Editoriale - Lo stato fa cassa a spese delle aziende
Il governo non perde occasione di vantarsi di essere proattivo per la crescita e di sviluppare politiche a favore delle aziende.
In senso opposto alle necessitá delle aziende è invece lo "split payment", inserito nella legge di stabilitá e in vigore dal primo gennaio. L'ennesimo termine anglofono per mascherare una vera e propria idiozia tutta italiana.
In pratica, è entrato in vigore per tutta la Pubblica Amministrazione l'obbligo di non pagare l'IVA ai propri fornitori, ma di versarla direttamente allo Stato. Una vera e propria ignominia verso le aziende, che non possono cosí piú compensare crediti e debiti IVA (su fatture di vendita e acquisto). Un modo subdolo per sottrarre ulteriore liquiditá al mercato e quel minimo di leva alle imprese.
Lo Stato fa quindi cassa con l'IVA dovuta e non pagata al fornitore, che "qualora andasse a credito puó sempre chiedere il rimborso". Peccato che questo avvenga con tempistiche assurde - anche decenni - con un credito IVA, da certificare e richiedere sopra i 15mila euro, con relativa fidejussione.
E al pesante danno si aggiunge anche la beffa: le aziende che lavorano con la PA dovranno aggiornare tutti software gestionali per adattarli allo ''split payment'', con costi ulteriori. Se a tutto questo aggiungiamo i ritardi scandalosi con cui la PA paga i fornitori, il cerchio infernale si chiude.
Uno slogan di una volta diceva: stiamo lavorando per voi. Ecco, sarebbe meglio cambiarlo in stiamo lavorando per farvi chiudere.
Claudio Gandolfo
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