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17/12/2014

economia

2015: una ripresa piu' estesa, ma prosegue la disinflazione

Adler (Credit Suisse): L'economia USA dovrebbe crescere in modo solido nel 2015, mentre Eurozona e Giappone migliorano marginalmente e la Cina rallenta ulteriormente

Nel 2014, la crescita globale sarà aumentata a un ritmo piuttosto mediocre del 3% circa in termini di parità di potere d'acquisto (PPP). Si tratta di un andamento pressoché analogo a quello del 2013, ma considerevolmente inferiore in rapporto alle attese di inizio anno. Mentre la crescita statunitense ha registrato una solida accelerazione nel secondo semestre dell'anno, il Giappone ha evidenziato una recessione dopo il rialzo delle tasse di aprile. L'Eurozona invece è piombata in una stagnazione, mentre Italia e Francia sono entrate a tutti gli effetti in recessione.
La Cina ha registrato un significativo rallentamento a fronte dell'eccesso di credito e nel settore residenziale, ma anche di misure anticorruzione. Essi vengono controbilanciati solo in parte da misure di allentamento fiscale e creditizio finalizzate. Gli esportatori di commodity, come Russia e Brasile, hanno continuato a registrare una stagnazione per via di un indebolimento dei prezzi delle commodity, oltre che di una gestione poco avveduta dell'economia interna.

La dinamica è stata decisamente migliore in gran parte dei mercati emergenti asiatici (ME), in particolare nei giganti indiano e indonesiano.
Nel contempo, l'inflazione è diminuita in gran parte delle economie per via di una combinazione di eccesso di capacità e ribasso dei prezzi energetici. L'Eurozona e la Svizzera sono andate al limite della deflazione. Anche la Cina ha registrato delle tendenze deflazionistiche in alcune aree, in particolare nel settore manifatturiero prezzi alla produzione scendono da più di due anni. Hanno rappresentato un'eccezione quei ME in cui il deprezzamento valutario ha sospinto i prezzi al rialzo (per esempio, Brasile, Turchia, Sudafrica).

Ripresa dell'economia USA che si sostiene autonomamente

La nostra previsione per la crescita globale media è un po' più elevata per il 2015, pur essendo ben al di sotto dei tassi registrati prima della crisi finanziaria globale (vedi grafico). Inoltre, prevediamo che sussisteranno ancora significative divergenze tra, e all'interno delle regioni. La ragione principale del rallentamento della crescita e della divergenza consiste nel fatto che non saranno presenti i comuni driver del "superciclo" pre-crisi, nello specifico una combinazione di boom creditizio e delle commodity; di contro, continuiamo ad assistere in gran parte del mondo, specialmente in molti ME, a un processo di de-leveraging, che tenderà altresì ad attenuare la domanda per le commodity.


A nostro giudizio, l'economia USA resterà la più solida tra le economie avanzate. Riteniamo che il Paese sia entrato in una ripresa in grado di sostenersi autonomamente. Il processo di riduzione dell'indebitamento da parte delle economie domestiche è ben avanzato, e anche il settore pubblico gode di un po' più di margine di manovra per sospingere le spese. La cosa più importante è che la crescita occupazionale e dei salari e il conseguente miglioramento delle spese al consumo stanno da ultimo incoraggiando le società ad accrescere le spese per investimenti. Nel contempo, i prezzi energetici più bassi stanno incrementando il potere d'acquisto dei consumatori e riducendo i costi per gran parte dei settori.
Anche Regno Unito, Canada e Australia dovrebbero registrare risultati positivi, sebbene il calo dei prezzi delle commodity limiti il potenziale al rialzo per questi due ultimi Paesi.

Giappone ed Eurozona necessitano ancora di uno stimolo sostanziale

Le prospettive per le altre due regioni avanzate, ossia Giappone ed Eurozona, sono decisamente più attenuate. Ciononostante prevediamo un certo miglioramento rispetto al 2014.

In Giappone, le ragioni principali del miglioramento del momentum sono costituite dal rimbalzo dall'incremento delle imposte del 2014 (e dal posticipo del rialzo in previsione per il 2015), da un allentamento monetario ancora aggressivo e dai segnali, secondo cui l'indebolimento dello yen sta da ultimo cominciando a sospingere le esportazioni. Tutto ciò premesso, la politica di un «deciso» finanziamento del deficit monetario solleva degli interrogativi relativamente alla stabilità sul più lungo termine.
Anche l'Eurozona dovrebbe registrare risultati leggermente migliori. I driver più importanti saranno un allentamento più convinto da parte della Banca centrale europea (BCE), un indebolimento dell'euro, un certo rilassamento sul fronte fiscale, prestiti bancari leggermente più consistenti e una domanda contenuta delle economie domestiche, che dovrebbe trovare uno sfogo non appena miglioreranno le prospettive economiche complessive. Tuttavia, le spese per investimenti delle società, in particolare delle piccole e medie imprese in Francia e Italia, con ogni probabilità resteranno deboli, per via dell'eccesso di capacità e del sentiment depresso.




