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14/05/2014

economia

In attesa delle decisioni della BCE l'euro prosegue la sua corsa

Zaniboni (Assiom Forex): Se l’inflazione non dovesse rialzarzi a breve probabilmente sarà l’ora degli “unconventional tools” annunciati da Draghi

Per i mercati finanziari il primo trimestre del 2014 si è concluso in linea di massima con il meeting del 3 aprile della Banca Centrale Europea. Tre mesi pieni di incertezza in cui, sia sul fronte europeo che su quello americano, si sono alternati dati positivi e negativi, sono emersi elementi a supporto dell’una o dell’altra moneta senza tuttavia che si sia definito un trend chiaro. Uscire da una crisi sistemica, che per diverse ragioni si protrae dal 2008, probabilmente vuole dire anche questo: non riuscire a mettere a fuoco quelli che saranno i driver di mercato dei prossimi mesi e rimanere in balia degli eventi che per natura sono mutevoli.
Non me ne vogliano le “menti pensanti” disseminate in tutta l’Europa, ma se alla guida della BCE non ci fosse stato Mario Draghi l’Euro/Dollaro non sarebbe stato certo a questi livelli: la persona ispira fiducia anche non muovendo un dito.
Certo presto o tardi, se le cose non dovessero raddrizzarsi (inflazione al rialzo) il mercato presenterà il conto ma sono sicuro che Francoforte non si farà trovare impreparata.
In un mare per alcuni versi molto agitato, mi sembra di cogliere nella relazione post meeting alcuni “fari” cui fare riferimento per i prossimi mesi: la situazione economica in Eurozona è in linea con le aspettative dell’istituto centrale, si prende buona nota di elementi inaspettati sia dal lato positivo e soprattutto da quello negativo, si cerca di motivare la momentanea spinta al ribasso dell’inflazione così come l’immobilità dell’istituto, si ragiona sulle future mosse racchiuse nel termine - tanto caro agli anglofili - “unconventional tools” che, sono pronto a scommettere, verranno utilizzati con rapido e ingente spiegamento di forze qualora la situazione lo richiederà.


Il famoso “whatever it takes and believe me it will be enough” ha di fatto cambiato marcia all’Eurozona e alla propria divisa, il cui graduale apprezzamento (ed è forse proprio il termine graduale che scolora l’allarmismo di una parte del mercato che lo vede eccessivamente alto) non è altro che il riflesso di un palese ritorno di fiducia verso il vecchio continente.
Non è un caso che un’importante parte del discorso di Draghi abbia sottolineato il generale ritorno alla normalizzazione soprattutto in quei Paesi periferici più colpiti che con grossi sforzi si sono rimessi in carreggiata e il cui debito ora è tornato a far gola ai grossi investitori sempre più alla ricerca di rendimenti con un più che accettabile risk-reward.
I listini europei (alcuni di più rispetto ad altri) vengono visti come ottime opportunità di investimento a medio e lungo termine e questo genererà un flusso di capitali verso l’Eurozona che inevitabilmente faranno da supporto all’euro.
Il mese di aprile storicamente genera upside nell’inflazione banalmente per la presenza delle vacanze pasquali nelle quali ci si attende maggior propensione alla spesa.

Sarà cruciale quindi il dato finale che avremo a inizio maggio e qualora il livello non si mostrasse cosi disastroso (giudicherei positivo qualsiasi numero sopra 0.5/0.6), il tutto verrà posticipato a dopo le vacanze: da lì in poi ci troveremo necessariamente di fronte ad un bivio dove dovremmo decidere se aprire la scatola delle armi non convenzionali (ovviamente non prima di aver esaurito quelle convenzionali) oppure proseguire tranquillamente nella lenta fase di ripresa.
Interessante anche la nota in cui, facendo riferimento ad uno dei possibili interventi che la BCE potrebbe utilizzare (il tanto sospirato Quantitative Easing), il provvedimento non verrà scopiazzato da quello tuttora in atto sull’altra sponda dell’Atlantico, bensì studiato ad hoc per quello che in questo momento è la trasmissione della politica monetaria in Europa che appare a tratti ancora estremamente frammentata.
Nelle ultime settimane abbiamo assistito a timidi accenni di come potrebbe essere configurato un Q.E. all’europea e quali dovrebbero essere gli obbiettivi di tale operazione, ovvero l’economia reale (facile a dirsi, un po’ meno a farsi…)
Nel frattempo scommettere su un euro/dollaro significativamente più basso mi sembra davvero un po’ pretenzioso: sulla scia di dati Usa in linea con le aspettative di ripresa economica, la FED non sembra davvero essere smaniosa di agire sulla leva tassi e Cina e Russia sembrano essere intenzionate ad un alleggerimento della loro dipendenza dal dollaro.



Le volatilità sono in lenta e continua discesa e in assenza di catalizzatori sarà più facile vederlo bighellonare tra 1.35 e 1.40.
Al di là dell’euro/dollaro, una generale rilassatezza degli animi (ultimamente surriscaldati da qualche amante del Risiko) potrebbe riprendere a spingere l’Euro/Chf al rialzo così come il Dollaro/Yen (spinto anche da dati non incoraggianti in Giappone) e più in generale riportarci verso una maggiore propensione al rischio che dovrebbe premiare anche alcune divise emergenti, ovvero quelle più virtuose in cui un rendimento interessante si accompagna ad una buona gestione dei conti.
In un evidente eccesso di autostima, il presidente della BCE ha ricordato che le forward guidance sono state ineccepibili e che sinora il lavoro fatto ha dato grossissimi risultati se solo si prova a pensare al punto da cui siamo partiti… Forse il mercato non è stato abbastanza attento!

Mauro Zaniboni, Socio Assiom Forex e Membro della Commissione Forex


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