Editoriale - Ce lo chiede il Fondo Monetario Internazionale
E alla fine tanto tuono' che piovve. Gli ultimi dati sulla produzione industriale, ordini in entrata per esportazione, commercio estero e fiducia delle imprese (Indice ZEW compreso), indicano una Germania molto piu' che in semplice frenata. E le aspettative non sono rosee, visto che il sentment dell'economia e' in calo da quasi un anno.
La politica dell'affamare il vicino (''beggar your neighbour'') non paga mai. E a forza di strangolare i mercati del sud Europa, i loro migliori nel perimetro dell'euro, la Germania finira' (come scritto qui tempo fa) per ''segare il ramo su cui e' seduta''. Il -25% nell'automotive di agosto e' solo la punta dell'iceberg di un -4,3% complessivo registrato nella produzione industriale di agosto.
E chissa' cosa farebbero le banche tedesche (e in misura minore anche francesi) se non ci fossero le cospicue iniezioni di miliardi italiani che gli stiamo somministrando attraverso i vari fondi salva-stati. L'ultimo bollettino di Bankitalia evidenzia vividamente la traiettoria del nostro debito pubblico se non ci fossero questi ''prelievi forzosi'': in netta discesa. Fatto sta che adesso anche Frau Merkel non potra' piu' agitare lo spettro dell'inflazione (inesistente) quando l'eurozona e' ormai in recessione. E Waldemann dara' ancora dei ''bambini problematici'' a Italia e Francia perche' vorrebbero sforare un'anacronistico dato per investire in infrastrutture pubbliche per far ripartire l'economia? Questa volta si potrebbe rispondere ai tedeschi ''ce lo chiede l'IMF'', come da ultimo World Economic Outlook. Ma qualcuno ne avra' il coraggio?
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