Asset alternativi: quando i mercati tremano, l’arte resiste?

Asset alternativi: quando i mercati tremano, l’arte resiste?

In un contesto globale segnato da tensioni geopolitiche, ritorno del protezionismo e pressioni inflazionistiche persistenti, gli investitori tendono a privilegiare le asset class in grado di preservare il capitale e attenuare la volatilità dei portafogli. Tra queste, anche l'arte si sta affermando come una componente alternativa all'interno di un portafoglio diversificato, capace di offrire un profilo di rischio-rendimento decorrelato rispetto ai mercati finanziari tradizionali. Come rileva l'Art Basel & UBS Art Market Report 2025, il mercato globale dell'arte ha generato nel 2024 57,5 miliardi di dollari, con un calo del 12% rispetto all'anno precedente. Nonostante la contrazione delle vendite di fascia altissima, il segmento blue chip, che comprende le opere di artisti storicizzati del Novecento con valori compresi tra 1 e 10 milioni di dollari, si conferma stabile, sostenuto dalla domanda istituzionale e dai grandi collezionisti.



Infatti, negli ultimi vent'anni, il mercato mondiale dell'arte ha mostrato resilienza, mantenendo volumi compresi tra 50 e 70 miliardi di dollari l'anno, indipendentemente dalle oscillazioni dei mercati azionari e obbligazionari.

La caratteristica principale dell'arte come asset class è infatti la decorrelazione storica dai mercati tradizionali. Il valore di un'opera non dipende da tassi, inflazione o utili aziendali, ma da fattori intrinseci – notorietà dell'artista, provenienza, stato di conservazione – e da dinamiche di domanda globali.

L'acquisto di opere d'arte, pertanto, può costituire un bene rifugio relativamente distinto dalle altre asset class più tradizionali, maggiormente influenzate dall'aumento dei prezzi, e in grado di resistere alle fasi recessive.

Durante la crisi economica del 1929, ad esempio, invece di optare per titoli azionari, gli investitori si rifugiarono nell'oro: il prezzo dell'oncia passò da 21 dollari nel 1929 a 35 dollari nel 1934. L'arte risponde a una dinamica simile.


Al pari di altre asset class alternative, anche le opere d'arte resistono meglio nei periodi di turbolenza nei mercati finanziari perché non sono quotate in Borsa. Un fenomeno analogo, più recente, è stato osservato durante la crisi finanziaria del 2008, quando alcune opere hanno mantenuto il loro prezzo nonostante la recessione, segno della resilienza del mercato in tempi d'incertezza. Nonostante un calo delle transazioni globali nel mercato dell'arte a seguito della crisi finanziaria globale, le opere di artisti fondamentali che rispondono ai criteri di valorizzazione del mercato hanno continuato a performare: la vendita da Christie's della Collezione Yves Saint Laurent e Pierre Bergé ha totalizzato quasi 380 milioni di euro di transazioni nel febbraio 2009; il lotto di punta della vendita, un dipinto di Henri Matisse, Les coucous, tapis bleu et rose (1911), ha raggiunto i 35 milioni di euro, quasi tre volte la stima minima.

Dal punto di vista inflazionistico l'arte tende a comportarsi come l'oro o altri beni reali.


Negli anni '70, in un contesto di elevata inflazione e shock petroliferi, il British Rail Pension Fund destinò circa il 3% del proprio patrimonio a opere d'arte, realizzando un rendimento medio annuo del 13% su un orizzonte quindicennale. La rarità e la tangibilità dell'asset ne fanno, anche oggi, una valida opportunità contro la perdita di potere d'acquisto.

Il mercato oggi si sta inoltre evolvendo attraverso la digitalizzazione delle vendite (oggi circa il 20% del totale) mentre la diffusione di modelli di investimento collettivo, come i club deal, hanno reso l'arte più accessibile anche a investitori privati.

Queste formule permettono di condividere l'investimento su opere di fascia alta e di introdurre una nuova dimensione di diversificazione all'interno dei portafogli. Rimane, tuttavia, un mercato complesso e poco liquido, dove la competenza e la selezione degli operatori sono fondamentali. Il valore di un'opera, influenzato anche da componenti estetiche e culturali, può variare nel tempo, rendendo necessario un approccio informato e di lungo periodo.


In prospettiva, l'arte può svolgere un ruolo complementare nei portafogli diversificati, soprattutto in ottica di gestione patrimoniale di lungo periodo. Non sostituisce le asset class tradizionali, ma ne attenua la volatilità e offre un valore aggiunto emotivo e culturale. In un'epoca di incertezza economica, la combinazione tra stabilità, tangibilità e prestigio può rendere l'acquisto di opere d'arte un bene rifugio dal profilo unico: un investimento che, oltre a proteggere il capitale, potrebbe arricchire anche il patrimonio immateriale dell'investitore.

Alberto Bassi, Head of Italy, Matis

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