Editoriale - Stampella della Germania o saremo in grado di cambiare l’Europa?
Dalle elezioni di domenica scorsa e' emerso un messaggio chiaro: con il suo plebiscito al governo in carica, l’Italia ha di fatto salvato questa Europa. In Gran Bretagna e in Francia hanno vinto gli euroscettici e la Germania della Merkel non potra' piu' attendersi alcuna sponda “forte” da loro.
Cosa fara' Renzi e' tutto da vedere, soprattutto durante il semestre italiano di presidenza.
Il nostro Premier ha promesso di andare a ridiscutere la follia del Fiscal Compact, del pareggio di bilancio, l’anacronistico vincolo del 3% sul deficit, e molto altro di questa Europa che ci considera figliastri. Buonissimi propositi che temiamo ricevano dei “nein” come risposta. La stessa ricevuta finora a richieste simili e di portata inferiore.
Pero' stavolta, visto il nuovo schieramento di forze in campo, la Germania qualcosa dovra' concedere, perche' tra i Paesi piu' importanti, e quindi maggiori contribuenti alla UE, l’Italia avrebbe maggior peso politico, poiche' le nostre elezioni hanno premiato il “piu' Europa”, che sa molto di “piu' Germania”.
E in questo senso vanno letti i dati della borsa, che prezzano la scommessa che l’Italia fara' non solo da stampella alla Germania, ma potrebbe fare da traino anche agli altri Paesi, grazie alle riforme. Arriveranno i capitali internazionali solo perche' siamo apparsi piu' affidabili e funzionali al mantenimento dell’euro? Vedremo.
Nel frattempo, sappiamo gia' che il nostro governo ha in programma o avviato una robusta campagna di privatizzazioni, mettendo sul mercato gli ultimi gioielli di famiglia. E Padoan ha gia' smentito manovre aggiuntive. Ma tra le certezze vi e' sempre e comunque quella dell’arrivo di nuove imposte, che arrivano, guardacaso, dopo le elezioni.
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