclutamento e la retention dei professionisti migliori. Tanto che il 94% dei professionisti afferma di valutare attentamente la presenza di benefit in eventuali opportunità lavorative. Tra i più ambiti, figurano l'auto aziendale (86%), l'assicurazione sanitaria (78,8%) e, solo per ultimo, il telefono cellulare (30%).


Molti professionisti (58%) possono inoltre contare su una percentuale variabile del proprio stipendio, che può essere subordinata al raggiungimento di obiettivi individuali (71%), risultati aziendali (64,6%), o alla valutazione delle performance lavorative (33,5%).

DONNE NEL MERCATO DEL LAVORO

Infine, dati interessanti emergono anche dal rapporto donne e carriera. Aziende e professionisti, nella stessa percentuale (70%), ritengono che l'Italia non offra alle donne le stesse possibilità di carriera dei colleghi uomini. Tra le principali ragioni di questa disuguaglianza spiccano: la mancanza di efficaci pratiche di conciliazione famiglia-lavoro, come il tele-lavoro o la formula del part-time (63,5%), l'assenza di politiche a sostegno della famiglia (61,1%), la disomogeneità nella disponibilità di servizi all'infanzia (35,8%) e la mancanza di meritocrazia (35,1%).

La nuova edizione della Salary Guide è disponibile al link: www.hays.it
 


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