Gli imprenditori italiani
devono tornare a credere
nelle proprie aziende e
ricominciare a investire.
Come ha da sempre fatto
Mapei, che è arrivata così
a essere il primo produttore
mondiale nella chimica
per edilizia. Ne parliamo
con Giorgio Squinzi,
Amministratore Unico
di Mapei, Presidente di
Federchimica, componente
del Consiglio Direttivo e
della Giunta di Confindustria
e Presidente del Comitato
Tecnico per l’Europa.
La crisi industriale italiana:
quali ostacoli alla ripresa e
quali proposte per uscirne?
Il nostro Paese in questo
momento è uno di quelli che
fanno più fatica a riprendere
un percorso di crescita.
Questo è dovuto a diversi
fattori, storici ed endemici:
la complicazione normativo-
burocratica, che fa sì che le
iniziative vengano portate
avanti in tempi lunghissimi;
il costo dell’energia, che
per le imprese italiane è
più caro mediamente del
30% rispetto all’Europa; una
situazione di infrastrutture
fatiscenti. Tutto ciò
rappresenta un freno
al processo di crescita
dell’Italia. A questi fattori
occorre aggiungere, e qui
bisogna essere onesti e
obiettivi, anche un problema
di crisi finanziaria, per cui
tante PMI non riescono
ad avere accesso alle
fonti di credito. Senza
poi dimenticare che il
più grande freno alla
circolazione del denaro
nelle imprese è lo Stato
stesso, che non paga i
propri fornitori in modo
corretto. Pensiamo alla
Sanità che viene pagata
a 18 mesi, o alle opere
pubbliche in cui tutte le
imprese di costruzione
(di cui noi siamo fornitori)
vengono liquidate con ritardi
enormi, scaricando a valle
questa situazione. Lo Stato
dovrebbe quindi cominciare
a pagare con puntualità i
propri fornitori. Sarebbe
la prima e più importante
ricetta per riprendere la
crescita.
Che cosa rappresenta
attualmente il “Made in
Italy”?
L’Italia è un Paese
fortemente manifatturiero.
Recenti studi hanno
dimostrato che a livello
“manifatturiero pro-capite”
siamo il secondo Paese al
mondo dopo la Germania.
Il distacco è considerevole,
ma si accorcia di molto se
consideriamo il “sommerso”,
che non può venir
registrato dalle statistiche,
e se teniamo contro che
gran parte della nostra
produzione è concentrata
nel Centro-Nord. In queste
aree ce la giochiamo
almeno alla pari con la
Germania. Il Made in Italy è
un manifatturiero avanzato,
che utilizza, direi meglio di
ogni altro Paese, certi fattori
che sono da noi innati,
come la capacità di fare
design, il gusto estetico,
l’agroalimentare di altissimo
livello. Queste sono le linee
che dobbiamo seguire per
poter avviare un processo
di ripresa, anche perché
abbiamo le possibilità
per potenziare il Made in
Italy. Non va dimenticato
che la materia prima più
importante che abbiamo è il
genio degli italiani, che è ciò
che ci ha sempre permesso
di sopravvivere in un
sistema-Paese abbastanza
disorganizzato.
Cosa intende per “tornare
all’ossessione per la
crescita”?
Mapei è stata fondata
da mio padre nel 1937.
Ci sono nato. Ricordo
gli anni’50 e gli anni’60,
prima da bambino e poi
da ragazzo, e vedevo
la tensione, la voglia di
Condividi | Business Community - Magazine - Settembre 2010 | | vai al sito | SOMMARIO