Ancora restrizioni in Cina e in altri ME con un rapporto d'indebitamento eccessivo

A nostro giudizio le prospettive per i ME sono molto eterogenee. In Cina prevediamo che l'economia continuerà a rallentare. Il principale freno resterà il settore immobiliare, che deve fare i conti con un rallentamento pluriennale a causa del sovrannumero di immobili costruiti, in particolare nelle città di livello 2 e 3. Il debito correlato agli immobili delle società private e del settore pubblico è molto elevato, e richiede tagli alle spese. Nel contempo, molte aree del tradizionale settore manifatturiero, come l'acciaio, stanno risentendo di un eccesso di capacità, e, con ogni probabilità, i prezzi alla produzione continueranno a diminuire. Il settore manifatturiero avanzato e i servizi si stanno espandendo, ma ciò non controbilancerà interamente il rallentamento nelle altre aree. Fatte queste premesse, continuiamo a ritenere che il governo gestirà un «soft landing » applicando su base selettiva misure di stimolo.
Mentre la Cina trarrà vantaggio da una flessione dei prezzi delle commodity, altri ME ne risentiranno, in particolare Russia, Sudafrica, Brasile e gli Stati del Golfo.


Inoltre molti di questi Paesi, in particolare il Brasile, presentano un debito dei consumatori elevato e un indebolimento della posizione fiscale, che richiederanno ulteriori restrizioni. Per alcune di queste economie anche l'atteso avvio del ciclo di rialzi della Fed pone il rischio di un indebolimento valutario e di un rialzo dei tassi d'interesse. Ciò potrebbe costringerle a inasprire la politica monetaria e fiscale, cosa che altrimenti avrebbero potuto evitare.
In Messico, l'esposizione al petrolio è più bassa, e il Paese trarrà vantaggio dall'espansione negli USA. I ME che importano petrolio, in particolare in Asia, dovrebbero generalmente registrare risultati nettamente migliori. Inoltre, alcuni Paesi di grandi dimensioni, tra cui India e Indonesia, hanno intrapreso il cammino delle riforme strutturali, il che dovrebbe sospingere le spese delle imprese.

Disinflazione e divergenza monetaria

A livello globale, l'inflazione dovrebbe restare molto bassa per via della crescita moderata e dell'eccesso di capacità in molte aree, ma anche i tassi d'inflazione e quindi la politica monetaria – si differenzieranno notevolmente tra le regioni.


Vista la solida crescita e un inasprimento sul mercato del lavoro, prevediamo che la Fed comincerà a rialzare i tassi d'interesse a metà del 2015. La domanda chiave è quanto rapidamente e in che misura cresceranno i tassi.
A fronte di una crescita potenziale del PIL negli USA intorno al 2,25% e di un target per l'inflazione del 2%, il tasso di equilibrio "naturale" sui Fed Fund sarebbe del 4% circa. Tuttavia, vista la debolezza della crescita globale, il quadro dell'inflazione e la vulnerabilità dell'economia statunitense, specialmente del settore residenziale, al rialzo dei tassi, riteniamo che la Fed procederà con cautela, e non cercherà di «anticipare» il mercato. La Fed potrebbe inoltre considerare i tassi sul lungo termine quale ulteriore orientamento per la sua politica. Considerando che quest'ultima è sospinta verso il basso dai tassi poco elevati in altri Paesi, la nostra previsione per il tasso sui Fed Fund a fine 2016 è solo del 2,5%. Oltre agli USA, si prevede che anche la politica monetaria nel Regno Unito verrà inasprita entro la metà del 2015.
In gran parte degli altri Paesi e regioni ci attendiamo che la politica monetaria mostrerà una propensione all'allentamento.


Ciò appare in modo più evidente in Giappone e nell'Eurozona. In quest'ultima area, siamo dell'idea che la BCE, con ogni probabilità, acquisirà titoli di stato nel 1Q 2015, poiché l'inflazione resterà ben al di sotto del target e la combinazione di operazioni di rifinanziamento mirate sul lungo termine e acquisti di asset (covered bond, ABS e obbligazioni corporate) non sarà sufficiente a sospingere il bilancio per i previsti 1'000 miliardi di EUR. Sui ME prevediamo altresì che persisterà la propensione all'allentamento, o che essa prenderà piede dove la politica finora è stata restrittiva. La flessione dell'inflazione dovrebbe altresì fornire alle banche centrali dei ME strutturalmente deboli un po' più di spazio di manovra per abbandonare il recente inasprimento monetario.

Oliver Adler, Head of Economic Research Credit Suisse

 


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