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19/11/2014

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Bankitalia fa il check up alle aziende italiane

Sondaggio congiunturale sulle imprese industriali e dei servizi su investimenti, fatturato, ordini, mercati esteri e produzione, aspetti finanziari e occupazione

Come ogni anno, la Banca d'Italia ha condotto un sondaggio congiuturale sulle imprese industriali e di servizi. L'indagine è stata svolta tra settembre e ottobre del 2014 su un campione 3.118 imprese dell'industria in senso stretto (con 20 addetti e oltre), 1.208 imprese dei servizi privati non finanziari (con 20 addetti e oltre) e 559 imprese del settore delle costruzioni (con almeno 10 addetti). In questa sede non analizzero il settore delle costruzioni. Vediamo le principali evidenze.  

LE IMPRESE DELL'INDUSTRIA E DEI SERVIZI

 

Investimenti

 

Una quota di imprese pari al 63,4% anticipa che nel 2014 la propria spesa per investimenti sarà in linea con quella pianificata alla fine dell'anno scorso, mentre sarà superiore per una quota del 13,9% e inferiore per il 22,7. Il saldo negativo tra imprese con spesa effettiva rispettivamente superiore e inferiore a quella programmata risulta più contenuto per le imprese dell'industria in senso stretto rispetto a quelle dei servizi (-4,8 punti percentuali contro -12,7).

Per le imprese industriali, la revisione al ribasso rispetto ai piani originari è più accentuata per le imprese con 500 addetti e oltre. Tra le imprese con revisioni al ribasso della spesa rispetto ai programmi iniziali, il fattore più rilevante della discrepanza è quello finanziario (segnalato dal 29,5% delle imprese, contro il 33,5 del sondaggio precedente). L'indicazione di andamento negativo della domanda o di aumento dell'incertezza (circa 40% dei casi) e di fattori organizzativi e tecnici (20%) non registra variazioni di rilievo. Per il 2015 gli investimenti sono previsti in crescita rispetto all'anno in corso dal 18,5% delle imprese, in diminuzione dal 22,1. I giudizi di aumento prevalgono su quelli di diminuzione tra le aziende di maggiori dimensioni (con almeno 200 addetti), oltre che tra le imprese industriali più orientate all'esportazione. Fra i fattori che potrebbero causare revisioni dei piani di accumulazione, le aziende segnalano un'evoluzione diversa dalle attese della domanda nazionale (impatto positivo segnalato dal 39,7% delle imprese, negativo dal 33,3%), oppure di quella internazionale (effetti positivi per il 21,9% delle imprese, negativi per il 18,2).

Il rischio di un riacutizzarsi delle tensioni sui costi di finanziamento potrebbe indurre a una riduzione degli investimenti per il 16,2% delle aziende, mentre il miglioramento delle condizioni finanziarie è indicato dall?11,8% come fattore che potrebbe accelerare i programmi di accumulazione.  

Fatturato, ordini, mercati esteri e produzione

 

Il 32,9% delle aziende segnala un incremento del proprio fatturato nei primi nove mesi del 2014 rispetto allo stesso periodo del 2013, contro il 35,9% che ne indica un calo. Il divario è più accentuato per le imprese dei servizi, con indicazioni di aumento e di calo segnalate rispettivamente dal 30,1 e 37,8% delle imprese. Il saldo tra indicazioni di espansione e contrazione tende a diventare positivo al crescere della dimensione d'impresa. In settembre gli ordinativi risultano sostanzialmente stabili rispetto a giugno, con l'eccezione della componente estera, prevista in rialzo, grazie alle valutazioni particolarmente favorevoli delle imprese industriali con 200 addetti e oltre. Il 29,5% delle aziende prefigura un volume complessivo di ordini crescente nel prossimo semestre, a fronte del 20,1 che ne stima una flessione; nell'analogo sondaggio congiunturale condotto dodici mesi fa il saldo fra le due quote era positivo per 5 punti percentuali.


Per le imprese industriali, le prospettive sono nettamente più positive per gli ordinativi esteri, attesi in rialzo dal 32,5% delle aziende, e in riduzione dal 12,1%. Nella rilevazione condotta nei primi mesi del 2014 le imprese esportatrici del campione avevano indicato i mercati dove programmavano di espandersi nel triennio 2014-16. A distanza di circa 6 mesi, le imprese con progetti di crescita del fatturato estero confermano i loro piani di esportazione, sebbene in misura più contenuta per l'Europa. Per la manifattura, l'espansione delle esportazioni avverrebbe in particolare nei mercati extra-europei, con una dinamica più accentuata nel 2015 rispetto all'anno in corso (il saldo tra giudizi di aumento e di diminuzione si attesta a circa 20 punti percentuali per l'area delleuro e a oltre 30 per le aree extraeuropee). La dinamica sfavorevole delle esportazioni verso la Russia è in forte misura determinata dalle tensioni geopolitiche in Ucraina, che eserciterebbero un effetto debole sulle esportazioni negli altri paesi europei. Le aziende si attendono una stabilizzazione delle vendite sul mercato russo il prossimo anno.


