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22/10/2014

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Osservatorio MECSPE sul comparto meccanica: la ripresa è possibile

Nel I semestre 2014 fatturato in crescita per oltre 4 imprese su 10, occupazione stabile, liquidità buona o sufficiente e portfolio adeguato. andamento soddisfacente per quasi 9 imprese su 10 e certezza sulla crescita del mercato nei prossimi tre anni

Le imprese del comparto della meccanica hanno visto chiudersi i primi sei mesi del 2014 con buoni risultati: rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, l’83,6% delle imprese registra una crescita o una stabilità dei fatturati e il 75,8% un livello occupazionale invariato. Gli ordinativi permettono di sostenere le esigenze finanziarie di quasi sei aziende su dieci e la liquidità è giudicata sufficiente o buona dall’87,4%. Questi sono alcuni dei dati emersi dall’Osservatorio MECSPE realizzato da Senaf in occasione di MECSPE, la fiera internazionale delle tecnologie per l’innovazione (Fiere di Parma). Vediamo le principali evidenze.  

Un comparto in salute

 

L’andamento aziendale attuale risulta ampiamente soddisfacente per circa la metà delle imprese del comparto della meccanica e della subfornitura (45,1%), con un 44,5% che si dice mediamente appagato e un 10,4% che è insoddisfatto. Questa situazione cozza con l’andamento positivo dei primi mesi del 2014 e le previsioni sulla chiusura del 2014.

Rispetto allo stesso periodo del 2013, infatti, il 42,1% delle aziende ha registrato nel I semestre 2014 una crescita del proprio fatturato mentre il 41,5% dichiara stabilità. Rimane comunque uno zoccolo duro di aziende (16,4%) che ha indicato un calo di fatturato. Sul fronte occupazione, il numero di addetti, si è mantenuto complessivamente stabile (lo afferma il 75,8% delle aziende) contro solo un 7,2% che ha dovuto ridurre il numero dei propri dipendenti. Il portfolio ordini è giudicatoadeguato” ai propri livelli di sostenibilità finanziaria dal 57,9% delle imprese, contro un 35,4% per cui è insufficiente, e la liquidità è ritenuta sufficiente per oltre la metà delle aziende e buona per un terzo del campione. Per quanto riguarda le previsioni sotto il profilo del fatturato, per la seconda metà del 2014, il 29,8% si aspetta di chiudere con una crescita, il 58,9% si aspetta stabilità, mentre si prospetta un calo solo per l’11,3% delle imprese. Stesso andamento anche per l’occupazione: nei prossimi 6 mesi, ben il 78,9% dichiara di voler mantenere stabile il numero di addetti, contro un 12,5% che prospetta incrementi e solo un 8,5% che prevede cali.

Sul fronte ordinativi, le imprese si attendono una sostanziale stabilità (63,6%), anche se il 19,1% prospetta una crescita. Non ci sono dubbi sul futuro del mercato in cui si trovano a operare le singole aziende: per il triennio 2015-2017, solo il 13,5% si aspetta una contrazione del mercato contro un 45,9% apertamente convinto del suo sviluppo e un 40,6% che crede non ci saranno grosse variazioni rispetto all’andamento attuale.  

7 AZIENDE SU 10 ESPORTANO I PROPRI PRODOTTI E SERVIZI

 

Sul fronte dell’export, circa sette imprese su dieci dichiarano di esportare i propri prodotti e servizi, con un’incidenza variabile. Se il 23,2% dichiara di realizzare all’estero meno del 10% del proprio fatturato, quasi un terzo del campione (32,7%) supera il 26%. Chi esporta punta verso gli Stati dell’Europa Centro-Occidentale (74,4%), seguiti da quelli dell’Europa dell’Est (26,5%). Il 23,9% esporta in Nord America, il 22,2% in Asia e il 17,9% in Sud America.

Da notare in particolare come per un’impresa il mercato di sbocco vari in base alla percentuale del fatturato dell’export sul totale, anche se l’Europa Occidentale rimane per tutte il punto di riferimento. Chi ricava meno del 10% dalle esportazioni ha infatti come secondo mercato di riferimento quello dell’Europa dell’Est (20,5%). Per ricavi tra l’11% e il 45%, oltre all’Europa Occidentale, il mercato più rilevante è il Nord America (29,3%) e poi l’Europa dell’Est (22%). Per le imprese che fatturano all’estero oltre il 46%, è l’Asia il secondo mercato  di riferimento (40,5%), seguito da Nord America (35,1%).

