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11/02/2015

economia

Mercati emergenti: continua l'andamento economico eterogeneo

Tra calo del petrolio, turbolenze sui mercati, comprese valute e materie prime, e con un crescita globale incerta, non sarà facile orientarsi per gli investimenti

La diversità nei fondamentali e fra le economie dei singoli Paesi e delle singole regioni nell'universo degli "Emerging Markets" (EM) continuerà anche nel 2015. Un report di Raiffeisen Capital Management analizza regione per regione le prospettive globali.

Asia

La regione dovrebbe, nel complesso, avere ancora le prospettive economiche migliori tra i Paesi emergenti. Molti Paesi dovrebbero anche poter trarre profitto dai prezzi del petrolio e di altre materie prime in forte calo. Tuttavia, non c'è motivo per essere euforici, perché, da un lato, le valutazioni azionarie sono spesso estremamente alte. Dall'altro, la maggior parte dei mercati asiatici è particolarmente vulnerabile, se la crescita in Cina dovesse rallentare inaspettatamente forte. Rimane comunque ancora da vedere, se e in quale misura ciò avverrà. Fatto sta che la Cina ha avviato una considerevole riduzione della crescita del credito. Considerando l'enorme espansione del credito dell'ultimo decennio, questo processo si trova però soltanto all'inizio.

Un ciclo del credito con ulteriori oscillazioni verso il basso, anche se non nella stessa misura della Cina, è inoltre da aspettarsi per diversi altri Paesi EM, con i relativi effetti frenanti per le rispettive economie (per es. in Russia, Turchia, Brasile, India, Indonesia). Rimane da vedere, se e quanto bene l'economia cinese riuscirà effettivamente a superare questa transizione senza grandi contraccolpi.
Le azioni cinesi A scambiate sul continente hanno messo a segno un impressionante rally negli ultimi mesi. Lo sconto rispetto alle azioni H di Hong Kong (e negoziabili dagli investitori stranieri), con il quale venivano scambiate per molto tempo, nel frattempo si è trasformato in sovrapprezzo. Il fulminante aumento delle quotazioni intanto presenta elementi fortemente speculativi. Questo è confermato in particolare dal recente brusco crollo dei corsi, dopo che ad alcuni dei broker più importanti era stata vietata, per il momento, l'apertura di nuovi conti clienti per gli acquisti azionari finanziati con il credito. Questo tentativo delle autorità di far fronte per tempo a una bolla speculativa non significa chiaramente che il rally azionario sia già finito.

Per quanto riguarda le valutazioni e sulla base di simili costellazioni nel passato sono senz'altro possibili ulteriori forti aumenti delle quotazioni.
Molti analisti prevedono ulteriori incrementi delle quotazioni anche per il mercato indiano, nonostante siano già passati due anni molto forti per le azioni. Anche noi vediamo in modo positivo le azioni indiane nel lungo periodo. A breve e medio termine, però, è meglio essere prudenti. Poiché nel frattempo si stanno già scontando molte delle attese positive, che devono, però, essere innanzitutto confermate dai relativi fatti concreti.

Europa

I Paesi emergenti dell'Europa centro-orientale nel 2014 hanno risentito sia della debole congiuntura UE sia della crisi ucraina e dell'inasprimento del conflitto tra Occidente e Russia. Il crollo del prezzo del petrolio verso la fine dell'anno ha messo sotto forte pressione soprattutto il rublo. Mentre il mercato azionario russo in valuta locale ha tenuto abbastanza bene realizzando soltanto una lieve perdita, gli investitori stranieri hanno dovuto fare i conti con delle perdite elevate (-47% in dollari USA, ca.


-36% in euro). La Grecia ha sofferto la crisi economica prolungata e le insicurezze politiche che continuano a riaccendersi. Accanto alla Russia, il mercato azionario greco (ca. -30%) è tra i mercati più deboli. L'eccezione positiva della regione è stata la Turchia con un significativo guadagno a due cifre. Tra i CE3 (Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria), la Polonia è stata la più forte con quotazioni praticamente invariate (in valuta locale). Mentre la performance di azioni e valute è stata da scarsa a negativa, i mercati obbligazionari di per sé (ad eccezione di Russia e Ucraina) hanno ottenuto risultati abbastanza buoni.
Nonostante le valutazioni in parte attraenti, molti investitori dovrebbero per il momento mantenere il proprio atteggiamento attendista nei confronti della regione, finché non ci sarà un duraturo allentamento delle tensioni nel confronto tra Occidente e Russia. Oltre all'impatto negativo sull'economia delle sanzioni, rappresenta un problema per i mercati azionari della regione anche questo sentiment negativo degli investitori. Senza un rilancio duraturo dell'economica nella zona euro sembra molto difficile immaginare una ripresa nell'Europa centro-orientale.


Ciò è ancor più vero dato che per quanto riguarda le esportazioni verso la Russia bisognerà fare i conti con ulteriori perdite a causa delle sanzioni, del crollo del prezzo del petrolio e della recessione russa.
Il tracollo del prezzo del petrolio, la flessione del rublo e le sanzioni dell'Occidente avranno effetti negativi sull'economia russa nel prossimo futuro. Resta da vedere, se e in quale misura Mosca riuscirà ad attenuarli avviando cooperazioni economiche e finanziarie più intense con altri Paesi (Cina, India, Brasile, ex Repubbliche sovietiche). Nel lungo periodo, la situazione attuale potrebbe portare, nella migliore delle ipotesi, a importanti riforme strutturali dell'economia russa che per natura potranno tuttavia dare buoni risultati non prima di qualche anno. L'incremento delle capacità produttive per sostituire le importazioni attuali nonché il rafforzamento della collaborazione finanziaria trai i Paesi BRIC dovrebbe trovarsi molto in alto sulla lista delle priorità di Mosca, poiché un allentamento, o addirittura una revoca, delle sanzioni occidentali non è previsto così presto e anche una rapida ripresa dei prezzi del petrolio sembra poco probabile dal punto di vista odierno.


Nel 2016 e successivamente, il prezzo del petrolio potrebbe però essere di nuovo significativamente più alto. Nel frattempo la Russia dovrà tuttavia superare momenti abbastanza difficili, anche se il Paese vi è molto meglio preparato di 10 anni fa. I mercati finanziari russi, d'altra parte, hanno già scontato parecchio questi fattori negativi. Nonostante le valutazioni in parte molto attraenti, rimangono comunque notevoli rischi negativi (per es. ulteriore crollo del rublo, downgrade del rating, continui deflussi dei capitali, nuove sanzioni più rigorose). Di conseguenza, gli investitori presenti in Russia dovranno tuttora munirsi di resistenza e tanta pazienza.

America Latina

I mercati azionari dell'America Latina hanno avuto un andamento nettamente peggiore della media degli EM (circa il 10% in meno in dollari). Ad eccezione del Perù ci sono state quasi esclusivamente delle perdite. Nonostante una temporanea, speculativa ripresa del mercato azionario prima delle elezioni presidenziali, i corsi in Brasile hanno infine ceduto significativamente. Oltre alle speranze politiche infrante, hanno trascinato in basso il mercato azionario anche il prezzo del petrolio in calo, la congiuntura debole e l'inflazione troppo alta.


Anche nel 2015 il Brasile si vedrà confrontato con notevoli sfide a causa dell'inflazione, dei bassi prezzi delle materie prime e del ridimensionamento della crescita del credito. Rimane da vedere, se e in quale misura la presidente rieletta a ottobre con un margine ristretto intraprenderà importanti cambiamenti nella politica economica.


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