Editoriale - Dopo il voto europeo arrivano le tasse
Domenica 25 ci sara' il voto per l’elezione del Parlamento Europeo. Indipendentemente da quali risultati usciranno delle urne, la prossima legislatura si trovera' ad affrontare problemi seri, che vanno oltre la solita routine di regolamenti o normative. Ci sara' infatti da ripensare, confermare o modificare l’idea stessa di Europa e modalita' di comportamento dei suoi stati membri. Questo deve essere chiaro, perche' euro e Comunita' Europea sono due cose ben distinte. A Strasburgo ci sono solamente 18 stati che utilizzano l’euro, mentre 10 ne sono (piu' o meno felicemente) fuori. Ma se mentre in sede BCE la Germania detta legge, puo' farlo relativamente meno in sede europea, dove a prevalere sono piu' gli schieramenti dei partiti.
Mai come qusta volta il fronte di chi vuol ripensare all’euro e all’Europa e' vasto. Al di la' dei dati letti con lenti rosa, nell’UE28 solo la Gran Bretagna ha tassi di crescita del Pil reale accettabili e confrontabili con quelli tedeschi. Per il resto (Italia e Francia in primis), siamo ben lontani dal vedere una ripresa solida. E i dati sull’inflazione, al netto dell’ottimismo piu' o meno di facciata o pasquale, ci parlano di una economia stagnante e in deflazione. Vedremo se la BCE continera' a far proclami di intenti o se agira'.
In tutto questo, l’Italia (prossimo predidente di turno da giugno) non mostra reali segni di ripresa, con l’export in frenata e una revisione delle stime sul Pil che ora viene fissato a un asfittico +0,6% nel 2014. Dato pero' calcolato prima della grande turnata di imposte che avra' inizio, guarda caso, dopo le votazioni. Proprio il nuovo che avanza.
Claudio GandolfoIdee e opinioni
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