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01/10/2014

economia

Le sanzioni non energetiche non impressioneranno la Russia

Secondo gli analisti di Candriam, questa situazione rischia di tradursi in una forte volatilita' dei mercati russi nel breve-medio termine. Se l'impasse dovesse continuare, si potrebbero pero' palesare dei problemi per il settore bancario del Paese

"Questa non è la prima volta che la Russia interviene entro i confini dell'ex Unione Sovietica. Nel luglio del 2008, il conflitto tra Russia e Georgia per l'Ossezia del Sud non ebbe particolare attenzione", spiega Tomasz Orpiszewski, Strategist di Candriam. "Tuttavia, questa volta, le tensioni internazionali sono elevate e il lento approccio della diplomazia occidentale, sembrerebbe che le sanzioni economiche potrebbero essere in vigore per un lungo periodo di tempo”.

"L’economia russa è afflitta da una serie di problemi, tra cui l’elevata inflazione, il rallentamento del potenziale di crescita, la corruzione e le disparità nella e distribuzione della ricchezza", ha commentato Geneviève Hamende, gestore del fondo Candriam Emerging Markets Debt. "Ciò nonostante, il debito pubblico russo è ai minimi storici e, grazie i ricavi derivanti dalle esportazioni di petrolio e gas, la Russia ha costituito ha costituito significative riserve in valuta straniera, oltre a fondi sovrani con oltre 160 miliardi di dollari di disponibilità, pari a circa l’8% del PIL nazionale.

Comunque, l’incremento del rischio geopolitico sta causando deflussi di capitali, con la conseguente svalutazione del rublo e pressioni per un intervento da parte della Banca Centrale con la vendita di riserve e innalzamento dei tassi. Di conseguenza, le riserve estere di sono ridotte di quasi 40 miliardi di dollari nella prima metà del 2014, pari a circa il 2% del PIL. Ad oggi la situazione non è non è allarmante, dato che la Banca Centrale detiene circa 460 miliardi in riserve di valuta, utili a difendere la moneta per un periodo prolungato di tempo. Infatti, il rapporto tra riserve della banca centrale sul totale del debito estero rimane in territorio positivo per la Russia, a differenza dell’Ucraina, che si sta lentamente avviando verso una crisi valutaria.  

Sanzioni non energetiche non saranno troppo incisive

 

Attualmente la Russia vanta il 15% della produzione mondiale di petrolio mondiale e del 20% di quella di gas. Il blocco delle esportazioni energetiche russe potrebbe aumentare i prezzi energetici a livello mondiale e danneggiare le economie occidentali, proprio all'inizio del periodo invernale. Alla luce di questo scenario, significative sanzioni energetiche rimangono abbastanza improbabili e altre sanzioni sulle esportazioni non sarebbero incisive per due ordini di ragioni.

In primo luogo, solo il 40% delle esportazioni russe sono legate a prodotti non energetici. In secondo luogo, le esportazioni rappresentano circa il 20% del PIL russo, quota molto inferiore rispetto alla Germania (circa il 45%) o al Belgio e ai Paesi Bassi (circa 80%).  

Il settore bancario russo è altamente esposto

 

Le banche russe hanno emesso il 65% delle proprie obbligazioni sui mercati internazionali e il nuovo round di sanzioni finanziarie rischia di influenzare la loro capacità di reperire capitali. Finora, tre banche russe hanno presentato istanza per aiuti governativi e altre potrebbero farne richiesta. Tuttavia i conti del settore bancario, che rappresenta solo il 40% del PIL del paese, rispetto ad esempio ai paesi dell'Eurozona, con oltre il 100% del PIL. Inoltre, rispetto ad altri paesi dell'Europa dell’Est, le banche russe hanno bassi indici di non performing loan e un alto ritorno sugli investimenti. Relativamente al rublo, le previsioni di breve termine basate sul modello fondamentale indicano che un forte deprezzamento rimane relativamente improbabile. Tuttavia, la combinazione di elevata inflazione, deterioramento dei tassi di crescita, mancanza di riforme e un governo debole, potrebbero avere un effetto negativo nel lungo periodo.


 

Scenari che portano volatilità

 

A causa di informazioni fuorvianti sul conflitto militare, la lenta macchina della diplomazia e la posizione piuttosto morbida della NATO, l'esito e le tempistiche della risoluzione delle tensioni russo-ucraine sono difficili da prevedere. Questa situazione rischia quindi di tradursi in una forte volatilità dei mercati russi nel breve-medio termine. La Russia però non è un Paese senza problemi: il potenziale di crescita è diminuito considerevolmente, l'inflazione rimane alta, e la carenza di governance e di un programma di riforme lasciano poco spazio per l'ottimismo nel lungo periodo. Dall’altro lato, il Paese vanta riserve estere considerevoli e un esemplare basso indebitamento, che può schermare il paese contro il deflusso di capitali e le sanzioni occidentali. Se l'impasse dovesse continuare, si potrebbero però palesare dei problemi per il settore bancario russo e per i Paesi dell'Europa orientale si basa su esportazioni verso la Russia.  

 


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