Editoriale - Pirro, chi era costui?
Non avevamo dubbi. Nonostante i toni di grande vittoria con cui la gran parte dei media nostrani ha magnificato le “conquiste” di Renzi a livello europeo, ci chiediamo come mai queste vittorie non abbiano cambiato assolutamente nulla nel quadro generale della nostra posizione all’interno della UE, anzi. Renzi afferma di aver “vinto una battaglia di merito e sostanza”. Ora la parola d’ordine sembra essere diventata “flssibilita'”, e spacciata come conquista.
Puo' essere. Ma da Bruxelles fanno sapere, a scanso di ecquivoci, che “Le conclusioni del Consiglio europeo indicano chiaramente che il patto di stabilita' deve essere applicato pienamente e contiene flessibilita' sufficiente tenuto conto delle esigenze della crescita”. Stesso contenuto in una dichiarazione di Draghi dalla BCE”.
“Nessun primo ministro ha proposto di cambiare le regole e nemmeno di emendare il trattato”. Per il Presidente Barroso, “le regole sono chiare. “Abbiamo anche il Fiscal Compact, il Two Pact e il Six Pact e nessuno Stato membro ha parlato di cambiare queste regole”.
Quindi, nessuna conquista, ma la riaffermazione che i vincoli anacronistici che impastoiano l’Italia (ma non solo), vivono e delimitano in modo assoluto il perimetro entro cui agire.
Se i nostri grandi media avessero pero' letto bene le carte firmate dal nostro governo, in lingua originale, avrebbero notato che e' stato confermato il pareggio di bilancio nel 2015, bocciando la prima e unica richiesta dell’Italia: una semplice deroga di 12 mesi. E, caro ministro Padoan, non e' un problema di interpretazione linguistica...
Questo significa che si va incontro ad una manovra di circa 25 miliardi di euro, dato che le raccomandazioni europee sono ancora piu' stringenti di quelle espresse solo poche settimane fa. E abbiamo tutti gli indicatori che vedono una crescita minima per il 2014, molto piu' bassa delle pur anemica stimata.
“Una vittoria in campo europeo”. Che pero' assomiglia tanto a quella di Pirro.
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