Markit Flash PMI Eurozona: a dicembre crolla la crescita economica a 51.3
Markit Flash PMI Eurozona: a dicembre crolla la crescita economica a 51.3


Gli ultimi dati flash dell’indagine hanno indicato un rallentamento della crescita dell’attività economica dell’eurozona, fino a segnare a dicembre il valore più debole in più di 4 anni. Si è registrata quasi una stagnazione del flusso di nuovi ordini, mentre l’occupazione è scivolata ai minimi in due anni e l’ottimismo è peggiorato. L’avvisaglia di un rallentamento della crescita economica si è aggravata dalle proteste francesi e dall’attuale debolezza del mercato delle auto. Allo stesso tempo, rallenta la tendenza al rialzo della pressione sui prezzi. Dalla lettura dei dati flash dell’indagine, che raccoglie l’85% circa delle consuete risposte mensili, l’Indice IHS Markit PMI Composito dell’Eurozona è crollato da 52.7 di novembre a 51.3 di dicembre, indicando il valore minimo da novembre 2014. L’ultima lettura ha indicato una crescita della produzione solo modesta, riflettendo a sua volta un flusso dei nuovi ordini quasi allo stallo, indicando il minore rialzo da dicembre 2014. I nuovi ordini destinati al mercato estero, incluso in commercio all’interno dell’eurozona, hanno indicato la terza contrazione consecutiva mensile, segnando un calo record dalla data d’inizio di questo indice, avvenuta più di quattro anni fa. Il flusso minore di nuovi ordini ha ridotto il consumo delle commesse inevase da parte delle aziende, a supporto dell’attività. Ciò si è tradotto nel primo calo di commesse in giacenza in quasi quattro anni. I minori ordini, e quindi la maggiore cautela, hanno posto maggiori pressioni sulle nuove assunzioni. Come risultato, l’espansione mensile della forza lavoro è stata la più debole in due anni. Il settore manifatturiero in particolare ha indicato ritmi attenuati. Nonostante la produzione delle aziende abbia indicato una leggera crescita, si è registrato il secondo più piccolo ritmo di incremento in quattro anni. Con gli ordini in calo per il terzo mese consecutivo, peraltro al tasso peggiore in quattro anni, e l’ottimismo delle imprese scivolato ai minimi in sei anni, gli indicatori previsionali ci suggeriscono un ulteriore prossimo indebolimento del trend di produzione. Intanto la crescita del settore terziario è notevolmente rallentata, toccando i valori più deboli da novembre 2014, pur mantenendosi leggermente superiore al manifatturiero. I nuovi ordini del settore terziario e le aspettative future sono anch’esse scivolate ai minimi in quattro anni. I commenti raccolti dall’indagine di dicembre denotano crescenti timori sul commercio globale e sulla crescita economica, maggiori incertezze politiche, Brexit e condizioni finanziarie più severe. Svariati sono stati i riferimenti al deludente tenore delle vendite e della produzione del settore auto. In Francia, i disagi commerciali e logistici creati dalle proteste dei “gilet gialli” si sono inoltre aggiunti alle condizioni più deboli della domanda, contribuendo dunque al primo calo dell’attività economica francese per due anni e mezzo. La produzione è diminuita sia per il settore manifatturiero che terziario. In Germania, la produzione è aumentata al tasso più lento in quattro anni. Il settore terziario ha mantenuto un tasso di espansione leggermente più rapido del manifatturiero, anche se ha indicato un leggero miglioramento del ritmo di crescita della produzione con aziende che hanno sempre più consumato l’accumulo dell’inevaso. I nuovi ordini ricevuti dalle imprese tedesche sono diminuiti per il terzo mese consecutivo, indicando la più forte contrazione in poco più di quattro anni. Negli altri paesi, il tasso di crescita della produzione ha segnato un valore leggermente maggiore della media dell’eurozona per la prima volta da maggio, e purtuttavia indicando un peggioramento dell’espansione ai minimi in poco più di cinque anni. La pressione sui costi è rimasta elevata, rallentando tuttavia al valore più debole da aprile. L’inflazione dei costi si è ridotta grazie al costo minore del petrolio e di altre materie prime, ma in molte nazioni hanno anche contribuito le minori restrizioni relative ai tempi di consegna, che hanno indicato la minor incidenza in quasi due anni, con la particolare eccezione della Francia. Anche l’inflazione sui prezzi di vendita si è attenuata fino a raggiungere i valori minimi da settembre dello scorso anno. In Germania, l’inflazione si è comunque mantenuta più forte rispetto alla Francia e a tutti gli altri paesi dell’eurozona.



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Secondo Chris Williamson, Chief Business Economist presso IHS Markit, “Deludente fine del 2018 per l’economia dell’eurozona, con la crescita in rallentamento al livello più debole in quattro anni. Se parte della contrazione riflette i disagi dell’operatività commerciale e dei trasporti derivata dalla protesta dei ‘gilet gialli’ in Francia, è anche la conseguenza della diffusione dell’indebolimento del tasso di crescita su tutta l’area della moneta unica. Il clima economico e politico globale preoccupa le imprese dell’eurozona. Situazione questa inoltre aggravata dalle guerre commerciali e dalla Brexit. Per di più l’indagine evidenzia quanto il settore automobilistico sia in difficoltà e quanto stia agendo da traino per l’economia del settore dell’intera regione. Anche se il PIL dell’intero quarto trimestre ha indicato una crescita di quasi lo 0.3%, i dati raccolti mostrano che la spinta di crescita trimestrale di dicembre è scivolata a circa lo 0.1%. Registrando valori deboli, gli indici che anticipano le tendenze quali nuovi ordini e previsioni per i prossimi dodici mesi ci mostrano una crescita della domanda in fase di stallo, e aggiungono rischi di un peggioramento per l’immediato futuro. L’indagine ha inoltre segnalato prezzi di vendita inferiori causati dal prezzo del petrolio più basso, anche se la tendenza dei prezzi oscilla parecchio tra le varie nazioni dell’area euro. La Germania ha continuato a riportare i tassi di crescita più alti, in parte dovuti alla più alta crescita dei salari”.

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