Editoriale - La grande truffa dell’export tedesco
Grande risalto e' stato dato all’esplosivo surplus commerciale appena comunicato dalla Germania, che a luglio ha battuto ogni record, raggiungendo 101 miliardi di euro, ben l’8,5% in piu' rispetto allo stesso mese del 2013 (93,1 miliardi). Nel frattempo le importazioni hanno segnato un incremento solamemente dell’1% (77,6 miliardi). E se si guarda alle variazioni mensili, in base ai dati destagionalizzati, il divario e' ancora piu' forte: export +4,7% e import -1,8%.
Dati formidabili. Peccato che siano in netto contrasto con i dettati dell’anacronistico trattato di Maastricht, che prevedono un equilibrio maggiore tra esportazioni, importazioni e consumi interni. Gia', perche' il trattato non prevede un unico punto che riguarda il rapporto del 3% tra debito e PIL. Ma ce ne sono anche in merito alla competitivita' interna al sistema comune. Pero' questo, non lo ricorda nessuno.
Secondo Paul Krugman, premio Nobel per l’economia nel 2008, i tedeschi “sono preda di un abbaglio che sta distruggendo l’economia globale. E che presto comincera' a danneggiare anche quella interna della Germania”. Anche perche' la politica di repressione dei consumi interna e il rigore tanto sbandierato, tutto a danno dei partner, “e' un veleno economico”. E costringere a ovviare alla mancata espansione industriale con maggiori tasse e anche con minore spesa pubblica, per Krugman e' una ricetta che non puo' funzionare per i principi base della macro economia. Che la Bundesbank ovviamente fa finta di ignorare appellandosi proprio al trattato di Maastricht.
Un trattato che a questo punto e' convenienza di tutti cambiare perche' anacronistico, deleterio e impedisce qualsiasi strategia per uscire dalla crisi. Specialmente per l’Italia.
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