Fintech e risk management bancario: una nuova alleanza strategica

Fintech e risk management bancario: una nuova alleanza strategica

Le sfide che le istituzioni finanziarie affrontano ogni giorno sono più complesse che mai. Minacce digitali, volatilità globale e pressioni normative stringenti richiedono risposte agili e innovative. Un cambiamento epocale è in atto: le fintech stanno ridefinendo la gestione del rischio, offrendo strumenti avanzati e aprendo la strada a un'innovazione cruciale. Queste giovani aziende emergono come alleati fondamentali, capaci di fornire soluzioni predittive, automazione spinta e intelligenza dei dati per contenere i pericoli che oggi si manifestano in modi sempre più inattesi. Come la collaborazione con queste realtà emergenti stia rivoluzionando il settore è al centro dello studio intitolato "Redesigning Risk Management Through Fintech Partnerships", frutto della collaborazione tra Boston Consulting Group (BCG) e il Politecnico di Milano.



Questa ricerca ha esaminato un vasto universo di 9.535 fintech fondate dal 2021, approfondendo in particolare un campione di 814 startup che offrono servizi di risk management. Tra queste, ben 234 sono dedicate specificamente al supporto dei Chief Risk Officer (CRO) delle banche. A completare il quadro, diverse interviste con le direzioni di queste società e dialoghi informali con C-level e CRO di importanti istituzioni finanziarie internazionali. La gestione del rischio rappresenta oggi un’impresa cruciale, soprattutto per le istituzioni finanziarie, data la crescente complessità e la velocità con cui emergono nuove minacce. Se è vero che organizzazioni dotate di risorse adeguate possono sviluppare internamente le competenze per affrontare tali rischi, appare sempre più evidente come la collaborazione con le fintech offra vantaggi concreti e permetta notevoli accelerazioni. Le soluzioni proposte da queste aziende riducono fino al 70% i tempi necessari per determinati processi e consentono di anticipare l’identificazione di alcune frodi fino a due settimane.


È un bacino di potenzialità immense, nonostante le complessità. Negli ultimi anni, i rischi hanno assunto una forma sempre più interconnessa. Le minacce cyber, le interruzioni operative, il rischio climatico, la volatilità geopolitica e gli attacchi inediti abilitati dall'AI si amplificano a vicenda, creando un panorama di pericoli senza precedenti. A questo scenario si aggiunge una pressione regolatoria crescente. Le autorità di vigilanza richiedono standard sempre più rigorosi, in particolare sull’aggregazione e sul reporting
- dei dati, imponendo maggiore attenzione a qualità, tempestività e tracciabilità, oltre che alla resilienza operativa nel suo complesso. In questo contesto, le fintech emergono come partner in modo sempre più rilevante. Non si tratta affatto di sperimentazioni marginali. Lo studio rivela che le startup che supportano direttamente i CRO hanno raccolto, dal 2009, capitali per un totale di 7,2 miliardi di dollari. La loro presenza è equilibrata tra gli USA, con il 58,5% dei capitali e circa 4,2 miliardi di dollari di investimenti, e l’Europa, che detiene il 33,8%, di cui un notevole 20% concentrato nel Regno Unito.


Un dato che dimostra chiaramente come la collaborazione con le fintech sia una realtà che sta progressivamente conquistando fiducia e investimenti considerevoli nel settore finanziario globale. Dalle interviste condotte, emerge un set di motivazioni ricorrenti che identificano le principali ragioni per cui le istituzioni finanziarie tendono a ricorrere al supporto delle fintech. Tra queste, la necessità di intraprendere i propri percorsi di innovazione senza correre rischi eccessivi, una pratica definita "de-risking innovation". Molti CRO riconoscono che strumenti di AI e piattaforme digitali richiedono un quadro di governance solido. Le fintech sono in grado di offrire soluzioni già pronte che permettono di sperimentare in sicurezza, garantendo modelli conformi, trasparenti e allineati alle normative vigenti. Un secondo driver fondamentale è l’efficienza operativa. Gran parte delle funzioni di risk management sono ancora appesantite da processi manuali, lenti e frammentati.


Grazie alle fintech, ad esempio, i tempi di documentazione dei modelli possono calare del 60–70%, mentre la scansione di migliaia di aggiornamenti normativi diventa istantanea, riducendo drasticamente tempi e costi. Emerge inoltre la necessità di una nuova "risk intelligence", cioè di strumenti capaci di: monitorare i social media per individuare minacce emergenti; identificare identità sintetiche usate nelle frodi; e intercettare segnali deboli di frodi o pericoli nascenti.

Questa evoluzione, con la forte spinta verso soluzioni tecnologiche avanzate, segna un passo decisivo nel modo in cui le banche proteggono sé stesse e i loro clienti, affermando le fintech come architetti essenziali di questa nuova era della gestione del rischio.

La gestione del rischio rappresenta oggi una sfida cruciale, specialmente per le istituzioni finanziarie, data la crescente complessità e la velocità con cui emergono nuove minacce. Se è vero che organizzazioni dotate di risorse adeguate possono sviluppare internamente le competenze per affrontare tali rischi, appare sempre più evidente come la collaborazione con le fintech offra vantaggi concreti e permetta notevoli accelerazioni", afferma Marianna Leoni, autrice del report, Managing Director e Partner di BCG.


"Le soluzioni fintech permettono, infatti, di ridurre fino al 70% i tempi necessari per determinati processi e consentono di anticipare l’identificazione di alcune frodi fino a due settimane. La collaborazione tra il risk management e le startup, sebbene complessa, è un enorme bacino di potenzialità".


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