La produzione industriale, senza variazioni rilevanti rispetto al 2013, aumenterebbe nello scorcio del 2014 per il 31,6% delle imprese, mentre calerebbe per il 21,6%; quasi metà delle risposte indica stazionarietà.  

Aspetti finanziari

 

Circa due terzi delle imprese riportano una domanda di credito bancario sostanzialmente invariata nel primo semestre del 2014 rispetto al secondo dell'anno precedente. Il saldo tra le aziende che ne indicano un incremento (20,5%) e quelle che segnalano una riduzione (13,9%) risulta pari a -6,6 punti percentuali, in calo sia rispetto alle indicazioni rilevate nell'indagine di inizio anno sia rispetto a quelle dello scorso autunno (quando il saldo era rispettivamente pari a 11,7 e 9 punti percentuali); nel secondo semestre del 2014 il saldo resterebbe invariato rispetto alla prima parte dell'anno. I fattori che secondo le imprese quest'anno hanno influito in modo più rilevante sull'aumento della loro domanda di prestiti sono: l'esigenza di finanziare il capitale circolante e di compensare variazioni nell'autofinanziamento, oltre all'esigenza di fondi per gli investimenti fissi.




Il 64,4% delle imprese giudica stabili le proprie condizioni di indebitamento nella prima metà di quest'anno rispetto al semestre precedente; il saldo tra indicazioni di miglioramento e peggioramento è negativo (-5,9 punti percentuali), soprattutto a causa del livello dei costi accessori, della complessità delle informazioni aziendali richieste e dell'entità delle garanzie. Per la seconda metà dell?anno rispetto alla prima, le frequenze dei giudizi di miglioramento e peggioramento sono simili. Il 10,8% delle imprese (rispettivamente l'8% nell'industria e il 13,5 nei servizi) dichiara di aver ottenuto nel 2013-14 rimborsi (anche parziali) di crediti commerciali verso la Pubblica Amministrazione che risultavano scaduti. Tali rimborsi sarebbero utilizzati principalmente per ridurre i debiti commerciali, per il pagamento delle spese correnti e, in misura minore, per diminuire l'esposizione verso il sistema finanziario o accantonare riserve di liquidità.  

Occupazione, ore lavorate, Cassa integrazione guadagni e contratti aziendali

 

Circa la metà delle valutazioni sono di stabilità dei livelli occupazionali di quest'anno rispetto al 2013, mentre quasi il 30% ne prospetta un calo.


Il saldo tra risposte di aumento e di diminuzione è negativo per 9,6 punti percentuali, con un'attenuazione rispetto al sondaggio dell'anno precedente (-15,5 punti percentuali). Le indicazioni sono meno pessimistiche per l'industria rispetto ai servizi (-5,5 e -12,7 punti percentuali rispettivamente). A livello settoriale, il saldo è pressoché nullo per le aziende operanti nel comparto chimico, nonché per le imprese industriali maggiormente orientate all?esportazione. A livello geografico, il saldo negativo risulta più accentuato per le imprese con sede principale nel Centro e nel Sud e Isole. Nel secondo trimestre di quest'anno rispetto allo stesso periodo del 2013, le ore lavorate sono aumentate nel 22,4% dei casi e diminuite nel 28,2%. Le ore lavorate nell'industria hanno sostanzialmente ristagnato a fronte del saldo negativo rilevato nei servizi. Nel trimestre estivo, le ore lavorate tendono a ridursi rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (il saldo tra indicazioni di aumento e diminuzione è pari a -3,9 punti percentuali). Nel 2014 circa un quarto delle imprese ha richiesto di accedere alla Cassa integrazione guadagni.


La percentuale è in diminuzione rispetto al 2013, quando ammontava a circa il 30%. Le richieste sono state più diffuse tra le imprese di maggiori dimensioni e tra quelle del comparto tessile, in linea con gli andamenti registrati l'anno precedente. Il ricorso alle procedure di messa in mobilità risulta piuttosto limitato (7,9% delle imprese, percentuale analoga a quella del 2013). Aumenti retributivi non previsti dai contratti collettivi nazionali nel 2014 riguarderebbero un terzo dei lavoratori. Per l'86,4% di questi, l'incremento della retribuzione media non ha superato il 2%. Il 13% delle aziende ritiene di volersi avvalere entro la fine del 2015 dei provvedimenti normativi che prevedono la possibilità di derogare a specifiche disposizioni di legge o al contratto nazionale attraverso la contrattazione aziendale o territoriale, percentuale lievemente superiore all'11,9 rilevato l'anno precedente. L'81% delle imprese non interessate a tali deroghe indica la soddisfazione verso l'attuale assetto contrattuale come principale motivo per non ricorrervi (contro il 75,6% dello scorso anno).




 

Profitti

 

Il 59% delle aziende prefigura un risultato di esercizio in utile per l'anno corrente, un valore lievemente più alto rispetto alla rilevazione del 2013. Ad anticipare una perdita sono il 21,6% delle imprese, in calo rispetto al 26% dell'inchiesta dello scorso anno. Le imprese che riportano un risultato di esercizio in utile sono più diffuse nella manifattura, in particolare nei comparti della chimica e della metalmeccanica, tra le imprese di maggiori dimensioni e tra quelle maggiormente orientate all'esportazione.  


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