 

Freni alle imprese e mancata fiducia nel governo - preoccupano burocrazia, aspetti fiscali, costo del lavoro e concorrenza nel mercato. incertezza normativa e i lunghi tempi della giustizia ritenuti altrettanto critici.

 

Per le imprese del settore la vita aziendale non è sempre facile e dall’indagine emerge come il Governo non abbia attivato ad oggi un piano di rilancio efficace.


Per oltre sei imprese su dieci il Governo ha puntato su aspetti marginali, che non incidono in maniera determinante sulla vita aziendale e sulla produttività, mentre solo un 2,7% lo promuove. Per il 23% Governo rimandato a settembre, dato che le riforme avrebbero avviato un processo, ma si tratta solo dell’inizio di un lungo cammino. Inoltre, a ostacolare la normale attività e a preoccupare gli imprenditori ci sono sia fattori endogeni, legati al mercato e all’attività produttiva, ma anche una serie di fattori esogeni, indipendenti dalla volontà imprenditoriali e collegate invece al Ruolo dello Stato e della Pa nella vita delle imprese. Per l’89,8% degli imprenditori il primo fattore di criticità è la macchina della burocrazia (ritenuto fattore estremamente critico il 40%), seguita dagli aspetti fiscali (85,9%). Seguono il costo del lavoro (80,2%) e la concorrenza del mercato (77,9%). Preoccupa anche l’incertezza normativa (74,1%) e i tempi giudiziari in casi di controversia (75,5%). 

Destano preoccupazione anche altri fattori importanti per la vita aziendale, come i tempi di pagamento (70,6%), il costo d’acquisto dei fattori produttivi (71,5%) e l’accesso al credito (60,6%).


 

Le imprese puntano a migliorare la propria competitività e produttività: oltre 8 aziende su 10 investono in ricerca e innovazione. si crede fortemente nell’importanza della formazione di dipendenti e clienti

 

Nonostante gli ostacoli, le imprese credono fortemente nel valore aggiunto rappresentato dalla "ricerca e innovazione": è infatti ben l’84,2% a dichiara di investire in questo senso quote diverse del proprio fatturato. Se il 44,5% si destina tra l’1% e il 10% del fatturato, il 16,4% ne dedica oltre il 21%. E altrettanto strategica è ritenuta la formazione dei dipendenti. Nei primi sei mesi dell’anno, oltre tre aziende su dieci hanno previsto fino 10 ore di formazione per dipendente, e oltre un quarto ne ha effettuate oltre 21. Nonostante il periodo congiunturale, nel secondo semestre 2014, le imprese non andranno ad intaccare i budget destinati all’aggiornamento di chi opera nell’area progettazione e produzione, e che chi (14,5%) pensa addirittura di aumentarlo. Nel primo semestre 2014, inoltre, oltre sei imprese su dieci hanno previsto momenti di formazione per i clienti: il 30,6% ne ha già erogate fino a 10, l’11,2% da 11 a 20 e il 20,9% oltre 21.


 

“L’elevata presenza di decisori aziendali durante MECSPE, lo scorso marzo, ci aveva già fatto pensare ad un comparto che guarda con fiducia al futuro e vuole tornare a investire sui processi produttivi. La nostra indagine non fa che confermarlo”, ha commentato Emilio Bianchi, Direttore di Senaf, organizzatrice di MECSPE. Tre imprese su dieci dichiarano di aver investito in questi primi sei mesi oltre il 10% del proprio fatturato, e per oltre quattro imprese su dieci i prossimi tre anni saranno all’insegna di una crescita del mercato. Il made in Italy è sinonimo di radicato ottimismo, oltre che di professionalità e qualità. La fiducia nel mercato e nelle proprie potenzialità da parte degli imprenditori è un segnale molto importante. Nonostante i numerosi ostacoli che rendono difficoltosa la vita aziendale, le imprese non smettono di credere che la ripresa sia possibile”.

 


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