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25/03/2015

economia

L'Eurozona si riaggancia all'espansione guidata dagli USA

Adler (Credit Suisse): Il fattore principale di spinta americano è il rafforzamento del ciclo creditizio, e sia la crescita dei prestiti ai consumatori che quella dei prestiti alle imprese hanno assunto un ritmo decisamente più elevato

Sebbene si siano registrati anche dei rovesci, in retrospettiva la ripresa negli Stati Uniti è stata piuttosto stabile da quando il paese è emerso dalla crisi finanziaria. Sebbene inizialmente abbia seguito da vicino il modello statunitense, nel 2010/11 la ripresa dell'Eurozona è stata turbata dall'insolvenza greca, dalla crisi più in generale e dall'incoerente risposta politica che ne è seguita. Da allora, l'Eurozona sta evidenziando essenzialmente un andamento laterale, con recessioni intermittenti in paesi chiave, come la Francia e l'Italia.

Frammentazione finanziaria decisamente ridotta nell'Eurozona

Tuttavia, a nostro giudizio, le prospettive sono ora migliorate abbastanza a livello fondamentale, essenzialmente poiché si è superata la frammentazione finanziaria. Il processo di risanamento è iniziato con la promessa del presidente della Banca Centrale Europea (BCE) Mario Draghi, con le parole "siamo pronti a fare tutto il necessario" nel luglio 2012. Tre ulteriori elementi importanti si sono aggiunti da allora: innanzitutto il lancio dell'Unione bancaria; in secondo luogo, l'approvazione di fatto, da parte della Corte di giustizia europea, della funzione (condizionale) di prestatore di ultima istanza della BCE (tramite le Outright Monetary Transactions); e, in terzo luogo, la decisione del Consiglio della BCE di lanciare il quantitative easing.

Tutto ciò ha significativamente ridotto il rischio di un default sovrano nell'Eurozona per tutti coloro che si assoggettano alle sue regole (e riteniamo che anche la Grecia verosimilmente farò lo stesso).
Di conseguenza, i mercati obbligazionari dell'Eurozona sono tornati rapidamente a convergere, il che migliora sostanzialmente l'efficacia dell'allentamento monetario tramite i mercati degli asset, compreso un indebolimento valutario. Oltre a tutto ciò, i consumatori e le società dell'Eurozona stanno beneficiando altresì in modo sostanziale della flessione dei prezzi del petrolio e di uno sgravio fiscale selettivo. Da ultimo, a fronte del verosimile "congelamento" del conflitto in Ucraina, anche il rischio che una contrazione a Est arresterà la ripresa della Germania, il campione delle esportazioni in Europa, si è sostanzialmente ridotto.

Gli USA resteranno solidi nonostante il (prudente) inasprimento della Fed

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, siamo fortemente convinti che l'economia continuerà a registrerà una solida ripresa, anche se potremmo assistere, come sta avvenendo attualmente, a temporanei rallentamenti per via delle scorte eccessive o di effetti speciali, come la riduzione degli investimenti nel gas di scisto.

Il fattore principale di spinta è il rafforzamento del ciclo creditizio, e sia la crescita dei prestiti ai consumatori che quella dei prestiti alle imprese hanno assunto un ritmo decisamente più elevato. Ciò, di contro, sarà una delle ragioni per cui la Fed statunitense lancerà probabilmente un ciclo di rialzi dei tassi d'interesse quest'estate, sebbene l'inflazione sia ancora al di sotto del suo target. Tuttavia ciò che è importante è che i rialzi dei tassi d'interesse saranno prudenti. Pertanto è piuttosto improbabile che, almeno per ora, facciano deragliare la ripresa. Nel contempo, le prospettive di crescita per il Giappone restano ampiamente invariate, e la domanda sia interna che esterna si rafforzerà gradualmente per via del continuo allentamento monetario e delle condizioni creditizie più agevoli.

Crescita moderata e divergente sui mercati emergenti

Con ogni probabilità le prospettive per i mercati emergenti resteranno ampiamente eterogenee. Per la Cina, prevediamo una crescita complessiva piuttosto attenuata rispetto agli anni scorsi, un'ulteriore accelerazione dei servizi (urbani) e della tecnologia avanzata, e un sostegno della politica monetaria.


Essi vengono controbilanciati da un continuo freno per via delle limitazioni finanziarie a livello locale e regionale, da mercati residenziali deboli e da una sovraccapacità nell'industria pesante. Per gran parte delle altre economie asiatiche ci aspettiamo una crescita piuttosto stabile, e una solidità in India e Indonesia. Le prospettive di crescita per il Brasile restano negative a causa della scarsa fiducia delle imprese, ma migliori in Messico per via della spinta dagli Stati Uniti e di alcune riforme

Oliver Adler, Head of Economic Research di Credit Suisse
 


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