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24/12/2014

economia

Che cosa succede in caso di deflazione o di inflazione?

van de Belt (Kempen): la riduzione degli squilibri globali e la fine della fase di disindebitamento dei consumatori nei Paesi anglosassoni allenterà la pressione deflazionistica

Il recente scenario economico è il risultato di una molteplicità di fattori caratterizzati dall'incertezza. Potrebbero verificarsi eventi imprevisti con conseguenze enormi sull'esito del nostro scenario centrale per i prossimi dieci anni. Come negli anni precedenti, abbiamo pertanto delineato una serie di scenari alternativi.

Lo scenario deflazionistico in Europa

Una flessione generalizzata a lungo termine dei prezzi ha due possibili cause. Uno shock dell'offerta positiva, dovuta per esempio alle innovazioni tecnologiche o alla liberalizzazione commerciale, può determinare il calo dei prezzi. In tal caso, è una deflazione positiva e non deve destare preoccupazioni.
La deflazione causata da una crisi della domanda negativa, rappresenta un problema perché sussiste il rischio che l'economia entri in una spirale negativa di riduzione della spesa e flessione dei prezzi. È una deflazione da cui è complesso uscire e anche le banche centrali hanno un margine di manovra limitato.
L'attuale contesto di inflazione bassa ha acuito i timori in merito a una possibile deflazione.

Questo è sicuramente vero in Europa, dove la domanda è contratta a causa della recessione patrimoniale. Anche se riteniamo che l'Europa non si stia avviando verso la deflazione, non possiamo escludere completamente questo rischio. Gli errori della politica, come i ritardi nell'attuazione delle riforme strutturali o il permanere di misure di austerità, potrebbero soffocare sul nascere la fragile ripresa economica, mentre alla BCE rimangono pochissime alternative politiche per arginare la deflazione.

Il "genio dell'inflazione" esce dalla lampada

L'inflazione può essere scatenata anche da una crisi della domanda o dell'offerta. L'inflazione dovuta a una crisi dell'offerta può per esempio essere determinata da un inasprirsi delle tensioni geopolitiche.
Questo scenario non può essere escluso per il prossimo decennio. Esiste il rischio che il conflitto latente relativo alle rivendicazioni territoriali nel Mar Meridionale della Cina possa sfuggire al controllo, causando una contrazione delle importazioni. Anche gli approvvigionamenti di petrolio potrebbero subire le ripercussioni di una recrudescenza dei conflitti che da tanto tempo affligono il Medio Oriente a causa del ritiro degli USA dalla regione e/o del riacutizzarsi delle tensioni tra la Russia e l'Occidente.


L'inflazione può essere innescata anche da una crisi della domanda, per esempio il perdurare di una politica monetaria espansiva o degli stimoli ai consumi. Essendo più capaci a combattere l'inflazione che la deflazione, le banche centrali sono diventate più tolleranti nei confronti dell'inflazione. Tuttavia, questa politica reflattiva comporta il rischio che le banche centrali possano ottenere più di quanto si aspettino. Una volta uscito dalla lampada, il "genio dell'inflazione" può diventare incontrollabile. Questo rischio è maggiore negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Giappone più che in Europa.

L'incertezza strutturale si è ridotta

Riteniamo che i rischi di coda siano più elevati ora che prima della crisi, anche se l'incertezza strutturale si è ridotta negli ultimi anni. Malgrado il trend deflazionistico, pensiamo che sia maggiore il rischio di uno scenario inflazionistico che non deflazionistico. La riduzione degli squilibri globali e la fine della fase di disindebitamento dei consumatori nei Paesi anglosassoni allenterà la pressione deflazionistica.


È anche nell'interesse delle principali banche centrali fare tutto il possibile per evitare uno scenario deflazionistico. Prevediamo che le banche centrali faranno leva su tutti i mezzi disponibili se necessario.
Prevediamo anche che le banche centrali tollereranno un'inflazione più elevata per tutelarsi dal rischio di deflazione. Infine, la politica di bilancio in Europa sarà maggiormente orientata alla crescita attraverso un'intensificazione delle riforme strutturali.

Ruth van de Belt, Investment Strategist Kempen Capital Management


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