Fed perde la bussola. Emergenti sotto pressione e Volkswagen in picchiata
Fed perde la bussola. Emergenti sotto pressione e Volkswagen in picchiata


È stata una seduta di passione quella vissuta sulle principali piazze finanziarie mondiali. Da Wall Street a Francoforte i cali sono stati veramente importanti e in molti casi, siamo tornati a rivedere i livelli di fine agosto. Nonostante oggi non ci fosse in agenda nessun dato particolarmente interessante, sul mercato sono riaffiorati una serie di timori di varia natura, tra cui:
1. il rischio di una nuova crisi finanziaria tra i Paesi Emergenti, che vedono la loro stabilità minacciata dai bassi prezzi delle commodity e dal deflusso di capitali diretti in quei Paesi. Su tutti spicca il caso Cina, la cui economia rischia di avvitarsi bruscamente, con ripercussioni importanti sia con le vicine economie asiatiche sia a livello globale. Oltre al caso cinese, il mercato tiene sotto stretta osservazione anche il Brasile, finito nell’occhio del ciclone negli ultimi mesi a causa della precaria situazione delle finanze pubbliche e di un’economia che soffre i prezzi bassi di molte materie prime. Proprio oggi il real brasiliano ha aggiornato i nuovi minimi storici sia verso euro che verso dollaro;
2. l’incapacità della Federal Reserve di fare previsioni sull’andamento dell’economia mondiale, dopo il mantenimento dei tassi sui minimi storici nella riunione di politica monetaria della scorsa settimana. Il comunicato della Fed sembra aver intimorito il mercato, apparso sempre più preoccupato sull’outlook globale. Alla brutta reazione delle borse di venerdì scorso, hanno fatto seguito i commenti di alcuni esponenti autorevoli della Banca centrale statunitense, i quali hanno sostenuto la necessità di alzare i tassi d’interesse entro il 2015. Questo ha innervosito ulteriormente gli operatori, che temono che uno degli organi di previsione più importante del mondo possa aver perso la bussola sull’andamento dell’economia mondiale;
3. Infine, il quadro oggi è stato complicato dal tracollo del comparto auto. Il caso Volkswagen si è esteso a macchia d’olio anche in Europa, dove altre autorità stanno indagando sulle emissioni oltre le soglie consentite. Il profit warning lanciato dall’azienda e l’accantonamento di 6,5 miliardi di euro per eventuali risarcimenti hanno alimentato nuove violente vendite sul titolo, che ha perso un altro 19% oggi. In due sedute il titolo ha perso così il 34%, mentre dai massimi di marzo la performance è di -58%. I timori di sanzioni anche verso i competitor ha fatto finire sotto pressione l’intero comparto. Il mercato ci ha impiegato poco a pensar male, visto che da molte case automobilistiche non sono arrivati comunicati che potessero smentire ogni eventuale coinvolgimento. Il mercato ora è in cerca di colpevoli, pertanto potremmo assistere a molti cambi al vertice. I riflettori rimangono puntati su FCA, visto che il terremoto sul comparto crea nuove opportunità per operazioni di M&A a cui Marchionne ha fatto sempre riferimento.



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Il risk off ha dato spazio a un vero e proprio flight to quality, con gli acquisti che si sono diretti sul comparto obbligazionario. I rendimenti sui governativi sono scesi, con quelli sul Bund che sono tornati ai livelli di fine agosto. Male le borse europee che mettono ora nel mirino i minimi della seduta del 24 agosto. Questi livelli potrebbero essere raggiunti anche domani se i dati sugli indici PMI manifatturieri cinesi dovessero deludere le attese. Pertanto prepariamoci a una seduta ancora molto volatile. Intanto l’attenzione rimane rivolta anche al discorso della Yellen di giovedì, da cui il mercato attende risposte certe.Vincenzo Longo, Market Strategist IGFed perde la bussola. Emergenti sotto pressione e Volkswagen in picchiata
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